Conte fa il pacifista e striglia i deputati: "Così mi sfanculate". Ma da premier aumentò le spese militari

Valerio Valentini

Il leader del M5s se la prende coi suoi parlamentari per il voto a afvore dell'aumento dei soldi alla Difesa. Ma sia nel Conte I, sia nel Conte II, l'esecutivo rivendicava il merito di aver innalzato il tetto. E infatti Giuseppi era "il miglior amico di Trump" sul fronte Nato. "DOnald ha assolutamente ragione a chiederci di contribuire di più nel bilancio dell'Alleanza"

Ora che s’è ritagliato il ruolo del governista riluttante, striglia i suoi stessi parlamentari per non essersi opposti a un ordine del giorno che impegna il governo ad aumentare la spesa militare fino al 2 per cento del pil. “Non potete sfanculare così il presidente del Movimento”, ha ringhiato venerdì scorso, durante una riunione coi responsabili grillini del settore, costringendo poi Giovanni Aresta, deputato del M5s che del famigerato dl Ucraina è stato relatore, a una lunga arringa difensiva (“Non puoi usare queste parole con me, Giuseppe”). E dire che in effetti i deputati che hanno approvato quell’odg Conte dovrebbe ringraziarli: perché, ribadendo l’impegno Nato sul 2 per cento, hanno difeso la linea seguita dai due governi guidati dal fu avvocato del popolo. 

Fu addirittura un falco, Conte, su quel fronte. Al punto che lo stesso Donald Trump, che pretendeva dagli altri membri Nato un aumento drastico e immediato del loro contributo al bilancio dell’Alleanza, ebbe a ringraziarlo. “All’ultimo incontro del G7, quando ho posto la questione, io e Giuseppe eravamo probabilmente quelli più allineati. E’ stato lì che siamo diventati amici”. Era il 30 luglio del 2018, quando Trump pronunciò queste parole in conferenza stampa alla Casa Bianca. E Conte, che gli era accanto, confermò entusiasta: “C’è una chiara posizione del presidente Trump che io personalmente condivido. Una posizione del tutto ragionevole di cui io tengo gran conto, e anzi me ne farò latore affinché sia compresa anche dagli altri”. Insomma si potrebbe dire che Mario Draghi, e il Parlamento tutto, ha ascoltato Giuseppi, nel rinnovare l’impegno ad aumentare la spesa militare. 

E del resto, a testimoniare di uno zelo militarista di Conte, non stanno solo le sue dichiarazioni. C’è un trend chiaro, fotografato nelle leggi di Bilancio e nei dossier della Difesa durante i suoi tre anni di governo. Numeri e cifre eloquenti. Il bilancio della Difesa, stando ai dati riportati nel Documento programmatico pluriennale del ministero, parla di 20,52 miliardi nel 2018, 20,97 miliardi nel 2019, 22,47 miliardi nel 2020. L’ultima legge di Bilancio varata da un governo Conte, quella licenziata a dicembre del 2020, ha stanziato per la Difesa, per l’anno 2021, 24,58 miliardi. Il tutto, nell’anno della pandemia. Dunque, quando il leader del M5s dice, come sta facendo negli ultimi giorni, che “in questo momento ci sono altre urgenze”, viene da chiedersi se non ci fossero “altre urgenze” anche nei mesi più duri della lotta al Covid.

Quanto all’impegno Nato del 2 per cento, va detto che sia Elisabetta Trenta, ministro della Difesa in epoca grilloleghista, sia Lorenzo Guerini che le è succeduto nel Conte II, hanno sempre ribadito la volontà di aumentare le spese per rispettare quell’obbligo. Entrambi, nei loro Documenti pluriennali, cioè negli atti ufficiali di maggior valore per quanto riguarda la programmazione della Difesa, rivendicavano con orgoglio il progresso su questo fronte finanziario. “Il valore del 2 per cento – scriveva Guerini all’inizio del 2021 – non riveste un mero carattere percentuale: esso è connesso all’importanza di conferire adeguate risorse al settore della Difesa”. E del resto già due anni prima la Trenta, ministra della Difesa in quota M5s, spiegava come fosse “fondamentale poter disporre di strumenti legislativi che permettano all’Italia di garantite le adeguate risorse per finanziare il necessario ammodernamento delle Forze armate ed assicurare la piena operatività dello Strumento militare e di porsi in linea con i livelli di spesa per la Difesa dei principali Alleati europei”. Insomma, il M5s, quando guidava la Difesa, auspicava che avvenisse proprio quello che ora sta succedendo. Come biasimarli, i parlamentari grillini?

Di più su questi argomenti:
  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.