Foto di Manuela Correra, via Ansa  

il commento

Solo gli elettori dovrebbero poter giudicare le decisioni politiche. Anche in pandemia

Yoram Gutgeld

L'inchiesta di Bergamo sulla gestione del Covid-19 indaga le scelte fatte all'interno di un contesto complesso. Più che dai magistrati dovrebbero essere giudicate dai cittadini

Ebbene. La magistratura italiana dovrebbe, senza ulteriori indugi, rinviare a giudizio un certo numero di amministratori pubblici e politici italiani (forse tutti) per omicidio plurimo colposo. Il motivo è semplice. Ogni anno muoiono in Italia oltre 2 mila persone in incidenti stradali. È una strage continua che si potrebbe evitare vietando la circolazione stradale (zona rossa), e costruendo nelle vicinanze di ogni incrocio stradale e casello autostradale un ospedale pienamente attrezzato a salvare le vite nei sciagurati casi di violazione della stessa zona rossa (piano incidenti stradali). Il processo sarà brevissimo perché a differenza dell’accaduto a Bergamo nel febbraio del 2020, in questo caso i fatti sono chiarissimi. Si sa con certezza quanti morti si potrebbero evitare, e cosa fare perché ciò accada.

 

Questa iperbole serve per far un punto. Quando si amministra la cosa pubblica si fanno delle scelte che tengono conto di molteplici interessi spesso contrastanti. Per consentire gli spostamenti in auto, si accettano 6-7 morti al giorno. Cosi come la decisione di non applicare la zona rossa in Val Seriana contemperava due esigenze contrastanti, salvaguardare la salute pubblica a fronte di un rischio nuovo di difficilissima valutazione, e favorire il normale svolgimento della vita e dell’economia. Lo stesso vale per la mancata preparazione alla pandemia. Non si poteva tenere nei magazzini qualche miliardo di mascherine e attrezzare qualche migliaio di posti letto in più in terapia intensiva? Certo che si poteva, ma questo avrebbe comportato meno finanziamenti per esempio alle terapie oncologiche. Bisognava insomma scegliere tra mettere risorse per la protezione contro un rischio potenzialmente alto ma improbabile, e dedicarle alle terapie contro gravi malattie purtroppo certe. 

 

A differenza del caso di Josef K, il protagonista del capolavoro di Kafka, è chiaro di cosa sono accusati gli indagati della procura di Bergamo. Di una decisione politica. Queste scelte, fatte in buona fede e all’interno di un articolato contesto istituzionale, dovrebbero essere giudicate dagli elettori-cittadini, non dai magistrati. Colpisce anche che alla base delle accuse sembra essere il parere di un singolo che non possiede tutte le necessarie competenze. Imperversare nei talk-show non trasforma un microbiologo di insetti in un tuttologo di epidemiologia e di sanità pubblica. Servono esperti in queste materie per fare approfondite valutazioni evitando confronti superficiali e quindi impropri con altri paesi (ad esempio, l’Australia). Imparare dagli errori e dai successi del passato è utile e doveroso. Ma non così!

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