Matteo Salvini (Ansa)

Salvini destabilizza il governo mentre Putin attacca l'Europa. A chi fa comodo? Ops! 

Salvatore Merlo

La strategia della Lega che scatena una battaglia parlamentare sul catasto durante una guerra, fa sorgere più di un dubbio. E ora anche nelle stanze dell'esecutivo si chiedono: a quando risalgono esattamente gli ultimi “rapporti politici” tra il Carroccio e il partito-apparato del presidente russo? 

Mai, prima di giovedì, insomma mai prima della crisi ucraina, Matteo Salvini aveva davvero messo in dubbio e a rischio la tenuta del governo. Nell’ultimo anno, al contrario, pur di mantenere in piedi Mario Draghi, il leader della Lega si è sistematicamente rimangiato ogni singolo rigurgito della sua stessa propaganda rancida. Anche a costo di perdere voti. Dall’obbligo vaccinale fino al green pass. E infatti mai, prima di ieri, un dirigente della Lega come Riccardo Molinari, il capogruppo alla Camera, si era spinto a manifestare perplessità sulla sopravvivenza del governo di unità nazionale. E su cosa, poi? Sulla riforma del catasto, una cosa che entrerà forse in vigore, chissà, un giorno del 2026. Nessuno vuole pensare che Salvini sia una delle tante talpe di Putin sparse per il mondo, il piccolo sabotatore che scava sotto terra e piazza l’unico ordigno di cui dispone per destabilizzare un paese cardine dell’Unione europea e della Nato: i voti della Lega in Parlamento. È certamente impossibile. 

 

Eppure la Russia invade l’Ucraina, Putin minaccia l’uso delle armi nucleari contro i paesi occidentali, contro l’America e contro l’Europa, insomma contro di noi. E lui che fa? Lui dice che si tiene “le mani libere” sul... catasto. Così, nella notte tra giovedì e venerdì, proprio su questo provvedimento vago, ecco che Salvini ha scatenato la guerra parlamentare della Lega e degli ascari di Forza Italia, che sono evidentemente la sua Bielorussia. Per poco l’altra sera Salvini non ha provocato una crisi che avrebbe avuto l’effetto di far saltare in aria il governo, Draghi, e la testa di un paese che in queste ore delicatissime sta piantato come un chiodo al centro dell’alleanza atlantica. E su cosa? Per cosa? Per il catasto. Sul serio? Proprio mentre l’intero sistema militare europeo è in allerta contro un dittatore, Putin, che in questi anni ha dimostrato di sapersi infiltrare persino nella vita democratica degli Stati Uniti d’America. Condizionandola. Con interferenze e una pioggia di rubli. Anche in Europa.

 

Non molto tempo fa si è scoperto che nel 2014 Marine Le Pen ottenne per il suo partito un prestito di 9 milioni da una banca privata moscovita. Tre anni dopo Le Pen chiedeva, guarda caso, l’abolizione delle sanzioni alla Russia. Come Salvini. Così la domanda è inevitabile. E in queste ore aleggia anche nelle stanze del governo a Roma: a quando risalgono esattamente gli ultimi “rapporti politici” e gli ultimi contatti tra Matteo Salvini e il partito-apparato di Vladimir Putin? A tanti piacerebbe saperlo. E sarebbe forse anche giusto,  utile a dissipare qualsiasi ingiustificato sospetto, che sia lo stesso Salvini a chiarirlo. Al contrario il segretario della Lega deposita tulipani bianchi davanti all’ambasciata ucraina, non riesce a pronunciare il bisillabo “Pu-tin”, ma in compenso, dopo il blitz fallito sul catasto, ora minaccia la stabilità del suo governo anche su altri provvedimenti. Compreso il cosiddetto decreto concorrenza, certamente più rilevante dei combattimenti di qualche ora fa intorno ai sei reattori di Zaporizhzhia. Il più grande impianto nucleare d’Europa. Salvini destabilizza l’Italia mentre Vladimir Putin attacca l’Europa. Cui prodest? A chi fa comodo?

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.