Un ospite della Caserma Cavarzevani a Udine, in preghiera (foto LaPresse)

volano stracci a Jalmicco

Sorpresa! Nel nord-est la destra diventa Partito dell'accoglienza diffusa dei migranti

Luca Gambardella

Fratelli d'Italia rivaluta il sistema Sai in Friuli Venezia-Giulia, dopo averlo affossato con il decreto Sicurezza. Rizzetto: "Gli hotspot? Dobbiamo integrare e formare". In Veneto nasce un patto bipartisan fra la Lega di Zaia e i sindaci. Ennesimo ravvedimento del governo alla voce immigrazione

In Friuli-Venezia Giulia si è aperto un tutti contro tutti sull’accoglienza dei migranti. Mentre il numero degli arrivi sulle nostre coste raggiunge livelli record – 93.684 persone sbarcate nei primi otto mesi del 2023, più del doppio rispetto all’anno precedente – nel nord-est Lega e Fratelli d’Italia si accapigliano su dove ospitare irregolari, rifugiati e richiedenti asilo. Ci si azzuffa fra alleati, ma senza dare troppo nell’occhio per scongiurare trambusti anche a livello nazionale. L’oggetto della discordia è un hotspot, quello che il ministero dell’Interno ha deciso di aprire a Jalmicco, borghetto di 800 anime vicino a Palmanova, nel cuore del Friuli. Proprio nella cittadina patrimonio dell’Unesco, lo scorso anno fu aperto uno dei primi hub per l’accoglienza dei profughi ucraini, con la benedizione dell’allora premier Mario Draghi, giunto in visita per inaugurarlo. Un anno dopo, il clima è cambiato e Palmanova è diventata terra di contesa della destra friulana proprio in nome dell’accoglienza dei migranti. 

 

Il copione non è nuovo: nessun comune è disposto ad accettare un centro di accoglienza nel proprio territorio e così la scelta piove dall’alto.  I  residenti della piccola Jalmicco sono inviperiti all’idea che in una caserma dismessa siano stipati oltre 600 migranti e in questi giorni sono scesi in strada per protestare con tanto di trattori e striscioni contro il governo. Ufficialmente, la scelta in questione è arrivato dal commissario straordinario per l’emergenza immigrazione, Valerio Valenti. Ex prefetto di Trieste ai tempi dei (contestatissimi) respingimenti dei migranti alla frontiera slovena di Trieste, il commissario nominato lo scorso aprile dalla premier Giorgia Meloni ha attirato su di sé una montagna di critiche dagli enti locali friulani. E sono proprio gli schieramenti di chi vuole cosa a sorprendere.  

 

Partiamo dal presidente della regione, Massimiliano Fedriga, che sostiene l’idea dell’hotspot di Jalmicco nonostante nel 2016, dall’Aula di Montecitorio, lanciasse invettive contro l’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano, invitato da Fedriga a “fornirci il suo indirizzo di casa per costruirne uno”, di centro per i migranti. “Il mantra della Lega, la sua ossessione oserei dire, è che l’accoglienza diffusa ha fallito e che l’unica soluzione è chiudere tutti in un casermone”, commenta al Foglio Gianfranco Schiavone, giurista esperto di immigrazione in Friuli-Venezia Giulia. “Da anni nella regione prevale la logica punitiva nei confronti dei migranti. Basti pensare che nella legge regionale sull’immigrazione voluta da Fedriga all’articolo 1 si dice testualmente che l’obiettivo del provvedimento è ‘mitigare l’impatto sociale dell’immigrazione’. L’impatto in generale, capisce? Un po’ come dire ‘l’impatto del dissesto idrogeologico’”. 
A scombinare ulteriormente le carte si è messo anche il segretario della Lega della provincia di Udine, Graziano Bosello, che ieri a sorpresa ha stracciato l’intero programma politico del suo stesso partito in tema di immigrazione, si è opposto alla posizione di Fedriga e ha attaccato il governo. “L’attuazione della realizzazione di hotspot in tutte le regioni non deve essere presa in considerazione. Il metodo utilizzato dal governo, dal commissario e dal prefetto è irrispettoso, verticistico e non aiuta a trovare una soluzione”. 

 

A livello nazionale, poi, si è mosso il partito che non ti aspetti, Fratelli d’Italia, che per bocca di Walter Rizzetto, deputato e coordinatore in Friuli Venezia-Giulia, ha proposto alla Lega di sedersi a un tavolo e avviare un confronto. Rizzetto è convinto che i residenti di Jalmicco  non abbiano tutti i torti. “Abbiamo chiesto un approfondimento riguardo al sito scelto per l’hotspot”, ci spiega. Ma a fare discutere è l’alternativa che il deputato sta mettendo sul tavolo in questi giorni: niente di meno che l’accoglienza diffusa, meglio nota come Sai, acronimo di Sistema accoglienza integrazione. “Non è un tabù”, aveva detto alla stampa locale nei giorni scorsi. Una notizia, se a dirlo è un esponente del partito al governo che fino allo scorso febbraio ha invece contribuito a smantellare il Sai tramite il nuovo decreto Sicurezza. Nessun testacoda, precisa Rizzetto: “Siamo tutti d’accordo che il Sai non ha funzionato, ma mi chiedo: mettere i migranti in un hotspot significa rinchiuderli a tempo indeterminato? No. Dobbiamo capire invece quanto possono restare lì dentro”. La linea, dice, deve essere quella tracciata da Meloni a livello nazionale. “Il governo ha fatto un grande lavoro. Con il decreto Flussi abbiamo favorito gli ingressi regolari dei migranti per formarli e inserirli nel nostro tessuto produttivo”. Ma proprio i due capisaldi del ragionamento di Rizzetto – inclusione e formazione – sono venuti meno grazie al nuovo decreto Sicurezza, che ha limitato i Sai ai soli beneficiari di protezione internazionale estromettendo i richiedenti asilo, oltre che tagliano di fondi. “Io dico che il decreto Sicurezza non vada modificato, ma armonizzato con il contesto attuale”, chiosa Rizzetto.

  

Dribbling semantici che in Veneto il governatore della Lega, Luca Zaia, ha invece messo da parte con un’ordinanza apertamente a favore dell’accoglienza diffusa e in contrasto con la linea dell’intransigenza del suo stesso segretario di partito, Matteo Salvini. Con Zaia e con la logica che le grandi strutture non facilitino l’accoglienza si è schierato pure il sindaco di Treviso, il leghista Mario Conte, ma anche quelli dem della regione – Sergio Giordani a Padova, Giacomo Possamai a Vicenza e Damiano Tommasi a Verona. Difficile seguire lo stesso patto bipartisan anche in Friuli Venezia-Giulia: “Mi affido a ciò che deciderà di fare il governatore Fedriga”, spiega Rizzetto. E alla fine, probabilmente, a Jalmicco finirà per vincere il partito degli hotspot. Ma dopo gli aiuti chiesti alle ong per i salvataggi in mare in deroga al decreto Piantedosi, dopo il potenziamento del decreto Flussi in deroga alla linea di chiusura assunta in campagna elettorale, e dopo le aperture alla riforma della Bossi-Fini, l’endorsement che non ti aspetti sull’accoglienza diffusa in deroga al decreto Sicurezza è la conferma che la destra si e ritrovata, suo malgrado, ad aprire nel nord-est un primo vero laboratorio politico sull’accoglienza dei migranti.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.