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Lettera aperta

Il Centro sperimentale a rischio fascismo? Sorrisi, sofferenze e ridicolaggini

Salta l'emendamento per cambiare i vertici, ma l'indipendenza per cui lottano gli studenti non c'è mai stata e mai ci sarà. Piuttosto andrebbe ripensato il senso di certe istituzioni nel mondo dinamico di oggi

Cari ragazzi che state occupando il Centro Sperimentale di Cinematografia, vi scriviamo una lettera aperta anche noi, come quella di Marco Tullio Giordana su Repubblica.

Vorremo anzitutto dirvi, ora che tutto si è risolto per il meglio, che in questo paese cadono sempre un po’ le braccia a sentir parlare di “indipendenza” e “autonomia” nelle istituzioni pubbliche, qual è anche il Centro. E ora anche di “emendamento che lottizzava il Centro”. Suvvia. Sin dalla sua benemerita fondazione fascista, le nomine del Centro Sperimentale sono sempre state espressione della politica. Quest’improvviso richiamo all’“indipendenza” lascia un po’ perplessi. Il CSC è indipendente come la Rai. La Fondazione che lo presiede è indipendente come il Cda di Viale Mazzini. Se, per esempio, cari ragazzi andate sul sito del Centro Sperimentale dove voi studiate, sotto ogni nome del CdA vedrete che c’è scritto, giustamente, “incarico di stampo politico”. Vale anche per il comitato scientifico. Più chiaro di così. Veniamo alla norma incriminata e ora stracciata: “Il testo sopprime di fatto la figura del direttore generale della fondazione, aumentando i membri del Comitato scientifico da tre a sei e facendoli diventare di nomina diretta di tre ministeri”. Sarebbe questo il passaggio da un CSC libero e indipendente (ma dove?) a uno “occupato della destre”? Avete paura che Sangiuliano vi metta a fare film tratti dai suoi libri, o una serie di spin-off tolkeniani (a saperli fare)? Indipendente nel senso che intendete voi, il Centro Sperimentale non lo è mai stato e mai lo sarà. Non si capisce insomma la differenza rispetto ad ora, se non, in caso, lo spavento per membri nominati magari da un governo di destra, come successo in Rai, appunto.  Il caro Marco Tullio Giordana rimpiange addirittura Mussolini (dice che Sangiuliano sta facendo peggio). Un po’ c’è da capirlo. Alla fine degli anni Trenta, il Centro Sperimentale era all’avanguardia nel mondo, un vanto assoluto del fascismo, modello ammirato e invidiato da tutti, ma appunto espressione massima dello Stato e della politica. Si passava con gran facilità dalla direzione del CSC alla Mostra di Venezia, come poi, nell’Italia antifascista, si sarebbe passati dal Pci o da L’Unità al Centro Sperimentale e viceversa, sempre con un corridoio aperto per la direzione della Mostra di Venezia. Il CSC ha forma fascista e contenuti e idee antifascisti, è insomma davvero un’istituzione arcitaliana. La struttura, gli edifici dove studiate sono espressione dell’architettura razionalista italiana (cioè fascista), mentre le idee di cinema si sono poi quelle maturate nell’Italia antifascista e neorealista. Come vedete, la politica c’entra sempre. Come oggi. Guardate però che differenza con Hollywood: lì si protesta contro le insidie dell’Intelligenza Artificiale, qui contro nomine, contronomine, destra, sinistra. Siamo vecchi. 

Sarebbe stato bello se da questa norma cavillosa così discussa, se da questa occupazione sicuramente sentita e partecipata, fosse nato invece un bel dibattito sul senso di certe istituzioni. A cosa serve oggi il Centro Sperimentale? Siamo sicuri che con questo nome dannunziano sia davvero “sul pezzo”, come dicono i giovani? (Veltroni aveva provato a cambiarlo in Scuola Nazionale di Cinema, poi si è tornati alle radici mussoliniane). Il cinema, la tv, i media cambiano a una velocità sconcertante e travolgono tutto ciò che è vecchio. Solo le istituzioni dinamiche riescono a stare al passo. E’ dinamica un’istituzione statale sballottata sempre dalla politica di qua o di là? Non servirebbe forse un Centro Sperimentale che prima che nominato da destra o da sinistra avesse un po’ meno burocrazia, un po’ meno Stato dentro? Sarebbe anche il caso di ricordare che il Centro Sperimentale non è solo una scuola, ma il luogo dove si conserva la memoria del cinema italiano (film, archivi, documenti, tutto). Sono cose ben diverse. Un conto è formare cineasti che dovranno vedersela con ChatGpt. Altro è conservare, preservare, diffondere nel modo più capillare possibile il nostro patrimonio cinematografico nel mondo. Invece tutto qui è ammassatto nello stesso baraccone statalizzato e politicizzato, dove tutto pare dipendere dalla forma dei vertici, più che dalle idee messe in gioco.  Non fatevi fregare dalla battaglia per le nomine. Non si hanno notizie di capolavori di storia del cinema diventati tali grazie alla nomina di un Cda o dal gioco delle correnti di partito. 

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