Il caso

Grillo ospita sul Blog un autore che considera Di Maio un incapace e che paragona Zelensky a Hitler

Valerio Valentini

Torquato Cardilli, oltre a essere un severo fustigatore delle colpe dell’occidente e degli Stati Uniti per la guerra in Ucraina, è anche un critico feroce del ministro degli Esteri

Non che ci sia troppo da meravigliarsi per il contenuto in quanto tale, visto che, da quando Beppe Grillo è stato ingaggiato da Giuseppe Conte per tornare a essere il megafono della propaganda grillina (a 300 mila euro l’anno, perché il M5s è "francescano"), ogni volta che è intervenuto sulla guerra di Putin all’Ucraina il comico genovese lo ha fatto per esaltare, in vario modo, il "pensiero laterale". E dunque qua e là giustificazionismo per l’invasione, qua e là un mezzo ammiccamento alla Russia, una severa reprimenda ai mali dell’espansionismo, sì, ma quello della Nato, e poi ovviamente, immancabile, un elogio della Cina. Dunque il fatto che anche stamane si legga, sul SacroBlog, una frase come questa: "Nel 2014 la Crimea ha proclamato la sua secessione e indipendenza dall’Ucraina prontamente riconosciuta dalla Russia che di lì a poco, per contrastare la reazione del governo di Kiev, divenuto anti russo con un colpo di stato, favorì l’organizzazione in Crimea di un referendum popolare di annessione", stupisce fino a un certo punto.

 
Interessante semmai è la scelta della firma. Perché l’autore dell’articolo condiviso sul Blog di Grillo, Torquato Cardilli, oltre a essere un severo fustigatore delle colpe dell’occidente e degli Usa, è anche un critico severo di Luigi Di Maio. E’ lui, il ministro degli Esteri, quel "guaglione" a cui Cardilli si rivolge quasi sempre, nei suoi recenti scritti, in toni dileggiatori, raccontandone le incapacità e i velleitarismi da novello Talleyrand. 


Ambasciatore di lungo corso ora in pensione, nato all’Aquila nel 1942 e finito al centro della polemica politica nel novembre del 2001 quando, all’indomani dell’attentato alle Torri gemelle, durante il suo mandato di capo della nostra diplomazia in Arabia Saudita, si convertì all’islam, ora Cardilli scrive su "PoliticaPrima", "il blog dove sei protagonista". E lo ha fatto, negli ultimi mesi, quasi solo per condannare la condotta dell’Occidente nella crisi ucraina, e per criticare Di Maio.


Al ministro degli Esteri, Cardilli rimprovera anzitutto l’opera di logoramento nei confronti di Conte. Di Maio viene descritto come «un guaglione» che ha tradito i valori del Movimento per ragioni di opportunismo, e che non esita ad andare contro il proprio leader anche nei momenti più decisivi. Come nella battaglia del Quirinale. "Il capitolo più penoso" della carriera di Di Maio, scrive Cardilli il 2 febbraio, "è stato scritto in questi giorni con i negoziati e i colpi bassi sotterranei per la rielezione del presidente Mattarella. Irrispettoso delle regole, credendosi ancora il capo del Movimento, ha manovrato nell'ombra, a latere o in modo non allineato con l'impostazione di Conte incontrando, secondo quanto riferisce la stampa, questo o quella candidata da Amato alla Moratti, dalla Casellati a Casini". Quattro giorni più tardi, arriva un sferzata ancora più netta. "La critica aperta verso Conte, fatta (da Di Maio, dna) di fronte ai reporter di tutti i TG, attorniato dai suoi pretoriani e dalle sue valchirie, è stato un atto riprovevole aggravato dalla pubblicizzazione della foto del pranzetto con la Belloni servito su un tavolo nudo, senza tovaglia, al livello di mensa aziendale. Ora Di Maio ha avuto la coscienza di dimettersi dal ruolo nel comitato di Garanzia, ma dovrà dimostrare che tiene ancora più al successo del M5S che alla conservazione del posto da ministro degli Esteri". Di Maio dovrebbe invece concentrarsi di più sul suo lavoro alla Farnesina, insiste Cardilli, "dando un segno di vita ben oltre le fanfare dei suoi continui viaggi che non mi sembra abbiano portato a casa risultati tangibili per gli interessi nazionali". 


Poi arriva la guerra, ovviamente causata da Washington. "Il fatto che l’Ucraina sin dal 2014 accarezzasse l’idea, non scoraggiata dagli Stati Uniti, di entrare a far parte della Nato, ha fatto scattare in Putin la sindrome dello accerchiamento e risvegliare l’orgoglio nazionale di grande potenza", osserva Cardilli il 3 marzo. Di Maio e Guerini vengono considerati dall’ex ambasciatore inadeguati al ruolo, "hanno fatto troppo poco e troppo tardi", e del resto è tutto l’esecutivo a dimostrare incapacità. "Il Governo italiano in questa pericolosa situazione si comporta da scolaretto ubbidiente verso l’alleato, ma da ras arrogante verso il Parlamento scavalcando la procedura dell’ottenimento della piena autorizzazione, come si conviene quando sono in gioco la pace e i principi fondamentali garantiti dalla Costituzione". 


E così, analizza il 9 marzo l’autore ospitato da Grillo, "Draghi ha forzato la mano ad un parlamento senza spina dorsale ed anziché optare per la logistica degli aiuti umanitari e sanitari ha seguito con imprudenza l'ondata anglo-franco-tedesca che vuole la politica del massiccio riarmo e dell’assistenza militare. Fornire le armi ad un paese in guerra (non una guerricciola, ma una guerra totale perché la Russia si fermerà solo dopo la 'debellatio' dell'Ucraina) significa scegliere uno schieramento militarmente, significa non poter giocare nessun ruolo diplomatico, significa essere pronti a subirne le conseguenze molto, molto pesanti".

 
Il tutto, mentre Zelensky non si rassegna a prendere l’unica decisione che porrebbe fino al conflitto. E in questo, dunque, rassomiglia un po’ a Hitler. "Il vero leader – scrive Cardilli il 9 marzo – deve prendere atto che è un sacrificio inutile condannare il suo popolo allo sterminio e fare di tutto per salvarlo alleviandone la sofferenza, le privazioni, la distruzione delle proprietà, degli impianti, dei servizi, delle scuole e degli ospedali. Solo uno psicopatico invasato come Hitler poteva comandare ai suoi soldati la resistenza a Leningrado fino all’ultimo sangue, cioè ad immolarsi in una guerra persa. Il presidente ucraino dovrebbe dismettere i panni dell’eroe, abbandonare l’invocazione ad associare nel destino di morte gli altri paesi e accettare una trattativa per una resa dignitosa che fermi il conflitto".

  
E dunque Grillo deve avere molto apprezzato queste analisi storiche di Cardilli, deve averne condiviso le critiche aspre rivolte a Di Maio, per decidere di affidargli la tribuna del suo Blog. Tutto copreso nel pacchetto base: quello da 300 mila euro all’anno.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.