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Segnali contrastanti. Conte apre al Pd e poi smentisce

Redazione

In un tira e molla con il partito di Enrico Letta, il leader del Movimento 5 stelle lancia un solo messaggio chiaro: con la situazione attuale governare da soli sarebbe quantomeno improbabile

"Un monocolore diventa un po’ improbabile, quindi un quadro, una prospettiva per un domani di dover lavorare con altre forze politiche, come il Pd, ci può stare. Però dico al Pd e ai nostri elettori: le delusioni maturate ci rendono ancora più prudenti e intransigenti". È Giuseppe Conte, il leader del Movimento 5 stelle che ospite a Mezz'ora in più, ha aperto a una possibile ricongiunzione con il Pd. Ma gli accordi potrebbero essere difficili e da entrambe le parti si ravvisa estrema cautela, tanto che, nella stessa trasmissione, il capo di partito si è detto spaesato dalla linea di continuità sull'agenda Draghi da parte del Partito democratico, fino ad accusare i dem di una politica in alcuni punti addrittura contraddittoria, come nel caso del termovalorizzatore romano - o "inceneritore", nelle parole di Conte. 

 

Ma l'apertura era concreta, anche se sembra sia sfumata poco dopo che il leader pentastellato è uscito dall'ufficio televisivo. "Nelle condizioni attuali con i vertici nazionali del Pd folgorati dell'agenda Draghi non potremmo nemmeno sederci al tavolo" ha dichiarato su Twitter, e ancora: "Mi spiace deludere qualche titolista, ma credo che il mio pensiero sia stato forzato e travisato. Oggi ho dichiarato che mi auguro di governare da solo, ma che so anche quanto sia improbabile poter avere un governo con una sola forza politica". Le divergenze e le "delusioni" sarebbero troppe per iniziare una trattativa ("Mi sembra evidente peraltro che il Pd abbia preso un'altra strada rispetto alla nostra"). Almeno pre-elettorale. Anche se, in sottofondo, resta un'altra ipotesi di riavvicinamento, quella di dieci giorni fa, quando l'influentissimo esponente dem Goffredo Bettini aveva accennato a un'alleanza post-elettorale proprio con il partito di Conte

 

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