Foto di Roberto Monaldo, via LaPresse 

passaggi di testimone

Gli appunti del sottosegretario alla presidenza Garofoli per Meloni sul Pnrr

Redazione

Roberto Garofoli tira le somme dell'esecutivo Draghi: i risultati sono incoraggianti, soprattutto grazie all'unità nazionale, e alla prossima presidente dice di perseguire una linea di azioni e politiche comuni, anche a livello europeo

"Nel momento del cambio di governo, si vede necessario un supplemento di cooperazione istituzionale". Così, al CorriereRoberto Garofoli, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri detta la linea per il prossimo governo. In questo momento delicato, mentre Giorgia Meloni cerca di confezionare un governo destreggiandosi tra figure tecniche e politiche, il centro dell'attenzione è del Pnrr. Il Piano di ripresa e resilienza va avanti: "La Commissione europea ha riconosciuto che il paese è in linea con i tempi", afferma Garofoli. Anche davanti alle critiche avanzate da Fratelli d'Italia e dalla stessa leader, e poi rettificate, il sottosegretario sottolinea che rispetto al Pnrr "sono in corso centinaia di gare pubbliche". 

 

E Meloni avrà il compito di proseguire e monitorare. Garofoli procede sulla scia dei consigli e degli avvertimenti che già Mario Draghi aveva fatto presenti nella cabina di regia di pochi giorni fa: "È già stato sperimentato un modello che consente ai comuni di richiedere a grandi stazioni appaltanti dello stato di progettare e appaltare per loro. Si sta replicando questo modello per altre linee progettuali". Il sottosegretario commenta anche l'operato del governo, ci sono caratteristiche che hanno reso la squadra dell'esecutivo vincente: il primo vantaggio è stata l'unità nazionale. Ma per la "transizione ordinata" dei prossimi anni, Garofoli non risparmia di evidenziare come, con le crisi e le emergenze, tra la pandemia e l'invasione russa dell'Ucraina, il paese deve fare i conti. E cita Ulrich Beck dopo Chernobyl: "Le società occidentali sono sempre state 'società a rischio'". 

 

Quindi qual è la ricetta per la riuscita? La parola d'ordine sembra essere "coesione". Questa si traduce in politiche e azioni comuni. In Europa si sta già tentando di fare - attraverso l'ipotesi del debito comune - per far fronte alla crisi energetica; e a muovere le corde del progetto è proprio uno dei ministri uscenti di questo governo, quello della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

   

Garofoli tira poi le somme dell'operato dell'esecutivo Draghi: "Nell’esercizio del golden power ad esempio gli affari da esaminare sono passati da 8 nel 2014 a 496 nel 2021, ma la struttura è rimasta immutata il che è assai rischioso per gli interessi nazionali", dice, e aggiunge: "Abbiamo avviato un processo rafforzamento sul modello di Francia e Stati Uniti". Un esempio virtuoso, anche se si è andati avanti a forza di fiducie. Su questo il sottosegretario mette sul tavolo delle cifre: "È un modello che ha dato risultati tangibili: 1.376 decreti smaltiti, quasi il triplo delle altre esperienze di governo".