(foto Ansa)

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Roccella torna a presentare il suo libro a Polignano (senza contestazioni, ma col pubblico che rumoreggia)

Gabriele De Campis

Al “Libro possibile”, nonostante una nota polemica diffusa dal “Bari Pride” nessuna protesta. Solo un composto dissenso per le sue dichiarazioni “garantiste” sulle recenti vicissitudini giudiziarie che riguardano personalità del governo e della maggioranza

Qualche applauso, timidi fischi e la chiosa finale con un appello: “Viva i libri, e viva la libertà di parola, la mia e di chi mi contesta”. Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella è tornata sabato sera a presentare in pubblico “Una famiglia radicale” - al Festival “Il libro possibile” di Polignano a Mare -  dopo la contestazione ricevuta a maggio al Salone del libro di maggio. La notizia? Nonostante una nota polemica diffusa dal “Bari Pride” che ha definito il suo libro “un subdolo strumento di propaganda”, l’esponente dell’esecutivo Meloni ha potuto dibattere con il giornalista di Sky Fabio Vitale senza interruzioni o proteste. Solo quando ha rivendicato il suo garantismo in merito alle vicende del figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa e del ministro Daniela Santanchè, la piazza - quasi cinquecento spettatori paganti - ha rumoreggiato.

 

Ricordo tutti i politici che si sono dimessi e poi sono risultati assolutamente innocenti - ha detto la Roccella -. I loro processi sono finiti nel nulla e nessuno ha restituito a queste persone la reputazione. I magistrati che hanno accusato Enzo Tortora, invece, hanno fatto carriera e nessuno ha chiesto loro di rendere conto degli errori commessi. Quindi io credo da garantista che non ci sia alcun bisogno di dimettersi”. E su La Russa: “E’ un padre. Ricordo che è stato colui che ha proposto una manifestazione di soli uomini contro la violenza sulle donne”. L’evento si è svolto con una presenza discreta di agenti delle forze dell’ordine mentre la direttrice del Festival, Rosella Santoro, aveva assicurato che - a differenza di Torino - l’organizzazione “avrebbe garantito in tutti i modi il diritto del ministro a presentare il suo libro”, in nome di una “vocazione plurale” della manifestazione.

 

Il ministro Roccella ha poi smontato la querelle sulla sua presunta critica a chi dà nomi di persone ai suoi animali: “Sono animalista. Ho quattro gatti e un cane zoppo raccolto in campagna. La vicenda nasce così:  in un giardino ho sentito chiamare un cane con il nome  Eugenio, e mi sono girata. Un altro cane veniva chiamato Gianmaria… Questo indica un bisogno di affettività espresso dalle famiglie, un bisogno che va raccolto. Quindi da parte mia non c’è nessuna colpevolizzazione per chi chiama così gatti o cani”. Dopo l’incontro la Roccella - si è intrattenuta a lungo con vecchi compagni radicali pugliesi tra aneddoti e racconti amarcord - ha puntualizzato che “questo governo non ha toccato nulla che riguardi il mondo Lgbt o l’aborto. Non c’è motivo per una contestazione. L’ostilità deriva dal fatto che non si accetta l’idea che vinca la destra. E poi la destra per alcuni deve essere cattiva, reazionaria bigotta, sgradevole e sempre dipinta così. Il mio libro racconta un percorso diverso e per alcuni è imperdonabile”.

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