Il racconto

Schlein scontenta la vecchia guardia del Pd e allarga la segreteria agli esterni

Simone Canettieri

Oggi il varo dell'esecutivo dem, musi lunghi in maggioranza. Entra anche la minoranza di Bonaccini con tanti malumori. Spazio ai nuovi: da Bonafoni a Ruotolo 

Fino a ieri sera Elly Schlein aveva detto più no che sì. Articolo 1 le chiedeva in segreteria Alfredo D’Attorre? E lei rispondeva – tramite Francesco Boccia, manovratore in chief – no “voglio Cecilia Guerra al  lavoro”. Marco Sarracino puntava all’organizzazione? “Macché, lì ci va il mio Igor Taruffi, lui andrà al sud”. E via così. Risultato: mezza maggioranza con le piume girate e la minoranza bonacciniana con il muso lungo per “questa estetica dell’unità”. Citofonare a Lorenzo Guerini. Oggi il varo della nuova segreteria a venti posti. Modello: XXElly. Tanti i volti nuovi. 


Il vecchio Pd sta facendo i conti, un po’ rintronato, con il piglio decisionista della nuova arrivata con le scarpe da tennis. La segretaria, forte dello slogan “dentro le istituzioni, ma fuori dal Palazzo” (che sembra Radio Radicale), è intenzionata a dare  le chiavi del suo esecutivo a figure nuove. Marta Bonafoni, che fino all’altro giorno non era nemmeno iscritta al partito, avrà un ruolo centrale. Da sinistra ecco Sandro Ruotolo, ex senatore e giornalista. E poi l’ex sindaca di Crema Simona Bonaldi. Non ci sarà un vice-Elly, per lo scuorno di Marco Furfaro, che si accontenterà di una delega che ruoterà intorno all’informazione. Segnarsi il nome di Igor Taruffi, già consigliere comunale di Rifondazione comunista ora assessore in Emilia Romagna, che sarà, salvo sorprese, il Pietro Secchia di Schlein, e cioè il capo dell’organizzazione. Non dovrebbe entrare Michela Di Biase, deputata romana sempre sul pezzo, che paga forse lo scotto di essere la moglie di Dario Franceschini, nume tutelare della segretaria. Per Area Dem ecco Marina Sereni. Nicola Zingaretti sta brigando per mettere il giovane Andrea Pacella. Peppe Provenzano si occuperà di esteri, Antonio Misiani di economia, Alessandro Zan di diritti e Pierfrancesco Majorino d’immigrazione. Si cercano fino alla fine nomi per la cultura e per l’ambiente, dopo il passo indietro dell’ultra green Rossella Muroni benedetto dal sindaco Roberto Gualtieri,  che va spedito come un treno sulla costruzione del termovalorizzatore. Ieri non c’era uno della vecchia guardia del partito soddisfatto, tutti a sbuffare e a recriminare qualcosa. Capitolo a parte per la minoranza. Alla fine la mozione di Stefano Bonaccini entrerà: Alessandro Alfieri, che fu coordinatore di Base riformista, si occuperà di riforme, a partire dal Pnrr.  Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera giubilata dal nuovo corso, sarà Atena, dea della giustizia. Davide Baruffi, altro emiliano, sarà il responsabile degli enti locali. L’idea è quella del governo ombra.

E con questa scusa il nuovo corso del Nazareno ha piazzato più sedie possibili per la preparazione del cocktail: nuovi ingressi, vecchie quote di maggioranza, rappresentanza dell’opposizione interna. Ecco proprio su quest’ultimo fronte si registrano malumori: Guerini non ha fatto salti di gioia ma ha dato il via libera all’operazione, Luca Lotti è molto meno     convinto. In totale la mozione variegata del governatore  della via Emilia dovrebbe esprimere cinque nomi. “Datemi le donne!”, fa sapere la segretaria,  attenta alla parità di genere e all’età media del team. Motivo per il quale fino a ieri sera entravano e uscivano i nomi di Simona Bonafè, Pina Picierno, Anna Ascani. Oggi sarà il grande giorno, giustamente è Venerdì santo o della passione. E’ atteso il varo ufficiale della segreteria e forse anche la prima conferenza stampa di Schlein. Che nella foga delle trattative e dei “non possumus” è stata l’unica leader dell’opposizione  a non fare gli auguri di pronta guarigione a Silvio Berlusconi. Suo nonno Agostino Viviani, senatore socialista e garantista che entrò nelle grazie del Cav., le strillerebbe. 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.