Paola De Micheli durante la Direzione nazionale Pd (Ansa)

Verso i gazebo

La versione (e le condizioni?) di Paola De Micheli dopo il voto nei circoli

Marianna Rizzini

Mentre ieri si è tenuto il primo e unico faccia a faccia fra Bonaccini e Schlein, l'ex ministro delle Infrastrutture si dice "felice di esserci stata, in questo percorso, in un momento così difficile per il partito". E ora si deve "guardare avanti"

I circoli Pd hanno votato, gli aspiranti concorrenti alla segreteria, in viaggio verso i gazebo (primarie del 26 febbraio), sono, come da pronostico, il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, con il 53 per cento dei consensi, e la neoputata Elly Schlein, con il 35. E nel giorno in cui (ieri sera) Bonaccini e Schlein si sfidavano nell’unico faccia a faccia (su Skytg24), restava sul campo un dubbio: come voteranno gli esterni, cittadini interessati ma non iscritti, compresi giovani over 16, studenti fuorisede e cittadini stranieri residenti in Italia? E come si comporteranno, nel senso della eventuale indicazione di voto, gli altri due candidati sconfitti nei circoli, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo?

 

Entrambi stanno consultando la base elettorale che ha espresso preferenza per loro nei circoli e i “grandi elettori” che li hanno sostenuti. In attesa di conoscere verso chi si indirizzerà il loro voto, si delinea intanto un’idea di Pd che si vorrebbe consegnare al futuro segretario (o segretaria). Lo hanno spiegato a questo giornale, Cuperlo e De Micheli: vogliamo un Pd “libero e autonomo” (Cuperlo) e “vitale e innovativo nelle scelte” (De Micheli). Si vedrà su chi cadrà la scelta finale, anche alla luce del confronto di ieri tra i due candidati vincitori del voto interno. Intanto l’ex ministro De Micheli – che “non esclude alcuna possibilità” rispetto all’endorsement per Schlein o Bonaccini – interpellata sull’esperienza congressuale e, in prospettiva, sulle urgenze che attendono colui o colei che guiderà il Pd, si dice “felice di esserci stata, in questo percorso, in un momento così difficile per il partito”: “Era giusto dare un contributo. La cosa che più mi ha colpita e impressionata è la generosità delle migliaia di iscritti che si sono impegnati con mente, cuore e portafoglio. Doppiamente, nel caso degli iscritti di Lazio e Lombardia, sul campo anche per  il voto regionale. Sono rimasta incantata dalla voglia di confronto sulle idee, nonostante la sconfitta elettorale alle politiche”.

 

A che cosa porterà la generosità dei militanti – se a far eleggere Bonaccini (favorito) o Schlein (prima nelle grandi città) – ancora non sappiamo. De Micheli riscontra però alcune caratteristiche comuni in questo impegno dal basso, anzi forse sarebbe meglio dire a testa bassa: quello dei militanti incontrati nel suo lungo viaggio per l’Italia. Militanti “preoccupati, in alcuni casi rassegnati, anche se questo congresso doveva configurarsi come un congresso dell’innovazione”, dice De Micheli. Rassegnati “nel senso che molti avvertono il peso e la complicazione di entrare, oggi, nei processi politici, complicazione che non avvertivano in passato. A questo si lega il tema della nostalgia: ecco, ho avvertito agitazione e al tempo stesso nostalgia rispetto a un passato perduto. Ma oggi dobbiamo guardare avanti, e continuare a lavorare sulle proposte innovative e radicali che abbiamo fatto conoscere in questi mesi, per spingere chi guiderà il Pd a stringere alleanza anche con chi può aiutare il partito da fuori, dalla società civile. Il partito deve essere strumento di unità, il che non significa unanimismo”.

 

Non vuole vedere nel nuovo Pd, insomma, Paola De Micheli, “quell’unanimità a tutti i costi” che a suo avviso ha reso più profonda la crisi del partito. Un partito a cui gli attivisti, al nord come al sud, chiedono “intanto una riforma vera, approfondita”. E poi, dice De Micheli, è urgente “una focalizzazione sul tema del lavoro. Anche rispetto alla necessità di riscrivere lo statuto dei lavoratori, con le parti sociali, perché diventi uno strumento di difesa dei diritti anche nel campo dei nuovi lavori. C’è molto da fare, da sperimentare. Penso per esempio al tema della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, una battaglia che va combattuta e vinta, per i lavoratori e per le imprese”. Altro tema da consegnare al futuro vincitore o vincitrice delle primarie: “La scuola. Deve essere obbligatoria, pubblica e gratuita fino alla maggiore età, e aperta anche al pomeriggio per le attività collaterali, per permettere a tutti gli studenti, anche a quelli con famiglie meno abbienti, di godere di un’ampia offerta formativa”. 
 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.