dopo il voto

Appello al centrosinistra per un futuro decente di battaglie comuni

Giuliano Ferrara

Cari Conte Calenda Letta, meglio finirla con gli odi intestini. La nuova bipolarizzazione indotta dalla vittoria imminente della destra obbliga a fare fronte. Urge attrezzarsi

Per un paio di settimane siete autorizzati, cari Conte Calenda Letta, a farvi le fiche, a mettervi il dito nell’occhio, per prendere i voti leggeri della futura opposizione, visto che le elezioni saranno decise dai voti pesanti nei collegi uninominali, dove la destra ci sa fare e si compatta, il centrosinistra non ci sa fare e si disunisce, ma poi fate i bravi ragazzi, goodfellas, cominciate a ricostruire un futuro decente di battaglie comuni. Con la maggioranza Ursula, proposta del polo Calenda-Renzi, è superato il tabù dei grillozzi, componenti di quella maggioranza grazie a Conte e di Maio. Letta deve superare il tabù di Matteo il predecessore alla guida del Pd, basta che guardi il suo intervento a Milano, è tutto quel che lui non sarà mai, un leader con il fuoco nella pancia, antipatico perché fiorentino, se si vuole, perché verboso e un tantino arrogante, ma un superargomentatore, un parlamentare con i fiocchi, un manovratore con stile, e lui, Letta stesso, è tutto quello che Renzi non sarà mai, un politico stabile, poca fantasia ma molta didattica, che anche quello quando ci vuole ci vuole. 

Quanto a Conte, non starò a ripetere che a capo degli scappati di casa ha protetto la casa comune italiana da buon governante, e ha trasformato il cabaret grillozzo in una specie di movimento de sinistra che risale nei sondaggi, l’importante è che capisca dove stare e cosa fare dopo che Meloni & Associati avranno preso il governo con redini più o meno salde, per più o meno tempo rispetto ai ritmi convulsi della governabilità nazionale.  

I bravi ragazzi devono rigassificarsi, a Piombino o altrove, e gettare nell’inceneritore, a Roma o altrove, l’archivio delle dispute inutili, la evocazione di primati improbabili. Il paese avrà bisogno di un’opposizione coordinata e plurale, di una divisione dei ruoli, non di una gara a farsi male che funzioni come garanzia rocciosa per chi governerà. Ci sarà bisogno di emulazione, competizione e cooperazione, se il nuovo snello parlamento vorrà contare qualcosa, e può anche contare perché non è più un organismo pletorico, nel tentativo di dare un riassetto sensato al sistema politico italiano e impedire avventurismi sbombacciati.

Letta chieda pure il voto utile, sapendo che un’accozzaglia liberal-riformista sarà comunque utile al di là dello scherzo da prete sugli uninominali. Ma guardi alle più profonde utilità del domani e del posdomani. Castore e Polluce succhieranno di qua e di là, poi devono risputare il rospo dell’irrilevanza solitaria e convergere contro tutti i veti senza stare sempre lì a esorcizzare il povero Fratoianni – che male vi ha fatto la sua testimonianza senza futuro? – e prestando la massima attenzione alla logica di una concentrazione politica di chi non ci starà al gioco di Meloni, naturalmente con rispetto dei ruoli dell’alternanza. Quanto ai grillozzi contiani, sarà presto il momento di riconoscere che la spinta inaudita conferita da loro al sistema politico e decisionale ha avuto successo con diverse maggioranze e diversi governi e in un contesto di progressiva adesione a modi e regole di tipo europeo. Bisognerà piantarla con gli occhiolini a Putin, con i giustizialismi fuori controllo e fuori moda, e sopra tutto bisognerà finirla con le vendette delegittimanti, con i rancori personali e gli odi intestini: tutto è riformulato e riaggiornato dalla nuova bipolarizzazione indotta dalla vittoria imminente della destra. Fare fronte sarà una necessità, attrezzarsi è un’urgenza. Noi vi avevamo avvisato, ma come sempre giustamente avete fatto a modo vostro. Quello che si sarebbe dovuto intraprendere prima, per essere competitivi, si deve ricostruire dopo, a competizione perduta.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.