Il retroscena

Io, patria e famiglia: i primi veleni nella tribù di Giorgia Meloni dopo le nomine di Fazzolari e Arianna

Simone Canettieri

La mosse della premier agitano il partito: la promozione della sorella passa come un depotenziamento di Donzelli. E anche a Palazzo Chigi lo staff ristretto ribolle per il ruolo dato al sottosegretario: chat dei big chiusa dopo le notizie del Foglio

Io, patria e famiglia. Giorgia Meloni accorcia ancora di più la catena di comando fra Palazzo Chigi e Via della Scrofa ed ecco sgorgare rivoli di veleni. Tra chi assicura di non essere stato ridimensionato (vedi Giovanni Donzelli dentro Fratelli d’Italia) e chi nella riorganizzazione della comunicazione del governo e del partito (la stessa cosa) non ci sta a passare da scavalcato.

Le due notizie rivelate dal Foglio hanno agitato il rientro di ieri a Roma della premier dopo le ferie.

La prima: Arianna Meloni, sorella maggiore della “capa” e partner del ministro Francesco Lollobrigida, diventerà responsabile della segreteria politica (oltre che del tesseramento). Per un bel pezzo del partito è una mossa per limitare il potere assunto dal “Donze”, l’unico della generazione Atreju a non ricoprire incarichi di governo o parlamentari.

Donzelli dice che “un ruolo simile lo ricopriva  Donato Lamorte in An ai tempi di Fini”. In effetti in undici anni di Fratelli d’Italia non c’era mai stato. E toccherà  “all’ascoltatissima sorella di Giorgia”, donna macchina del partito ovunque. Compreso in regione Lazio dove la chiamano “il presidente”. “Io commissariato? Dove si firma?”, scherza Donzelli, capendo subito dove cadono le malizie. Arianna d’ora in poi avrà un gallone per continuare il suo lavoro nelle riunioni che contano, magari nella mitica stanza della sorella in Via della Scrofa, già ufficio di Fini e Almirante. Intanto nega una candidatura alle Europee. Chissà. Il partito parla e ribolle. Il deputato rampelliano (corrente Gabbiani di Colle Oppio) Massimo Milani chiede “un congresso e maggiore coinvolgimento”. E si becca un “no” secco da Donzelli, che lo ha commissariato alla guida della federazione di Roma. Discorso più complesso per la seconda notizia rivelata sempre da questo giornale: il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari dal primo settembre, in concomitanza con l’uscita di Mario Sechi verso la direzione di Libero, è stato nominato coordinatore della comunicazione con un messaggio in una chat di big e staff di Palazzo Chigi (chat chiusa ieri dalla premier).

Il potere formalizzato al falco e ideologo meloniano è segno anche qui di una restrizione del cerchio magico: sarà solo lui a decidere ruoli e soprattutto temi del giorno su cui battere. Linea e comando.  E poi ci sono anche gli scontenti dell’onnipresente Patrizia Scurti – “la segretaria non condivide l’agenda della premier: non fa lavorare nemmeno lo staff più stretto”, si mormora nel Palazzo – e così via. E’ tutto un Io, patria e famiglia. Con i primi veleni dopo nemmeno un anno di governo. Dalla Lega già se la ridono: “Palazzo Chigi fa questo effetto: auguri”.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.