(foto Ansa)

Dalla concorrenza alla flat tax: tutte le trappole putiniane di Salvini a Draghi

Luca Roberto

Dopo l'inciampo sul catasto, il segretario leghista non vuole rinunciare alle battaglie di bandiera. Così le torsioni del Carroccio possono mettere in crisi il governo

Nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo per il catasto ed ecco che davanti a Draghi si para una strada irta di pericoli. Di trappole putiniane cucite dalla Lega attorno al percorso del premier e del suo governo. Che sarebbe pure in tutt'altre faccende affaccendato, impegnato com'è a fare la spola tra Roma e Bruxelles per studiare insieme ai partner europei e internazionali una risoluzione del conflitto in Ucraina. Oltre che predisporre le contromisure economiche, a partire da una modifica del Pnrr. E che invece a casa è costretto a fare i conti con un partito che le sta provando tutte pur di farlo ruzzolare giù dalle scale di Palazzo Chigi. Così che per quanto potesse sembrare assurdo, agli albori di una guerra che potrebbe essere pur sempre mondiale, in Italia la crisi la si è sfiorata non sulla decisione o meno di intervenire militarmente contro Putin, ma sul catasto. In ultimo ier sera, quando la delega fiscale in discussione alla Camera ha visto, in commissione Finanze alla Camera, Lega e Forza Italia votare compatti contro il governo sulla riforma degli estimi catastali. Emendamento alla fine accantonato per un solo voto. Nella riedizione di quanto si era potuto già apprezzare non più tardi di una settimana fa. Al punto che qualcuno aveva suggerito: ma non è che a Salvini, da sempre estimatore di Putin, convenga alimentare artatamente questo clima di instabilità

 

Nella suddetta commissione, dove vige un equilibrio che può essere fonte d'apprensione perenne pe Draghi, siede Claudio Borghi, il piede di porco del salvinismo distruttivo entro la Lega: sua l'idea di uscita dall'euro, dei minibot al preciso scopo di apparecchiare l'Eurexit del paese, delle continue torsioni leghiste su vaccini e green pass. E non può certo lasciare sereno il governo la constatazione che Borghi era pur sempre quello che, nel 2016, mentre era opinione diffusa cercare di smarcarsi o quanto meno mantenere una certa distanza da Putin, lui ostentava sicumera: "Ai fessi che prendono in giro Salvini, ricordo che lui con largo anticipo ha puntato su Putin, Trump e Le Pen. E voi, geni della geopolitica?". La storia si è incaricata di collocare, adesso, Borghi nella posizione di giocare un ruolo centrale nelle prossime partite che vedranno il governo esposto alle mille trappole parlamentari. Perché la delega fiscale non è mica finita qui. E già tra i leghisti è presa a girare la convizione che è adesso il momentum per alzare la posta. Così già nelle prossime settimane ci riproveranno a porre un inciampo e questa volta lo faranno sulla flat tax. Che si vorrebbe portare per tutti a 100mila euro e che ovviamente sfiderà le ragioni non soltanto dei colleghi d'esecutivo e del presidente del Consiglio stesso, ma pure di semplice buonsenso.  

 

Eppure Salvini è intenzionato ad andare pure oltre. Perché sulle concessioni balneari nell'ultimo Consiglio dei ministri dedicato la Lega alla fine si è fatta convincere a votare secondo le indicazioni dell'ex presidente della Bce. E però, subito dopo, ha fatto capire dove andasse a parare: a uno stravolgimento (annacquamento?) parlamentare. Con il leghista Gian Marco Centinaio che subito si affrettava a parlare di "migliorie" da apportare insieme "alle associzioni di settore". Che poi sono quelle che sempre si sono opposte all'allestimento delle gare per la concessione delle spiagge.

Per non parlare del Mes. La cui riforma deve essere ratificata oramai solamente dall'Italia. E su cui pesa la storica contrarietà della Lega. O la fine dell'applicazione del green pass, per cui si è già ricreato un asse gialloverde con i Cinque stelle. Per questo, è il ragionamento che viene fatto in queste ore, i blitz sul catasto sono visti come precedenti pericolosi. La Lega e Salvini sembrano non voler rinunciare ai loro totem, coltivati anche nel momento in cui il partito era il più putiniano d'Europa. Adesso rischiano di far saltare il banco nel mezzo di una guerra vera e sembra quasi la chisura di un cerchio. 

Di più su questi argomenti: