Il piroscafo Rai

Fuortes è "imbarazzante" per la Vigilanza. Piano Orfeo confermato. Rai a pezzi

Carmelo Caruso

I programmi di approfondimento Rai restano quelli dell'ex direttore Orfeo. La Commisione di Vigilanza "sfiducia" di fatto Fuortes. Report agenti non presentato. Per Fuortes "la cosa va"

Roma. E’ stato processato dai suoi “avvocati”: quelli che lo dovevano difendere lo attaccavano, quelli che lo dovevano attaccare lo difendevano. L’amministratore delegato della più grande azienda culturale italiana, così gli piace chiamarla, ha testimoniato che “la cosa va, nonostante tutto”. La “cosa” è la Rai. In commissione di Vigilanza, dove Carlo Fuortes ha una maggioranza equivalente a quella di Mario Draghi, si è celebrato “il secondo grado” del processo “Rai contro Rai”.

 

Il primo si era tenuto il 4 maggio. In quell’occasione Fuortes, sempre in commissione, dichiarava i talk superati. Ieri, la Rai ha confermato i talk. Il palinsesto del nuovo direttore dell’Approfondimento, Antonio Di Bella, è lo stesso palinsesto dell’ex Mario Orfeo compresa quella che sembra la grande novità: Lucia Annunziata inviata in Ucraina per i mesi estivi. Vengono confermati anche i programmi di Ilaria D’Amico, Giancarlo De Cataldo così come #Cartabianca. Nel daytime ci sarà un programma di Elisa Isoardi, l’ex compagna di Matteo Salvini. Orfeo, allontanato dal suo vecchio incarico “per mancanza di fiducia” (come ha ripetuto ancora Fuortes) è oggi direttore del Tg 3, una delle più importanti testate Rai. La senatrice del Pd, Valeria Fedeli, ha utilizzato queste parole: “Quanto è ultimamente accaduto in Rai ha fatto perdere forza, reputazione e autorevolezza all’azienda”.

 

Il “processo” era a porte aperte, in streaming, ma ai veri “offesi” non è stato permesso di costituirsi parte civile. Sono 22 milioni di italiani che pagano il canone, costretti a innaffiare, con quasi due miliardi di euro, questa serra di rancori, concimare questo vigneto dei partiti.

 

La metafora di cui si è servito Fuortes è stata senza dubbio la migliore: “La cosa va”. Ricorda il film di Federico Fellini “La nave va”. E’ la storia di un piroscafo, il “Gloria N” diretto verso il Mare Egeo per spargere le ceneri di una diva. A bordo c’è un’umanità derelitta di glorie, artisti con la cipria. Ha ragione Fuortes: “La cosa va” come la nave del regista, ma sul ponte è rimasto solo lui. Pd-Lega-FI-Leu gli sono ostili. Il deputato del Pd Andrea Romano, partito da cui viene Fuortes, ha definito infatti la relazione dell’ ad “deludente”, la spiegazione della necessità di allontanare Mario Orfeo “imbarazzante”. Il deputato Michele Anzaldi di Iv ha invece dichiarato di aver audito tanti altri ad Rai “ma a mia memoria non vi sono mai stati interventi così duri”.

 

Forza Italia, Lega, Leu, hanno attaccato Fuortes sulla trasmissione #Cartabianca. Maurizio Gasparri: “Si potrebbe chiamare “Il grande montanaro e il presunto professore”. Bergesio (Lega) ha chiesto quale fosse l’esperienza di Simona Sala sul daytime. Fornaro di Leu ha interrogato Fuortes sulla “contumacia” dell’ex direttore Giuseppe Carboni che da un anno percepisce uno stipendio da oltre 200 mila euro ma senza avere un compito: “Che fine ha fatto?”. L’unica a difendere Fuortes, in verità non tanto lui Fuortes, ma bensì Mauro Corona, lo scrittore con la “fiaschetta” ospite fisso di Bianca Berlinguer, è stata Daniela Santanchè di FdI. Santanchè è un’ ospite quasi fissa di #Cartabianca. Nella sua difesa Fuortes ha ripetuto che “un ad non è onnipotente e dico per fortuna. Ci sono i direttori che hanno responsabilità civile e penale sui programmi”. Dice bene. Da due anni, come dichiarato a questo giornale, Franco Di Mare, direttore di Rai 3, non comunica con Bianca Berlinguer che lo ha scavalcato. Si è rivolta a Fuortes per mantenere la sua orchestrina. E’ stata accontentata. Sarebbe interessante sapere, in un vero tribunale, a chi spetta la responsabilità civile e penale tra Fuortes e Di Mare.


Parlando in Vigilanza, Fuortes ha speso buona parte del suo poco tempo nel rivendicare la rimozione di Orfeo, un direttore che “avrebbe causato un ritardo nella presentazione dei palinsesti” ma, tuttavia meritevole, sempre secondo Fuortes, di “dirigere il Tg 3, considerato il suo valore professionale”. E’ evidente che da manager non quantifica l’astio collaterale. L’astio, in un’azienda, così come in una redazione, è la vera voce di bilancio per capire il futuro di quell’impresa. La Vigilanza avrebbe dovuto chiedere all’ ad a che punto è arrivata la voce “astio” in Rai e quanto, con le sue decisioni, abbia contribuito a farlo salire. Tra le richieste della Vigilanza a Fuortes c’era invece quella di ricevere il report degli agenti televisivi che operano in Rai. L’ad ha distribuito tre fogli in cui si dice che la “verifica non è oggettivamente possibile in quanto non esiste nessun Albo pubblico degli agenti”. Immutata, la Rai, la “cosa” continua la sua navigazione verso l’Egeo. Nel film di Fellini il piroscafo veniva affondato da un incrociatore. Si salvava solo un animale presente a bordo. Un rinoceronte. Quasi un cavallo…
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio