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Cingolani: "L'aumento del prezzo del gas è ingiustificato"

Il ministro della Transizione ecologica è intervenuto in Parlamento per spiegare le misure del governo per contrastare l'aumento di gas e petrolio

Redazione

Diversificare le fonti energetiche per affrancarsi dalla dipendenza russa (e non solo). Il ministro della Transizione ecologia Roberto Cingolani è intervenuto al Senato per un'informativa sulle misure che il governo intende adottare per contrastare l'aumento del prezzo dell'energia. E per spiegare qual è lo stato dell'arte dopo l'acuirsi della guerra in Ucraina, che ha comportato ricadute importanti anche dal punto di vista dell'approvvigionamento energetico. "Negli ultimi due decenni, la produzione nazionale di gas naturale si è ridotta, in parte per il calo naturale dei giacimenti e per il fatto che non si sono fatti nuovi investimenti in ricerca e produzione: 15 miliardi di metri cubi nel 2001 contro i 3 di oggi, si è passati dal 20% di una produzione nazionale del fabbisogno all'attuale situazione per cui dipendiamo al 95% del gas naturale" importato dall'estero, ha detto Cingolani facendo un primo quadro della situazione. Nello stesso tempo "le importazioni dalla Russia sono incrementate sia in valore assoluto che in percentuale, dai circa 20 miliardi di metri cubi del 2011 ai 29 miliardi di metri cubi del 2021 (38% dei consumi)", ha aggiunto il titolare alla Transizione ecologica. 

Cingolani è poi tornato sulle sue parole pronunciate la settimana scorsa: quando aveva detto che l'aumento dei prezzi energetica fosse una "vera e propria truffa". "Io non ho nessuna intenzione di sollevare problemi senza proporre soluzioni, come qualcuno ha voluto intendere, però, siccome la quantita' di gas è uguale, non dico di più, ma èuguale, non è molto giustificato il fatto che a parità di tutto il prezzo mi vada da 30 centesimi a 1,5 euro, e quindi che uno stoccaggio mi costi, da 3 miliardi di anticipo per l'operatore, a 15 miliardi, che è una cosa un po' diversa", ha argomentato oggi il ministro. La spiegazione, ancora secondo quanto detto in Aula, sarebbe presto detta. I rincari del gas sono legati "al mercato degli hub", un problema che "sta mettendo in ginocchio, non solo l'Italia ma tutti i Paesi europei. Questo interessa anche le raffinerie che faticano a produrre a prezzi normali".

Dopo aver ricordato che nel brevissimo periodo lo stop alle importazioni di gas russo non provocherebbe problemi, almeno fino al prossimo inverno, Cingolani ha detto che il governo sta valutando diverse opzioni. Prima: l'ipotesi di un price cap, la fissazione di un tetto massimo per il prezzo del gas all'ingrosso, che "porterebbe molti benefici anche sul prezzo di mercato elettrico". Questo perché "l'Europa compra i tre quarti di gas mondiale in tubazione e se dice non voler pagare più di tanto, l'esportatore non avrebbe tanti altri mercati in tubazione a cui rivolgersi". L'esponente del governo ha messo sul tavolo anche la possibilità di raddoppiare la fornitura attraverso il Tap, ma "richiederebbe almeno 45 mesi". Più veloci soluzioni come l'utilizzo di navi rigassificatrici, "anche se bisogna muoversi per tempo perché la richiesta a livello mondiale è già molto elevata". 

L'intervento integrale di Cingolani

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