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Trattative, telefonate, mediazioni: la formazione del governo entra nel vivo

Redazione

Sono iniziati i lavori per la collocazione nei vari dicasteri di quello che sarà il nuovo esecutivo. Pochissime chance per Salvini al Viminale, spunta invece l'alternativa Matteo Piantedosi. Per gli Esteri corrono Crosetto, Tajani e Belloni. Alla Giustizia possibili Carlo Nordio o Giulia Bongiorno. "No" secco di Panetta per l'Economia

Dalle parti del centrodestra sono già iniziati i lavori per la formazione della nuova squadra di governo. L’obiettivo, per ogni ministero, sarà quello di fare le scelte migliori e di soddisfare il più possibile le varie parti, nella consapevolezza di essere sotto i riflettori non solo nazionali ma di tutta Europa.

Dal suo ufficio in via della Scrofa, sembra che Giorgia Meloni stia esplorando l’ipotesi di dare una presidenza delle Camere a un esponente dell’opposizione: si tratterebbe di una sorta di appeasement istituzionale. Se questa strada non dovesse prendere forma, in lizza ci sarebbero Ignazio La Russa al Senato e Giancarlo Giorgetti a Montecitorio. I nomi alternativi sono Roberto Calderoli (a palazzo Madama) e Fabio Rampelli di Fdi alla Camera dei deputati (Tajani uscirebbe dalla partita in qualità di vicepremier, accanto a Matteo Salvini).

Intanto, ciò che trapela dagli uomini più vicini alla prossima presidente del Consiglio è che Salvini – ancora frastornato dalla batosta elettorale – non avrebbe alcuna chance di ottenere il dicastero degli Interni. Qualcuno parla di una telefonata fredda e poco fruttuosa tra Matteo e Giorgia; sulle spalle del segretario della Lega grava ancora il processo Open Arms e Meloni vuole evitare in ogni modo scontri gratuiti con la Commissione europea. Per il Viminale, nelle ultime ore, è però spuntato un nuovo identikit: Matteo Piantedosi, prefetto di Roma ed ex capo di gabinetto con Salvini all’epoca del governo gialloverde.

Per “compensare” il possibile sgarbo alla Lega, si potrebbe confermare Massimo Garavaglia al Turismo (dov’è candidata anche Daniela Santanché, di FdI) e Erika Stefani alla Disabilità. Sul tavolo potrebbe essere messo il nome di Giulia Bongiorno per il ministero della Giustizia, ma attualmente in pole position resta - in maniera solenne - Carlo Nordio.

Per gli Esteri, il nome più accreditato è quello di Guido Crosetto – ma per lui si parla anche del sottosegretariato alla presidenza del Consiglio –, con l’alternativa di Elisabetta Belloni, ambasciatrice ora alla guida del Dis, ma rispunta di nuovo Antonio Tajani. Si bisbiglia anche a proposito di Stefano Pontecorvo e Franco Frattini (ora presidente del Consiglio di stato). Per la Difesa riecco Tajani o Crosetto, con una terza scelta riconducibile all'ex deputato di Alleanza Nazionale Adolfo Urso.

Sul fronte Economia, invece, il partito vincitore delle ultime elezioni avrebbe già ricevuto un secco “no” dopo aver chiesto a Fabio Panetta, ex direttore generale della Banca d’Italia e attuale membro del Comitato esecutivo della Bce. I nomi che circolano sono quindi l'evergreen Giulio TremontiDomenico SiniscalcoMaurizio Leo (il cavallo di battaglia della sua agenda è “più assumi meno paghi”).

Per il capogruppo FdI Francesco Lollobrigida qualcuno parla di Infrastrutture, di cui si è occupato nel suo passato da assessore del Lazio. Stessa sorte benevola anche per il fedelissimo Giovanbattista Fazzolari – capo del centro studi dei “Fratelli” –  a cui potrebbe essere legato il ritorno in pompa magna del vecchio ministero per l’Attuazione del programma di governo, un vecchio must del centrodestra berlusconiano. Infine: a Raffaele Fitto, (ex presidente della Puglia) potrebbe essere affidato il ministero delle Politiche comunitarie, per Maurizio Lupi si parla di Rapporti con il Parlamento, per Antonio D’Amato (ex Confindustria) di Sviluppo e per Ettore Prandini (attuale presidente Coldiretti) di Agricoltura. In quota Forza Italia resterebbero anche Anna Maria Bernini, l'ex presidente del Senato Elisabetta Casellati e Licia Ronzulli (quest'ultima candidata per l'Istruzione).

Sergio Mattarella potrebbe avviare le consultazioni sabato 15 ottobre e già entro il 18 o il 19 Giorgia Meloni diventerebbe a tutti gli effetti presidente del Consiglio. In quell’occasione, discuterà con il capo dello stato dei dicasteri più delicati: Interni, Economia, Esteri e Difesa.