Giorgia Meloni (LaPresse)

sei abiure da seguire con passione

Meloni non è ricattabile dal Cav., ok. Ma la sua destra è ricattabile dal suo passato?

Claudio Cerasa

Europa e Costituzione, immigrazione, pensioni, No vax, posizionamento Ue e Ucraina. Per superare le ambiguità, più che occuparsi di problemi irreali, la leader di FdI dovrà dimostrare la capacità di occuparsi delle preoccupazioni reali degli italiani, quelle che espongono il paese a ricatti non meno pericolosi di quelli evocati con il Cav. 

L’incontro risolutivo che ha avuto ieri pomeriggio a Roma Giorgia Meloni con Silvio Berlusconi, con la stanza al secondo piano di Via della Scrofa accuratamente bonificata da ogni genere di carta trasformabile in un bigliettino di appunti, ha rimesso benzina nel motore della macchina del centrodestra e ha permesso ai protagonisti del futuro esecutivo di fare un passo avanti verso l’atteso governo del non farò. E’ il governo del non farò quello che si appresta a guidare Meloni perché è un governo che si avvicina all’appuntamento con la storia (lista dei ministri sabato?) facendo affidamento più sulla sua capacità di indicare quel che non sarà che sulla sua abilità di indicare quello che sarà. E’ il governo del non litigheremo, hanno provato a dire ieri Meloni e Berlusconi al termine del loro incontro. E in fondo l’elemento forte della leadership meloniana negli ultimi mesi è stato proprio quello di far capire con chiarezza cosa non sarà la futura maggioranza.

 

Non userà il debito pubblico a sproposito, non cambierà linea sulla guerra, non si differenzierà troppo dall’agenda Draghi in politica estera e non si farà condizionare, sembra voler dire Meloni, da alcuni fantasmi del passato con cui la destra nazionalista dovrà fare i conti nei prossimi mesi. Uno di questi fantasmi è stato evocato e affrontato con coraggio domenica scorsa dalla stessa Meloni in occasione dell’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma quando la leader di Fratelli d’Italia ha squadernato un importante non farò: non saremo ambigui su quello che è stato il fascismo. “Il 16 ottobre 1943 è per Roma e per l’Italia – ha detto – una giornata tragica, buia e insanabile. Quella mattina, pochi minuti dopo le cinque, la vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista. Un orrore che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappia essere di tutti gli italiani, una memoria che serva a costruire gli anticorpi contro l’indifferenza e l’odio. Una memoria per continuare a combattere, in ogni sua forma, l’antisemitismo”.

 

Le parole di Meloni sono da incorniciare ma nelle prossime settimane le ambiguità che andranno chiarite per dimostrare che la sua destra non è ideologicamente ricattabile dal suo stesso passato riguardano ambiti diversi che saranno questi sì decisivi all’interno della politica dei non farò. Sei in particolare. Dirà o no Meloni che il suo governo non proverà a modificare la Costituzione per formalizzare la superiorità del diritto italiano sul diritto dell’Unione europea, come FdI aveva proposto nella scorsa legislatura? Dirà o no Meloni che il suo governo non ha intenzione di utilizzare la leva del contrasto all’immigrazione per provare a scardinare i trattati europei? Dirà o no Meloni che il suo governo non ha intenzione di seguire il modello Liz Truss e non ha intenzione di forzare i conti dello stato per mandare prima gli italiani in pensione? Dirà o no Meloni che non ci saranno discussioni sulla necessità o meno di portare avanti la stessa politica adottata da Draghi nell’invio delle armi all’Ucraina? Dirà o no Meloni che gli avversari dei suoi amici in Europa non sono avversari del suo futuro governo? Dirà o no Meloni che combattere i No vax non è un atto illiberale ma è un atto a difesa della salute degli italiani? Ci sarà tempo, naturalmente, per rispondere a queste domande. Ma il governo del non farò, per superare le sue ambiguità, più che occuparsi con costanza di rassicurare gli italiani su problemi irreali dovrà dimostrare di saper trovare un modo per rassicurare gli italiani sulle preoccupazioni reali, che rendono l’Italia futura  esposta ad altri ricatti non meno pericolosi rispetto a quelli evocati da Meloni con il Cav.: le ideologie del recente e inquietante e allarmante passato tossico sovranista. Il governo del non farò più che dall’antifascismo passa dall’antisfascismo.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.