Prestateci Littizzetto

Siamo tutti McLuhan? La folle idea del sondaggio sui talk Rai

Maurizio Crippa

La Rai, una azienda allo sbando, che ha fatto del suo peggio per tenere gli elettori lontani dai referendum, ora vuole scaricare sugli abbonati l'onere (e i costi) di un "sondaggio" per farsi spiegare dagli utenti come fare dei programmi che non facciano schifo. Vigilanza orwelliana?

Si dovrebbe chiedere, con permesso, a Fabio Fazio il prestito momentaneo di Luciana Littizzetto; non per noi, ma per un “noi” inteso i 22 milioni di italiani che sborsano il canone per mantenere un’azienda eurovora e pletorica e che ora rischiano di vedersi recapitare pure un questionario, anzi “sondaggio”, per spiegare, a direttori e dirigenti strapagati per saperlo da soli, come dovrebbero fare i talk-show. Ci vorrebbe Littizzetto per rispondere: “Ma per chi ci avete presi, per 60 milioni di Marshall McLuhan?”.

 

La stessa Rai che ha fatto del suo peggio per scoraggiare la partecipazione ai referendum, perché i cittadini non sono tutti dei Giuliani Amati; lo stesso Pd che preferiva i no perché tanto ci pensa il Parlamento, e che è pur sempre uno degli azionisti di maggioranza della Rai e dell’ad Carlo Fuortes, per quanto oggi gli sparino a palle incatenate e in campo largo. Quella stessa Rai e quella stessa politica oggi vogliono chiedere alla non competenza di 22 milioni di pagatori di canone di risolvere i problemi. Fuortes, che un mese fa tuonava che i talk sono “inadatti ad affrontare temi delicati” e voleva chiudere “#Cartabianca”, ora ha confermato tutti i talk della prossima stagione.

 

Ma la Vigilanza (orwelliana? O sono tutti dei Roland Barthes?) ha deciso – per soccorrerlo o per dargli il colpo di grazia, al punto in cui siamo è uguale –  di far valutare ai telespettatori, sulla base di un sondaggio commissionato a “un primario istituto”, se i talk Rai vanno cambiati perché non fanno informazione corretta; se gli ospiti devono essere pagati o si debbano accontentare del “ritorno d’immagine” e se il compenso debba essere reso noto. Vorremmo tanto una Luciana Littizzetto a spiegare: che volete che ne sappiamo noi, noi siamo solo il pubblico bue e pagatore, mica degli Umberti Echi. Visto poi che per decidere come vadano fatti i talk, per valutarne la qualità, la Rai paga schiere di dirigenti e di consulenti. Si diano da fare, mettendo fine a questo teatrino ed evitando che sul conto dei utenti finisca anche la parcella del “primario istituto”.

Alberto Barachini della Vigilanza, che di mestiere fa il politico e non il semiologo, è pronto a inoltrare un preventivo e la lista dei quiz. Per ora il risultato è che ci sarà un talk di Ilaria D’Amico, come se non ci fosse un domani e nemmeno un perché, e una prima serata affidata a Giancarlo De Cataldo, forse perché in Rai di narrazioni criminali non c’è n’è abbastanza. Prestateci Littizzetto.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"