Ansa

Verso i gazebo

Tutti gli uomini (e le donne) che guidano la macchina di Schlein e Bonaccini

Marianna Rizzini

Rossi e Baruffi, "dioscuri" del governatore emiliano, e Braga, Gribaudo e Sarracino, "triangolo" dell'organizzazione schleiniana: chi c'è dietro il volto dei due candidati che si sfidano alle primarie

Non stanno sul palco, non vanno in tv, non si scontrano, quasi neanche si incontrano. Procedono come ombre – ombre vigili che manovrano la macchina delle primarie pd: uomini e donne che da mesi svolgono il lavoro di ricognizione, organizzazione, convincimento e raccordo (sul territorio e a livello nazionale) dietro e accanto a Elly Schlein e a Stefano Bonaccini, i candidati alla segreteria pd che domani si sfideranno nel voto dei gazebo. Alcuni sono esperti, altri meno. Tutti possiedono le caratteristiche fondamentali di pazienza e resilienza di chi, dice un deputato pd, “ha retto la baracca tra circoli, partito, parlamento e candidati quando tutto attorno andava in scena l’attacco al Pd”. Fatto sta che, dopo lo shock elettorale e dopo la fase costituente e durante il dibattito sulla forma e sulla sostanza del partito che qualcuno aveva dato per morto e altri vorrebbero vedere sciogliersi e riformarsi come materia della sinistra allargata, c’è chi ha guardato dritto all’obiettivo: far eleggere segretario lui o lei.

 

E in Emilia Romagna, intanto, non hanno dubbi nell’indicare l’uomo-macchina numero uno di Bonaccini, il deputato pd (già sottosegretario alla Regione) Andrea Rossi, colui che nel gennaio 2020, nel momento della vittoria di Bonaccini contro Lucia Borgonzoni, in anni d’oro per la Lega, era stato soprannominato “l’umano che ha battuto la Bestia”, dove per Bestia si intendeva il braccio social di Matteo Salvini. E quando qualcuno gli chiedeva come avessero fatto, lui e il governatore, a sconfiggere la Lega dopo il crollo del Pd alle Europee, Rossi rispondeva: “Ancora non me ne capacito. Ma abbiamo testa e cuore: la nostra gente lo ha capito e abbiamo fatto l’impresa. Siamo stati popolari, non populisti”. Sui social infuriava ancora la polemica sul caso Bibbiano, e Rossi, a regionali vinte, raccontano dal Pd emiliano, “scuoteva la testa dicendo: però abbiamo vinto anche lì”. Oggi Rossi è l’alter ego di Bonaccini per quanto riguarda l’architettura della campagna, ma non è solo. Dietro le quinte delle primarie, lato Bonaccini, infatti, e al suo fianco in giro per l’Italia, c’è anche il secondo protagonista del duo che un senatore dem chiama “i dioscuri di Stefano”: Davide Baruffi, presenza chiave alla Regione (dove, come in precedenza Rossi, ricopre il ruolo di sottosegretario alla presidenza) nonché uomo-chiave di Bonaccini a livello di delega sulla presentazione liste per l’assemblea nazionale pd (e c’è chi pensa diventerà coordinatore del partito in caso di vittoria di Bonaccini).

 

Contraltare femminile dei dioscuri, a livello partitico e mediatico, ci sono la vice designata da Bonaccini ed eurodeputata Pina Picierno e il vertice del Pd toscano, già eurodeputata, Simona Bonafè. Sul fronte Schlein l’organizzazione della campagna fa capo, dice un parlamentare, “a un grande insieme con molti sottoinsiemi”. Ci sono intanto, ai comandi della macchina, le deputate Chiara Gribaudo – schieratasi a fianco di Schlein a differenza dei colleghi di area “ex Giovani Turchi” che appoggiano Bonaccini – e Chiara Braga, responsabile nazionale delle iniziative politiche della mozione. Terzo lato del triangolo dirigenziale nella macchina pro-Schlein è Marco Sarracino, il deputato che, qualche giorno fa, per una bega relativa al voto dei circoli in quel di Gragnano, è stato chiuso a chiave al freddo e al gelo in una stanza, per alcuni lunghi attimi di surrealtà. A livello nazionale la mozione Schlein, con tutti capolista donne e giovani per l’assemblea pd, è accompagnata e supervisionata, dal punto di vista organizzativo e politico, da Francesco Boccia e Marco Furfaro. Nell’ultima ma non ultima orbita organizzativa, spiccano il coordinatore del programma schleiniano Antonio Misiani e, per il tema diritti, Alessandro Zan.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.