Maria Elena Boschi (LaPresse)

tra presente e passato

Nella ridotta del riformismo dem cattolico, guardando a Schlein

Marianna Rizzini

Alla presentazione del libro di Maria Pia Garavaglia ci sono Castagnetti e Boschi, che osservano con disagio un Pd ridotto al qui e ora. Mentre viene riunita la segreteria generale, nel palazzo del centro di Roma regnano nostalgia e rammarico

Non statemi tutti addosso, dice Elly Schlein, a poche ore dalla sconfitta. Qualche ora prima, lunedì pomeriggio, mentre la sconfitta della sinistra alle amministrative si materializzava sugli schermi dei telefonini e dei computer, ma non ancora sotto forma di numeri certi, in un palazzo del centro di Roma (istituto Luigi Sturzo), all'ombra del primo sole e in attesa della solita pioggia delle cinque, in una saletta laterale, andava in scena la presentazione del libro “Perché io no? Una storia politica” (ed. Studium), scritto da Maria Pia Garavaglia, già vicesindaco di Walter Veltroni (che firma la prefazione), nonché parlamentare e ministro di solida storia democristiana, prima, e democratica nel senso del Pd, poi. Con lei siedono, in quella che viene ribattezzata da un insider di centrosinistra, con affetto, “illustre ridotta del riformismo”, Pierluigi Castagnetti, oggi presidente della Fondazione Fossoli e ieri, dopo una lunga carriera nella Dc, segretario del Ppi, deputato, eurodeputato, vicepresidente della Camera; Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva ed ex ministro renziano; Flavia Piccoli Nardelli (presidente dell'Associazione delle istituzioni di cultura italiane), l'attrice Valeria Fabrizi e il giornalista Stefano Folli.

 

E se non è possibile, tra i convenuti in platea, nascondere a lungo il rammarico per la sconfitta pd alla tornata amministrativa al nord, al sud e al centro del paese, è altrettanto impossibile, a chi presenta il libro, nascondere il disagio per un presente Pd complicato, specie per dirla con chi, come Castagnetti, non pensa alla politica solo come a una questione legata all'hic et nunc, ma come a una politica “luogo da coltivare”. Si nomina Alcide De Gasperi, si cita Pietro Scoppola. Castagnetti, che poi su Twitter (ieri mattina) scriverà, all'indirizzo della segretaria del Pd, “penso che Elly Schlein farebbe bene a leggere i risultati spagnoli (prevedibilissimi) assieme a quelli dei ballottaggi italiani (prevedibilissimi). E tutti insieme decidere come ripartire”, pensa alla classe dirigente uscita dalla Resistenza e a un impegno politico che, dice citando Benigno Zaccagnini, era sentito come esigenza “non in nome della fede, ma a causa della fede che imponeva un movimento e un'ambizione”.

 

E insomma si parla di ieri guardando all'oggi: “Era un'altra stagione, un altro tempo, un altro modo di fare politica”, dice Castagnetti: “La politica era costruzione dal tessuto sociale, non c'era questo tema della comunicazione, oggi indispensabile. C'era una mentalità figlia di quegli anni, si parlava di politica estera, si cercava di mettere i fatti in prospettiva. Se si tiene lo sguardo in alto, lo sguardo è proiettato verso il futuro”. Vallo dire a Schlein, oggi, con le città che si colorano di azzurro, nero e verde, a parte Vicenza dove però, sottolinea Boschi, si è vinto con un'alleanza riformista. “Garavaglia ci trasmette la gioia di fare politica, senza nostalgia per il passato”, dice Boschi: “Oggi abbiamo davanti due grandi sfide, le Europee del 2024 e le Politiche 2027, e abbiamo due grandi avversari, la destra sovranista e la tendenza al massimalismo di una parte della sinistra – sovranismo e massimalismo che si nutrono di una radice comune, il populismo. Noi vogliamo costruire un progetto alternativo”.

 

Non sono rose e fiori, si è visto, neanche per il Terzo polo, ma davanti ai risultati parte l'affondo: “C'è stato un tempo in cui il Pd vinceva”, dice Boschi alludendo alla stagione renziana: “Per sconfiggere il populismo bisogna ripartire dal popolarismo, grande intuizione di Don Sturzo”. Si guarda la Spagna, nota dolente per la sinistra di Sanchez. “Mancano i luoghi di discussione”, dice Castagnetti, mentre cala la sera. I risultati del voto non lasciano più scampo e Schlein, con mestizia, riunisce la segreteria politica.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.