Il caso

Così Salvini è uscito dall'agenda di Draghi: il premier continua a non riceverlo

Redazione

Il leader della Lega citofona a Palazzo Chigi ma il premier non lo incontra. Stessa cosa con l'ambasciata americana. E ora anche Meloni inizia a essere preoccupata per l'alleato: se cala troppo, addio governo

Comunicazione di servizio: Matteo Salvini è uscito dall’agenda di Mario Draghi. A Palazzo Chigi non si dannano l’anima: la considerano ormai una causa persa, il cruccio iniziale è diventato consapevolezza. Amen. Il premier e il leader della Lega non si vedono dai tempi del Quirinale. Sembra passata una vita: in mezzo ci sono stati il Covid per il capo del Carroccio, l’invasione dell’Ucraina e la guerra sul catasto. Ma poco cambia. Nelle stanze del governo c’è l’impressione che se  Salvini dovesse andare all’opposizione non sarebbe un dramma. Lui non si muove, ma quando può si sfoga: questo governo è di sinistra. 


La differenza fra Matteo Salvini e Giorgia Meloni in questo momento sta nelle “citofonate”. Il primo continua a chiedere un incontro all’ambasciata americana ma non riceve risposte (“le faremo sapere”), la seconda ci va senza problemi, di ritorno per giunta da un viaggio negli Usa. Sempre il leader della Lega è in attesa di essere ricevuto da Mario Draghi, mentre Meloni si è presa anche ieri, da Versailles, il plauso del capo del governo per l’atteggiamento responsabile dell’opposizione in questo momento storico così complicato. Dunque se da una parte il Capitano del Carroccio vede i complotti dietro a un sindaco polacco che gli sventola la maglietta di Putin in faccia, la capa di Fratelli d’Italia va al Quirinale, da quel presidente Mattarella che non ha votato, per assicurargli che FdI sosterrà il governo sulle decisioni che riguardano l’invasione dell’Ucraina. Qualcosa non torna. E’ chiaro. 


Salvini sconfina e perde consensi, mentre l’altra cresce nei sondaggi e nella credibilità istituzionale (Palazzo Chigi, Quirinale, ambasciata americana). Ed è il mondo alla rovescia perché mettersi all’opposizione stando al governo, senza però nemmeno incidere dall’opposizione, è una formula del tutto inedita. E soprattutto senza guadagni. Al punto che dalle parti di Fratelli d’Italia, per paradosso, iniziano a essere preoccupati: “Se Matteo cala troppo, non andremo mai al governo”. 


Meloni parla ormai da leader del centrodestra: scagiona l’alleato in difficoltà per la fascinazione putiniana, non infierisce sulla trasferta in Polonia e prova a tenere in piedi un fronte che al momento non c’è. E non solo perché, per esempio, sulle amministrative dietro l’angolo non si trova un accordo nemmeno a Viterbo, figurarsi a Palermo e Verona. I fronti per Salvini iniziano a essere davvero tanti. E in questa fase sembra non funzionare nemmeno l’altra metà della Lega, quella di Giancarlo Giorgetti, che di solito serve a controbilanciare il leader: sull’atlantismo, sui rapporti con il premier. 


Niente, questa volta anche il ministro dello Sviluppo economico pare aver perso la sua peculiarità. L’invasione dell’Ucraina ridisegna tutte le priorità, comprese quelle politiche. Il fattore Salvini viene messo in conto a Palazzo Chigi, ma nessuno gli dà peso. Per la serie: faccia quello che vuole. Sul catasto la mediazione è stata cercata con Forza Italia, sulla guerra si cercano (e si trovano, finora) le sponde di Fratelli d’Italia. E il leader del Carroccio inizia a prendere le sembianze di un mistero.   

Di più su questi argomenti: