Una riunione del Copasir (foto d'archivio Ansa)

Il caso

Il Copasir è pronto a intervenire contro i "furbetti" delle sanzioni

Redazione

Secondo alcune segnalazioni confindustriali, ci sarebbero imprenditori italiani che violano l'embargo verso Mosca attraverso il meccanismo delle "triangolazioni" con paesi dell'ex Urss. Borghi (Pd): "Così minano la credibilità del nostro paese"

Il termine tecnico è "triangolazioni". E sta ingenerando una certa qual apprensione negli ambienti politici del nostro paese. Perché così si chiama il meccanismo che permetterebbe a diversi imprenditori italiani di bypassare le sanzioni contro la Russia, introdotte dall'Unione europea in diversi e progressivi pacchetti sin dall'inizio della guerra in Ucraina. Attraverso un'intermediazione che permetterebbe alle aziende italiane di vendere in paesi dell'ex Unione sovietica (Tagikistan, Azerbaijan e Kazakistan), che poi rivenderebbero nel mercato russo, non intrattenendo con il regime di Putin alcuna forma di embargo. Un fenomeno a quanto pare non così marginale se a volerse occupare adesso è il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir). Che si è attivato dopo le segnalazioni anonime giunte da alcuni esponenti confidustriali di primo livello, di cui parla quest'oggi Francesco Verderami sul Corriere della Sera. 

Già dalle settimane dopo quella di Pasqua, quando l'organo parlamentare sarà impegnato nelle indagini sulla missione russa in Italia ai tempi dell'emergenza Covid, si annunciano quindi una serie di audizioni con il preciso scopo di fare chiarezza sulla vicenda. Anche perché, come ha commentato sempre al Corriere l'esponente del Pd all'interno del Copasir Enrico Borghi, "c’è chi non ha compreso che dopo il 24 febbraio è cambiato il quadro geopolitico e certe cose", come appunto il commercio indiretto con il regime di Putin, "non sono più consentite. Sono motivo d’imbarazzo, siccome minano la credibilità del nostro Paese". E in effetti in molti si chiedono che peso possa avere la posizione dell'Italia ai tavoli in cui di volta in volta si stilano i pacchetti di sanzioni, qualora si venisse a sapere che c'è una parte del paese che già si adopera per evitarli. Ecco che quindi il livello di attenzione delle istituzioni si alza. 

Ma perché proprio Tagikistan, Azerbaijan e Kazakistan? Perché sono paesi con cui l'Italia ha già una buona di tradizione di export. Per quanto riguarda quest'ultimo, il nostro paese è quello con il maggior volume di esportazioni a livello europeo: soprattutto nel settore dell'energia, della moda e delle costruzioni. Non è così difficile, quindi, l'aggancio con una rete locale che permetta a chi vuole aggirare le sanzioni di poterlo fare in modo piuttosto sistematico, Certo è che a livello europeo l'esistenza di questo mercato parallelo che confligge con gli interessi del continente la leggerebbero con la massima preocupazione possibile (una preoccupazione similare s'è fatta strada nell'opinione pubblica tedesca, negli ultimi giorni). E il Copasir si dovrà incaricare di gettare una luce per circoscrivere l'esatto perimetro di questi "furbetti delle sanzioni". 

Di più su questi argomenti: