(foto di Ansa)

grillini in difficoltà

La strategia di Conte: mettere in commissione esteri solo quelli che non si sono mai occupati di esteri

Gianluca De Rosa

Archiviato l'affaire di Vito Petrocelli, il M5S aveva optato per Gianluca Ferrara, salvo poi costringerlo a ritirarsi per gli stessi problemi del suo predecessore. Tra filorussissmo e antiatlantismo, ai grillini non resta che proporre per la presidenza chi non è del mestiere

“A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio”. Per cercare di mantenere la presidenza della commissione Esteri al Senato il Movimento 5 Stelle sceglie la “linea Oscar Wilde”, offrendo una rosa di nomi che di politica estera non hanno mai parlato, dunque, non possono aver detto corbellerie. Dopo le dimissioni di massa per silurare Vito Petrov Petrocelli – il grillino troppo amico della Russia di Vladimir Putin che in piena guerra, il 25 aprile quando le polemiche aleggiavano già sulla sua testa, ha pensato bene di twittare “Buona festa della LiberaZione”, con la Z putiniana – i 5 stelle vogliono mantenere lo scranno a palazzo Madama. Il voto è previsto per la prossima settimana, martedì al Senato ci sarà una riunione di maggioranza.

 

Ma la richiesta unanime dei partiti che sostengono il governo di “una figura che garantisca la posizione dell’esecutivo sul conflitto in Ucraina e abbia una chiaro profilo atalntista”  non è facile da accontentare. Il rischio blitz, anche visti i numeri, è dietro l’angolo: dei 22 membri della commissione solo 5 sono grillini (più tre dem). Forza Italia, che non ha presidenze al Senato, vorrebbe l’elezione di Stefania Craxi. Mentre il senatore di Italia Viva Davide Faraone va all’attacco: “Dove sta scritto che la presidenza spetti ai 5 stelle?”. Conte lo pretende: “Noi – ha detto ieri pomeriggio – legittimamente rivendichiamo la presidenza della commissione Esteri”. Ma per farlo il leader grillino ha capito che c’è una sola soluzione: trovare senatori che mai prima d’oggi si sono occupati di politica estera.

 

D’altronde individuare un nome “di garanzia” tra gli esperti della materia del Movimento era una missione destinata al fallimento. Il candidato naturale era Gianluca Ferrara, secondo membro grillino dell’azzerata commissione. Ma il rischio del Petrocelli bis si è subito affacciato alla finestra. Giovedì, in meno di una giornata, Ferrara è stato costretto a ritirarsi dai vertici 5 stelle. Già in mattinata era spuntata la sua pubblicazione “L’impero del male”, un pamplhet non proprio filoatlantico che racconta tutti i presunti “crimini nascosti da Truman a Trump”, dell’ “impero più potente e pericoloso della storia dell’uomo”. Nulla di nuovo d’altronde. Le posizioni filo russe, filo cinesi e di scettiscismo nei confronti degli Usa, sono state per anni il pane del M5s. Nessuno dimentica, per esempio, le sparate dell’attuale sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano che voleva l’Italia fuori dalla Nato e sosteneva che la crisi ucraina fosse stata indotta “dalle ingerenze di Ue e Usa”. Ma basta anche più semplicemente ritrovare i post del fondatore Beppe Grillo su Cina (l’ultimo è di meno di un mese fa) o Venezuela.

 

Per questo Conte ha optato per pescare tra i suoi senatori digiuni dell’argomento. Ha scelto tre nuovi nomi da inserire in commissione: Paola Taverna, Maria Domenica Castellone e Ettore Licheri. Quest’ultimo, ex capogruppo contiano finito in minoranza e scalzato nell’incarico proprio dalla Castellone, è il favorito. Taverna è vicepresidente del Senato, Castellone capogruppo. Hanno già altri impegni. Ma, soprattutto, è questione di affinità. In questo momento Licheri è presidente della commissione Politiche dell’Unione europea. Ovviamente non è la stessa cosa, ma almeno a chiacchere sembra stare in un campo semantico non troppo distante, si riducono i gradi di separazione. Oltre Licheri in realtà in commissione i grillini avrebbero un’altra opzione, Simona Nocerino. La senatrice siede lì da inizio legislatura, non è avvezza a sparate, ma non piace a Giuseppe Conte: è considerata troppo vicina all’avversario interno, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.