La politica del bau-bau

Salvini abbaia, ma anche sulla Finlandia dentro la Nato la Lega è pronta al sì

Gianluca De Rosa

Dopo le dichiarazioni di sabato i parlamentari del Carroccio frenano il segretario: "In parlamento voteremo a favore". Lui intanto incontra Draghi ed esce sorridente: "Finalmente abbiamo parlato di pace"

E’ la politica del bau-bau. Dell’abbaio che non spaventa, ma rassicura perché, ormai si sa: Salvin che abbaia non morde. Dal green pass alle trivelle, dal catasto alle armi all’Ucraina, alle dichiarazioni indignate del leader leghista non seguono mai né voti, né fatti. Il canovaccio vuole semmai che alle grida dell’acciacato Capitano si accompagni la richiesta di un incontro a palazzo Chigi, una sfilza di dichiarazioni a margine in cui si dice tutto e il suo contrario e un composto ritorno nei ranghi di ortodossa fedeltà all’esecutivo. Mario Draghi ha imparato l’iter e si presta con educazione e, forse, un pizzico di divertimento alla recita.

L’ultimo capitolo della saga si sta svolgendo in queste ore. Sabato Salvini ha parlato della prossima adesione di Finlandia e, forse, Svezia alla Nato. "Sono Paesi sovrani ma io ragiono solo in termine di pace. Quello che avvicina la pace  va fatto subito, quello che la allontana va messo in lista di attesa. Portare i confini dell'Alleanza atlantica ai confini con la Russia avvicina la pace? Lascio a voi giudicare... ", ha detto il segretario del Carroccio in piena sintonia con Vladimir Putin. Ma già ieri al termine di un incontro con il presidente del consiglio spiegava: “Non decidiamo io e Draghi su queste adesioni, ma con il presidente finalmente abbiamo parlato di pace”. E pure sulla concorrenza si prepara alla ritirata: “Come sul catasto troveremo un accordo per tutelare i balneari”.

Tra i leghisti comunque circola in effetti un certo scetticismo sull’adesione dei paesi baltici all’alleanza atlantica. Anche il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ieri manteneva una postura critica. “Non sono titubante sulla richiesta della Finlandia. Ognuno ha diritto di fare le proprie scelte, ma ci avviamo verso un mondo in cui tornano i confini e le guerre".

In ogni caso anche questa volta la rappresentazione salviniana è destinata ad andare a schiantarsi con la ruvida realtà delle conte parlamentari. L’adesione della Finaldia (e probabilmente della Svezia) sarà sancita dall’Assemblea generale della Nato che si svolgerà i prossimi 30 e 31 giugno a Madrid. A livello costituzionale non è necessario un voto parlamentare prima che il governo firmi il trattato, la ratifica avviene successivamente. In questo caso però, anche vista la delicatezza del tema, quasi certamente l’esecutivo chiederà un voto a Montecitorio e Palazzo Madama prima dell’assemblea di Madrid.

“Certo che tra alcuni di noi dei dubbi ci sono, ma alla fine voteremo a favore”, è il refràme tra i parlamentari leghisti. Anche perché su tutto ciò che riguarda la guerra in Ucraina la Lega viene sorpassata a destra da Fratelli d’Italia.  Per adesso il partito di Giorgia Meloni non ha una posizione ufficiale, ma la Capa ha già fatto sapere ai suoi qual è la linea: votiamo a favore senza tentennamenti. E’ probabile che nei prossimi giorni la cosa venga comunicata in grande stile, sottolinenando per l’ennesima volta le differenze con gli alleati-avversari del Carroccio quando si tratta di questioni serie. “La Lega e i 5 stelle abbaiano alla luna, ma poi voteranno senz’altro a favore dell’adesione”, dice un deputato di Fd’I.

D’altronde è noto che la capacità di mescolare realtà e rappresentazione è una passione comune a Conte e Salvini. Il primo continua a battere sull’invio delle armi in Ucraina, ma a sbugiardarlo ci pensa persino Vito Petrocelli, l’ex presidente putiniano della commissione Esteri del Senato: “Il M5s insieme agli altri partiti ha dato al governo una delega in bianco sulle armi in Ucraina. Le parole di Conte sono solo ipocrita propaganda”. E anche sul termovalorizzatore di Roma (la norma che ne permette la costruzione arriverà in Aula a fine giugno all’interno della legge di conversione del decreto Aiuti) nel Pd sono pronti a giurarci: dopo gli strilli i grillini voteranno a favore.

Come Conte, anche Fra Matteo sulle armi è intransigente. Ma a modo suo. Ieri dopo l’incontro con Draghi è riuscito a dire nell’arco di pochi secondi che: “Bisogna fermare l’invio delle armi”, ma che comunque: “Non chiederò un nuovo voto sull’invio”. A quello che permette al governo di inviarne fino al 31 dicembre senza alcun passaggio alle Camere la Lega ha ovviamente votato a favore.

Una differenza con Conte però si può segnalare. Mercoledì Draghi incontrerà la premier finlandese Sanna Marin per parlare dei rapporti tra Finlandia e Nato. Nella agenda della filandese a Roma sono previsti però anche altri due incontri: con il segretario del Pd Enrico Letta e con il presidente del M5s Giuseppe Conte che almeno su questo punto non ha seguito il suo ex ministro dell’Interno.