I conti nella Lega

Al Congresso di Treviso vince Coin, veterano della Liga. Ed è un segnale per Salvini

Giorgio Barbieri

Nel feudo di Zaia prevale per una manciata di voti la corrente non strettamente salviniana. La provincia trevigiana vuole ritagliarsi un ruolo centrale in vista del prossimo congresso regionale. Intanto manda messaggi di insofferenza per i commissariamenti sul territorio e chiede discontinuità con le ultime scelte dei vertici

La nota di domenica sera da via Bellerio con cui “fonti della Lega” hanno rivendicato l’allineamento a Salvini del neoeletto segretario provinciale di Treviso, Dimitri Coin, da molti è stata letta in due modi: una stravagante excusatio non petita e un segno di forte preoccupazione per quello che potrebbe accadere in Veneto nei prossimi mesi. Domenica, all’hotel Maggior Consiglio di Treviso, si è infatti celebrato il congresso più atteso non solo per i numeri (nella Marca c’è la federazione più numerosa con i suoi 2.050 iscritti e 1.023 militanti), non solo perché è il feudo di Luca Zaia, ma anche perché a contendersi la guida del partito c’erano per la prima volta ben tre veterani, ognuno espressione di un’anima della Lega: Riccardo Barbisan, indicato dai salviniani ortodossi, Luciano Dussin, ariete dell’ala più dissidente, e infine Dimitri Coin,  vicecapogruppo a Roma e salviniano “critico”. Ma soprattutto pupillo di Gian Paolo Gobbo, ex sindaco di Treviso e per quattordici anni segretario della Liga (non Lega, ci tengono a marcare la differenza), che vuole tornare a dare le carte in vista del prossimo congresso regionale.

Per una manciata di voti ha dunque vinto Dimitri Coin facendo alla fine prevalere l'anima non strettamente di fede salviniana che ancora governa la Provincia di Treviso, un territorio che nell’ecosistema leghista ha perso negli ultimi anni la sua centralità politica a favore di Padova, da dove provengono il segretario regionale Alberto Stefani, e il sottosegretario al Ministero delle imprese e del made in Italy, Massimo Bitonci, entrambi usciti malconci dal congresso trevigiano. “I militanti hanno finalmente celebrato il congresso. Congratulazioni a Dimitri Coin e complimenti ai due sfidanti Barbisan e Dussin. Ora insieme al direttivo provinciale si lavori compatti per il futuro di Treviso”, è il sintetico messaggio inviato da Stefani.

E se non può essere contento Salvini, che più di qualcuno sostiene abbia anche chiesto a Coin di ritirarsi dalla corsa, non può esultare neppure Luca Zaia che, nonostante la sua scelta di equidistanza (“Il nuovo segretario deve essere inclusivo e identitario”), non è un mistero vedesse di buon occhio la vittoria di Dussin, da sempre legato alla Lega degli amministratori. Chi invece si dice soddisfatto è Roberto Marcato, assessore regionale allo Sviluppo economico e “bulldog istituzionale” della Liga, pronto a lanciare l’assalto alla segreteria veneta. “Dal congresso di Treviso esce un messaggio chiaro”, spiega, “il sovranismo è morto e si torna al territorio. La sberla delle ultime elezioni è arrivata forte e i militanti hanno detto che c’è voglia di tornare ai valori della Liga”.

 

E il vincitore? Cinquantadue anni, Coin è un veterano nella Liga dove è partito da consigliere comunale nel piccolo Comune di Morgano per poi essere eletto due volte segretario provinciale dopo l’esperienza di Flavio Tosi. Nel 2018 è entrato alla Camera dei deputati dove oggi è vicecapogruppo. “Salviniano? No, sono leghista”, ha detto a caldo dopo la nomina, “da sempre per me il partito viene prima di ogni altra cosa e del singolo, chiunque sia”. Per quanto riguarda i futuri equilibri regionali del partito, e quindi anche quelli nazionali, il suo programma è chiaro: “Treviso da sempre rappresenta il fulcro del pensiero politico lighista e leghista, abbiamo espresso sui territori un numero tale di consiglieri, assessori e soprattutto di sindaci, presidenti di Provincia e Regione, di parlamentari ed eurodeputati tali da farci avere il titolo di provincia più leghista d’Italia. Dobbiamo quindi tornare a valorizzare i nostri amministratori, le nostre battaglie, la nostra identità. E’ necessario far ripartire la circolazione interna”.

Ma il suo successo va visto anche in prospettiva futura. Con lui ha vinto anche Gian Paolo Gobbo, padre nobile della Liga, stavolta schierato per il suo pupillo mettendo sul piatto 35 anni di leadership. E’ evidente che in vista del congresso regionale vuole tornare ritagliarsi un ruolo da protagonista. Va però detto che, in attesa dei congressi di Venezia e Vicenza, il dato trevigiano non rovescia ancora il tavolo veneto. Ma dalla Marca arriva comunque un segnale forte di insofferenza per la gestione dei commissariamenti e la richiesta di discontinuità con le ultime scelte dei vertici del partito. Un segnale che arriva in contemporanea ai risultati deludenti delle elezioni in Lombardia. Non è ancora una bocciatura piena per il Capitano, ma l’avviso che il vecchio salvinismo deve essere definitivamente messo alle spalle.

Di più su questi argomenti: