Il Cdmkrieg

Draghi sul ddl Concorrenza manda in apnea Salvini e Berlusconi. A un passo dalle dimissioni

Carmelo Caruso

Il premier convoca a sorpresa il Cdm e annuncia che il testo del disegno di legge torna quello originale e che deve essere approvato entro maggio. Panico

Informava il Parlamento. Convocava i suoi ministri. A metà pomeriggio, la giornata di Mario Draghi, e dei giornalisti, è cambiata. Per un’ora circa, il governo, le redazioni, sono andate in apnea. Erano le 17.35 quando su un centinaio di telefoni è apparso lo stesso messaggio: “Il Consiglio dei ministri viene convocato alle ore 18.00. All’odg comunicazioni del presidente”. Nessuno era stato allertato. Nessuno era nelle condizioni di anticipare il contenuto. Lo hanno pensato in tanti, detto qualcuno: “Così si annunciano solo le dimissioni”. Le linee telefoniche di Palazzo Chigi risultavano occupate. Le prime pagine dei quotidiani venivano lasciate aperte, le altre pronte a essere smontate. Voleva fargli prendere uno spavento. Il governo metterà la fiducia sul ddl Concorrenza.


E dunque sarebbero questi i leader che dovrebbero uscire dal governo? Quando si è diffusa la notizia del Cdm improvviso ci è mancato poco che a Palazzo Chigi accorressero 14 ambulanze, una per ciascun ministro e che i familiari di tutti e quattordici andassero con il mattarello a inseguire il leader della Lega e Giuseppe Conte. Matteo Salvini per smorzare la tensione chiedeva al suo staff di trasmettere in diretta il suo comizio da Frosinone. E’ come quando uno sviene in scena e il regista ordina alla prima comparsa che capita sotto mano di salire sul palco. Salvini è capace di essere colpevole anche quando parla di pace come ha fatto di mattina al Senato quando metteva in fila: Expo, il Santo Padre, Di Maio. Ha un trolley sempre pieno di idee disordinate proprio come la biancheria che si infila alla rinfusa.

 

Draghi ce l’aveva con lui e con tutti questi liberali di centrodestra che fanno i liberali con le spiagge degli altri. Il motivo di questa convocazione inattesa è dovuta al ddl Concorrenza. Le riunioni per arrivare a un testo condiviso somigliano ormai alle sedute spiritiche a cui ingiustamente si sottopone Roberto Garofoli. Si oppongono Lega e Forza Italia. Parlano di “sacco”, paventano l’arrivo della mafia cinese. Il governo le ha provate tutte. In sei mesi neppure un voto. Garofoli alla fine si è arreso e ha spiegato che il centrodestra non vuole modifiche ma lo stralcio dei balneari. C’è perfino una sentenza del Consiglio di stato chiarissima. Stabilisce che le concessioni vanno a scadenza il 31 dicembre del 2023. Per ottenere l’altra parte di fondi del Pnrr è necessario approvare la riforma prima di giugno. E loro, Forza Italia e Lega: “Certo, presidente, una mediazione. Ci siamo quasi”.

 

Non difendono la famiglia Toscano, la famiglia Malavoglia di Verga, quella che perdeva il poco che aveva con i lupini. Difendono l’ultimo latifondo rimasto in Italia, l’ombrellone del bagnino campiere. E’ un sottosopra doppio. Il viceministro che si occupa di Concorrenza è Gilberto Pichetto Fratin. E’ di Forza Italia, il partito che insieme alla Lega vuole sequestrare le concessioni. Un giorno, Antonio Tajani, lo ha definito, e giustamente, “tra i dieci migliori economisti in circolazione”.

 

E’ stato Pichetto Fratin a raccontare a un suo caro amico come funzionano queste riunioni con i “corsari” che tengono ostaggio il  nostro bagnasciuga: “Insieme ai politici si presentano orde di avvocati. Mi accerchiano. Vogliono spiegare a me cosa si intende per concorrenza. Paventano la class action. Dicono che sono pronti a ricorrere al Tar e che il Tar gli darà ragione”. Si deve proprio al viceministro dello Sviluppo Economico, la decisione di Draghi di convocare questo Cdm “Concorrenzakrieg”.

 

Al Senato, prima che cominciasse l’informativa sull’Ucraina, avvicina il premier. Lo vedono i giornalisti che sono saliti in tribuna. Parla a lungo con Draghi. Gli dice: “Presidente, non si mettono d’accordo. Veda lei”. E il premier: “Grazie. La ringrazio davvero”. La fine sta nell’inizio. Draghi chiama i ministri che corrono a Chigi. Gli comunica che non solo intende mettere la fiducia ma che ora il ddl torna nella versione originale altrimenti si dimette indicando esplicitamente di chi è la responsabilità. Alle elezioni ci possono andare ma con la lettera scarlatta. I ministri del centrodestra stanno in silenzio. Non parla nessuno. Andrea Orlando, che di mattina, alla Camera, aveva efficacemente sintetizzato l’attuale situazione politica (“Conte e Salvini sono sotto doping elettorale”) altrettanto efficacemente parla “di propaganda.

 

Oltre Pichetto Fratin c’è un ministro che da anni segue la questione dei balneari. Il ddl Concorrenza è stato formulato con tutte le sue osservazioni. Si chiama Massimo Garavaglia. E’ della Lega.  Salvini riesce  a calpestare pure i suoi uomini più validi. Ha formulato una nota. “Siamo ottimisti che si possa trovare un accordo”. Crede ancora che Draghi gli offrirà il caffè. Non comprende che è vicinissimo dal cambiare mestiere. Andare a vendere ghiaccioli con il suo vicino di cabina, Giuseppe Conte. Il lido è chiaramente “L’ultima spiaggia”.
 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio