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Mara Carfagna entra in Azione

Antonia Ferri

La ministra per il Sud e la coesione territoriali sceglie la sua linea e si unisce al partito guidato da Carlo Calenda: “Ha una proposta europeista, liberale, garantista, fedele al patto europeo e occidentale”, dice l'ex forzista 

Contro gli estremismi. In questa frase si riassume il quadro politico del nuovo bipolarismo italiano. Su questa linea, Mara Carfagna ha deciso di entrare a far parte di Azione di Carlo Calenda. “Ha una proposta europeista, liberale, garantista, fedele al patto europeo e occidentale” così la ministra per il Sud e la coesione territoriale ha definito la sua linea in un'intervista al Corriere – in perfetto accordo con quella del leader centrista, che tale non ama definirsi. Una descrizione simile a quella dell'anelato campo larghissimo descritto una settimana fa dal ministro dem Dario Franceschini.

 

 

Così, coerentemente, Carfagna ha lasciato Forza Italia dopo il voto contro il governo – ormai dimissionario – di Mario Draghi. Ringraziando Silvio Berlusconi per aver creduto nella sua carriera politica, la ministra ha dovuto schierarsi da una parte che rappresenta gli ideali in cui crede: “pragmatismo, serietà, capacità di decidere”. Descrizione calzante anche con il ruolo e l'indole istituzionale di Mario Draghi; infatti Carfagna lo dice chiaramente: “Mi candido con Azione anche perché è il solo partito a dire apertamente che Draghi sarebbe ancora il premier ideale”.

 

 

Sicura delle sue scelte, Carfagna procede spedita, certa di non essersi spostata al centro solo per portare avanti una politica “contro” qualcuno, ma in favore di qualcosa. In positivo, insomma. Tant'è che una corsa in solitaria non le farebbe paura. Anche contro la più sovranista dei leader italiani: Giorgia Meloni. Alle sue scelte estremiste in materia di diritti, migrazione e politiche sociali, la ex forzista contrappone una visione asciutta e la convizione che la leader di FdI rappresenta per lo più una grande incognita, perché, al contrario di ciò che sta facendo in campagna elettorale, non ha mai dimostrato di saper governare.

   

Lei e il polo centrista invece sì. Tanto che, con rigore dichiara: “Se fossi rimasta dopo la messa alla porta di Draghi avrei barattato la mia coscienza, le mie idee, con una poltrona”. E non poteva, aggiunge. D'altronde, la carriera politica di Mara Carfagna è costellata di scelte coerenti: ha sempre preso posizione a favore della comunità Lgbt, non ha mai smesso di insistere sull'importanza di puntare sull'ambiente, non si è astenuta dal contestare la scelta di tenere bloccate in mare le navi con a bordo i migranti. Quest'ultima presa di posizione appare perciò come il naturale coronamento del suo corso politico. La ministra si dice infatti contenta di ritrovare in Azione persone che condividono i suoi stessi ideali, come Maria Stella Gelmini, e spera di ritrovarne altri. Che cosa farà ad esempio Renato Brunetta, anche lui uscito dalle schiere di Forza Italia?

 

Insomma, alleanze? Con il Partito Democratico? Con Matteo Renzi? Non sono da escludere e, anzi, sono da accogliere nel momento in cui si nutrono di una stessa immaginata identità per il futuro del paese, ma certo non rappresentano il motore della militanza di Mara Carfagna. Intanto il leader di Italia viva, a Sky TG24, ospite di Start, ha detto che “Calenda deve decidere che cosa fare. Faccia quello che crede. Deve decidere se allearsi con il Pd o fare una cosa centrale. Se fa una cosa centrale personalmente io lo preferisco, credo sia una operazione più forte. Se poi ritiene di doversi alleare col Pd auguri e in bocca al lupo, non drammatizziamo le scelte”. “Mi sento solitario certamente. Ho messo sul tavolo i punti di discussione, ragiono di cose concrete. Faremo un discorso di verità e coraggio al Paese”, ha spiegato Renzi.