L'intervista

"Con il M5s era alleanza naturale, ma Conte ha tradito". Parla il giovane dem Sarracino

Gianluca De Rosa

"Nessuno può negare che su moltissimi temi diciamo le stesse cose”, ammette il segretario del Pd della provincia di Napoli, tra i quattro under 35 candidati da Enrico Letta in seggi blindati

Salario minimo, reddito di cittadinanza, superamento del Jobs act e della Terza via blairiana. Le elezioni si avvicinano e l’agenda del partito democratico si sposta. “Più che di svolta a sinistra però parlerei di svolta pragmatica, di piedi ben piantati nella realtà e non in formule di rito”, dice Marco Sarracino, 31 anni, segretario dem nella città metropolitana di Napoli, ma soprattutto uno dei quattro under 35 inseriti nelle liste elettorali del Pd in posti blindati. Sicuro approdo in Parlamento in quota Andrea Orlando. Eppure, a prescindere da come si voglia chiamare questo cambio di passo, più si approssima il 25 settembre e più l’agenda dem comincia a somigliare a quella dell’ex alleato, il M5s di Giuseppe Conte. Lo sanno anche nel Pd.

 

“Nessuno può negare che su moltissimi temi diciamo le stesse cose”, ammette Sarracino. “Io sono stato tra i primi a propugnare l’alleanza, a Napoli, ma ancora prima nei paesi della provincia dove insieme al M5s abbiamo vinto dopo tanto tempo, il campo progressista era la scelta giusta, quella più naturale. Poi, però in modo inspiegabile Conte ha rotto quest’alleanza togliendo la fiducia al governo Draghi. In un momento – tra caro bollette, guerra e crisi energetica – complicatissimo per il paese  hanno deciso di mettere in discussione questo rapporto, ma ogni volta che il M5s ha deciso di isolarsi ha perso”.

E in futuro? Ci saranno i margini per ricostituire un’alleanza dopo le elezioni come già qualcuno dentro il partito comincia a pensare? Chissà. Sarracino su questo preferisce glissare. “Nessuno può prevedere cosa accadrà dopo le elezioni, ma andremo bene anche senza il M5s”.

Intanto, ai maliziosi che parlando di “difesa a sinistra”, proprio per evitare fughe di voti verso i grillini (ieri il Fatto Quotidiano titolava: “Per fermare Conte, Letta rinnega il Jobs act per finta”) il segretario napoletano dei dem risponde così: “Quelle sono in primis battaglie identitarie del Pd, e se il Pd fa il Pd e le rivendica, la gente lo capisce e lo apprezza. Questa svolta non è cominciata oggi con le elezioni, ma è un cambiamento cominciato già con la segreteria di Nicola Zingaretti e proseguito da Enrico Letta. Purtroppo – aggiunge – nel 2018 siamo stati quelli che non comprendevano, ma colpevolizzavano le paure dei ceti più fragili, oggi non è più così e per questo sono molto ottimista sul risultato elettorale, andremo meglio di quello che si dice”. Sarracino lo auspica anche citando un caso che da segretario locale del partito conosce bene. “A San Giovanni a Teduccio, storico quartiere rosso qui a Napoli, nel 2018 avevamo preso il 10 per cento, alle amministrative dello scorso anno il 42”.

Anche sull’elettorato più giovane con i 5 stelle tra venti giorni sarà un sfida invece di una somma. E c’è chi dice che Sarracino e gli altri under 35 siano stati candidati anche per questo.  Il segretario dem della provincia di Napoli non la vede così. “Nel partito – dice – c’è un patto generazionale,  nelle liste, ci sono candidati di esperienza, ma anche dirigenti giovani che sono stati premiati per il loro impegno sul territorio”.