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Dopo il voto

"Basta ambizioni personali". Tajani e Ronzulli strigliano Meloni

Redazione

I due big di Forza Italia contro le spinte della leader di Fratelli d'Italia per assumere la leadership del centrodestra. "Non contano i nomi ma i programmi. Dividerci sarebbe un tradimento verso gli elettori"

Antonio Tajani e Licia Ronzulli sono due voci di spicco del centrodestra. Ed entrambi, con toni diversi, quest'oggi hanno voluto lanciare un messaggio alla coalizione, uscita sconfitta dalle elezioni amministrative in cui si sono perse città importanti come Verona. Con un destinatario preciso: Giorgia Meloni. Ieri era stata una giornata piuttosto turbolenta, perché la leader di Fratelli d'Italia nella richiesta di un vertice urgente sembrava tradire tutta l'insofferenza per un'alleanza che non riesce a mettersi d'accordo nemmeno sul posto in cui vedersi. Arcore? La villa di Berlusconi sull'Appia a Roma? Fatto sta che però al di là dell'incontro, che secondo la coordinatrice lombarda di Forza Italia Ronzulli "va prima preparato", a dividere i vertici dei tre partiti sembrano essere questioni più apicali. 

E' per questo che le parole della Ronzulli hanno un certo peso. Soprattutto quando dice, intervistata dalla Stampa, che "serve una regia e una strategia di prospettiva. Bisogna fare come ha fatto per decenni Silvio Berlusconi: badare all’interesse collettivo e al successo generale, non coltivare orticelli o ambizioni personali, allargare e non avanzare pretese di autosufficienza. È leader chi conduce alla vittoria avendo a cuore il destino della coalizione e non quello del proprio partito". Una critica piuttosto cristallina nei confronti delle rivendicazioni della presidente dei conservatori europei, che pur di avere la garanzia di poter essere il candidato premier della coalizione vorrebbe costringere gli alleati a sottoscrivere un patto in cui si escludono, nella prossima legislatura, governi di larghe intese. Coltivando la prospettiva, qualora servisse davvero, di poter fare da sé: strappare e correre in solitaria, anche alle politiche del prossimo anno.

Concetto, quello della salvaguardia della coalizione dalle spinte centripete, in parte dibadito anche da Tajani, che in un'intervista al Corriere della sera ha toccato più o meno le stesse corde. "Lasciamo perdere questo continuo parlare di leadership o premiership: gli elettori vogliono sapere non chi va, ma cosa si fa al governo. Nel centrodestra ci sono oggi tre leader, di forze diverse. Prima vinciamo, poi pensiamo a chi sarà il 'capo'". Anche perché, è qui l'avvertimento è duplice, facendo altrimenti si rischia di farsi solo del male: "La conflittualità dei vertici non è quello che ci chiedono gli elettori, che ci vogliono e ci premiamo se uniti. Rompere il centrodestra vorrebbe dire tradirli".