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la strategia

Il Pd si agita sulle riforme. Ma Schlein chiude a Meloni: "Non sono una priorità"

Redazione

I dem discutono in segreteria sull'incontro di domani con la premier. La segretaria boccia le istanze aperturiste dei riformisti. E intanto il governo minaccia di fare a meno delle opposizioni. Calderoli: "No ai veti"

"Sono altre le priorità del paese". E' questa la linea emersa dalla segreteria convocata questa mattina dalla segretaria del Pd Elly Schlein. Un incontro il cui obiettivo era discutere sulla strategia da seguire nel vertice convocato domani dalla premier Giorgia Meloni con le opposizioni, per parlare di riforme. Con l'obiettivo dichiarato da parte del governo di accelerare sul presidenzialismo.

 

Alla fine, quindi, i dem hanno condiviso una posizione chiusurista. "L'incontro si è consumato in un clima unitario", fanno sapere fonti vicine ai parlamentari. Si risponderà alla convocazione della Meloni di domani, "ma con realismo e cautela", hanno spiegato concordi alcuni membri della segreteria dem. Perchè "il sospetto è che il governo cerchi di spostare l'attenzione, quasi un alibi, rispetto ai problemi veri che ci sono sul tavolo". In alcuni interventi è emerso stupore per le ultime dichiarazioni di alcuni esponenti del governo: "Ma quali sono le regole di ingaggio di questi incontri, quelle che si avanti comunque anche senza opposizioni?". Più nel merito, nel corso della segreteria sarebbe stato confermato il "no" secco a ogni ipotesi di presidenzialismo o premierato. La Schlein, comunque, ha convocato i parlamentari delle commissioni competenti per fare il punto. Poi, ha chiarito che sarà lei stessa a spiegare la posizione dem in vista del faccia a faccia con la Meloni. Per questo ha chiesto a tutti il massimo riserbo.

 

E' innegabile che nelle ultime ore il partito sia apparso ancor più spaccato. Da una parte c'è chi, seppur contrastando il presidenzialismo, vorrebbe presentarsi all'incontro di domani con una serie di controproposte, alla quale sembra essere incline in parte anche il leader del M5s Giuseppe Conte. Si parla per esempio di mettere in campo il cosiddetto modello del cancellierato tedesco, con tanto di sfiducia costruttiva, Di questo avviso sarebbero la deputata Simona Bonafè, il nuovo responsabile del Pnrr in segreteria Alessandro Alfieri. Così come il senatore Dario Parrini, che ieri intervistato dal Repubblica ha invitato Schlein a sedersi al tavolo con Meloni, rispettando la volontà dei cosiddetti riformisti. Tra cui Lorenzo Guerini e Stefano Bonaccini, che però nelle ultime ore hanno preferito non pronunciarsi.

 

Dall’altra parte, la lettura schleiniana del "ci sono altre priorità" è stata largamente condivisa dai suoi, come il capogruppo al Senato Francesco Boccia o la deputata Chiara Gribaudo. Della serie: non ha senso impegnarsi su questo dossier, fare sponda al governo, se il nostro obiettivo è stare saldamente all'opposizione. Strategia che ha fatto storcere il naso a tutti coloro che considerano il Pd un partito di governo. Oltre che ad Azione e Italia viva, che hanno bocciato il presidenzialismo ma si sono dette pronte a discutere di correttivi, anche se su posizioni diverse (Calenda vorrebbe il cancellierato mentre Renzi insiste sul modello del "sindaco d'Italia").

 

Sull'ipotesi che le opposizioni non partecipino al percorso delle riforme costituzionali, si sono espressi anche esponenti del governo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ospite ieri da Lucia Annunziata a Mezz'ora in più ha detto di non sentirsi preoccupato nel caso in cui le opposizioni decidessero di boicottare la manovra e rifugiarsi sull’Aventino: "Andremo avanti anche da soli". Anche se poi lo stesso titolare della Farnesina oggi ha un po' corretto il tiro, parlando della necessità che le "riforme siano scritte insieme da maggioranza e opposizione". A ogni modo, secondo il coordinatore di Forza Italia, una soluzione su cui sarebbe possibile trovare una convergenza con gli altri è il premierato, con l'elezione diretta del presidente del Consiglio.

A proposito dell'iter delle rifome, ha detto la sua anche il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli: "L'opposizione capisca che ha perso le elezioni. Ok a modifiche e correzioni, ma da loro non accettiamo veti", ha detto in un'intervista al Corriere della Sera. Manifestando tutto il fastidio della maggioranza per un percorso che si annuncia tortuoso. E a cui oggi il Pd ha già detto: non siamo interessati.

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