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L'agenda Draghi non può convivere con la proposta della dote ai giovani

Redazione

La proposta del Partito democratico è stata già bocciata dal premier dimissionario, quei 10 mila euro non si possono trovare. Eppure i dem ispirano la propria campagna elettorale proprio all'ex governo

Enrico Letta, segretario del Pd, ha alzato la bandiera dell’agenda Draghi, subito dopo la caduta del governo guidato dall’ex governatore della Bce. E’ stato chiaro e netto: “L’Italia è stata tradita. Il Pd la difende”, recita un meme postato sui canali social del Pd con la foto del premier. Ma cosa pensa il diretto interessato delle proposte del Nazareno? Ovviamente il primo ministro non parteciperà in alcun modo alla campagna elettorale, pur essendo il presidente del Consiglio che accompagnerà l’Italia alle elezioni e che dovendo compiere alcune scelte potenzialmente divisive prima o poi diventerà involontariamente un attore in questa campagna. Però, non tutto il programma del Pd è inedito. Per esempio, l’idea di una dote da 10 mila euro ai diciottenni da finanziare attraverso una imposta di successione sui grandi patrimoni – che Letta ha messo al centro del dibattito pubblico – non è una new entry.

 

Già il 20 maggio 2021 lo stesso Letta twittava un’anticipazione dell’intervista concessa a Sette del Corriere, in cui parlava proprio di questa opzione. E Letta la presentò così: “Una dotazione di 10 mila euro per garantire alla generazione che più ha pagato il Covid un’opportunità di formazione, l’impegno in attività economiche, la possibilità di andare a vivere per conto proprio”. La questione destò tale dibattito (Letta voleva inserire la proposta nella legge di Bilancio) da arrivare davanti al premier, nel corso di una conferenza stampa. La risposta fu secca: “Non ne abbiamo mai parlato, non l’abbiamo mai guardata ma non è il momento di prendere i soldi ai cittadini, ma di darli. L’economia è ancora in recessione”. La situazione oggi è diversa: l’Italia non è più in recessione, ma la crisi energetica appesantisce la crescita. E Draghi ha utilizzato ogni spazio fiscale disponibile per alleviare il peso sulle spalle dei cittadini, anche a costo di allargare i cordoni del deficit. Non sappiamo se nell’agenda Draghi ci sia spazio per la dote ai diciottenni; di certo non solo non c’è spazio, ma c’è una spessa riga rossa sull’imposta di successione necessaria a finanziarla.

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