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"Anche il 23 per cento sarebbe un successo". La Meloni detta la linea della cautela

Valerio Valentini

I piedi di piombo nel comitato di Fratelli d'Italia devono essere costati fatica, soprattutto se si conta la schiera di giornalisti accorsi da tutto il mondo a documentare i risultati, ma "si respira un'aria di esaltata attesa" comunque

Il luogo evoca trionfi. Li esige, quasi, per poter reggere il confronto. "Ma figuratevi se lo abbiamo scelto per questioni di scaramanzia", sorride Giovanni Donzelli, pretoriano di Giorgia Meloni. Sarà, eppure qui, all'Hotel Parco dei Preincipi, a due passi da Villa Borghese, cinque anni fa c'erano i grillini di Luigi Di Maio ad attendere l'esito del voto. E fu un successo clamoroso: 33 per cento. "Ma noi ci accontentemmo anche di dieci punti in meno", spiega Donzelli, col tono di chi mette le mani avanti. E insomma dentro Fratelli d'Italia, il partito della Meloni che proprio qui ha installato il suo comitato elettorale, fanno professione di cautela.

 

Ed è uno sforzo che deve costare fatica, a vedere questa schiera di giornalisti accorsi da mezzo mondo (francesi e spagnoli su tutti, ma anche giapponesi, ma anche coreani) per assistere all'annunciata apoteosi di Giorgia. "Si respira una esaltata attesa", dice Fabio Rampelli, vicepresidente uscente della Camera. E intanto, l'asticella resta bassa: 23 per cento, appunto. Anche se poi, più che alle percentuali, qui tutti sanno che la partita vera sarà quella sui seggi al Senato: i consiglieri della Meloni considerano quota 110 come quella di sicurezza.

 

Servono almeno 110 eletti del centrodestra a Palazzo Madama. E per capire se l'obiettivo è stato raggiunto, servirà del tempo, occorrerà analizzare i risultati nei vari collegi. Ed è per questo, forse, che lo staff di FdI fa sapere che "salvo casi eccezionali", Meloni non si presenterà qui prima delle due o le tre di notte. Diversa anche in questo rispetto ai 5 stelle, che nel 2018 si radunarono tutti davanti alla Tv, a favore di telecamere, per assistere in diretta alle prime proiezioni. E del resto, al momento, la Meloni non ha ancora votato.

 

Era attesa al suo seggio elettorale, nel quartiere del Torrino, Roma Sud, nella tarda mattinata di oggi. Poi, l'annuncio: per evitare la ressa dei cronisti, tutto rimandato al pomeriggio. Ma quando manca ormai meno di un'ora alla chiusura dei seggi, non c'è traccia, ancora, della Meloni. "Andrà a votare a ridosso delle 23", dicono. E poi, si inizierà a fare di conto.

 

Per brindare è forse ancora presto, ma intanto c'è da procurarsi le bottiglie. E arrivano, un quarto d'ora la chiusura dei seggi. Arrivano nella stanza riservata al gotha meloniano: la Fiamma Magica radunata tutta intorno al tavolo. C'è Fabio Rampelli, Giovanni Donzelli, Ignazio La Russa e Guido Crosetto. Arriva pure Francesco Lollobrigida. Paolo Trancassini da un pezzo s'aggira qui intorno.

 

Manca solo lei, Giorgia Meloni. "Arriverà più tardi, abbiate pazienza". Nell'attesa, però, arriva lo spumante. Tre bottiglie, portate nella stanza più riseravata, più off limits, da un solerte cameriere che poco dopo ne esce con vassoi pieni di bottiglie di acqua e coca cola, vuote. La nottata sarà lunga. Le bottiglie sono pronte.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.