Forza Italia è stanca dei ritardi di Nordio. Tensioni con la Lega. L'abuso d'ufficio accende la zuffa a destra

Valerio Valentini

La forzatura degli azzurri, l'ira del Guardasigilli: "Fermatevi, non c'è nulla da mediare". Ma Pittalis, berlusconiano, non ci sta: "Da Via Arenula nessun risultato, così tradiamo i nostri elettori". La leghista Bongiorno è la pietra d'inciampo tra il ministro e il Cav.

Che ci sia della concitazione, lo dimostra l’imbarazzo di Ciro Maschio. “Qui tocchiamo i fili dell’alta tensione, preferisco non commentare”, dice il presidente meloniano della commissione Giustizia. A pochi passi da lui, alle quattro del pomeriggio, in mezzo al Transatlantico, Carlo Nordio allarga le braccia davanti a Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera: “Ero un galantuomo in pensione, tutto contento, guarda tu come sono ridotto”. E’ ridotto che fa il ministro della Giustizia, non proprio malaccio, ma è in effetti costretto nella paludi di una coalizione di governo che, proprio sulla giustizia, non riesce a trovare sintonia. E infatti quando i suoi collaboratori gli si avvicinano per esortarlo alla diplomazia (“Bisognerebbe provare a mediare con Forza Italia, che pone una questione come partito, non come maggioranza”), lui sbotta: “Ma cosa c’è da mediare? Per me è no”.

No, dunque: la proposta di legge di FI, per l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, non può passare. E’ su quella che il centrodestra è andato in tilt, due ore prima. Il primo firmatario è l’azzurro Pietro Pittalis, penalista sardo, uno tutto d’un pezzo. “Per noi l’abolizione dell’abuso d’ufficio è un punto qualificante del nostro programma, così come la separazione delle carriere, l’inappellabilità delle assoluzioni in primo grado, eccetera. E non siamo disposti a prendere in giro i nostri elettori per i capricci di qualcuno”. Nordio però proprio qui s’impunta: “A Via Arenula si sta preparando un provvedimento più organico, intervenire per singoli pezzi non ha senso”, dice lasciando Montecitorio.

Dunque quella di FI era una fuga in avanti? “Ma noi questo provvedimento organico lo attendiamo con ansia”, ribatte Pittalis. “Solo che lo attendiamo da troppo tempo. Il ministro aveva garantito un disegno di legge entro maggio. Che fine ha fatto?”. Dunque l’iniziativa dei berlusconiani era anche un segnale al Guardasigilli? “Ma per noi Nordio non è il problema. Lui resta un ottimo direttore d’orchestra: purché, però, quest’orchestra esegua la partitura concordata, senza cedere alle voci stonata”. Eccola evocata, dunque, Giulia Bongiorno. “Ormai è risaputo che lì sta il problema”, insiste Pittalis.

Il problema, cioè, è la contrarietà della Lega all’abrogazione dell’abuso d’ufficio. L’ex ministra, consigliera suprema di Matteo Salvini in tema di giustizia, ha dettato la linea del Carroccio: Andrea Ostellari, sottosegretario a Via Arenula, la segue fedelmente. Il risultato è insomma un gioco di veti che costringe Nordio all’equilibrismo. Per questo, quando viene a sapere che FI ha tentato comunque la forzatura parlamentare, il ministro interviene: “Non esiste, fermate tutto”. E allora tocca all’azzurro Franceco Paolo Sisto, il suo vice, suggerire alla commissione Giustizia della Camera di sospendere i lavori, di prendersi un giorno di riflessione, finendo così per indisporre i suoi stessi colleghi di partito, che a quel punto abbandonano la seduta platealmente. “Ma il Parlamento è sovrano: la nostra proposta di legge resta e verrà riproposta, ventiquattro ore in più o in meno cambia poco”, insiste Pittalis. Oggi si ricomincia, allora. Alta tensione.
 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.