(foto Ansa)

la crisi ucraina

Guerini e Di Maio, i due ministri al fronte

Luca Roberto

Il ministro della Difesa: "Dall'Italia nessuna esitazione. La Russia faccia un passo indietro". E il titolare della Farnesina, che oggi riferirà in Parlamento, chiede all'Ue di essere "irremovibile sul ritiro delle truppe russe"

Hanno l'avallo e la fiducia di Palazzo Chigi. Sul versante italiano, sono le due figure chiave per la gestione della crisi ucraina. Così da giorni i ministri Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio sono impegnati in un'intensa attività diplomatica per evitare l'escalation con la Russia. E in queste ore le loro parole non passano sotto traccia. "La violazione dell’integrità territoriale di un Paese non è accettabile e costituisce una minaccia alla pacifica
convivenza di popoli e Stati. Il riconoscimento da parte della Russia delle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk, oltre a violare gli accordi di Minsk, mettearischio gli sforzi per risolvere il conflitto
", ha detto questa mattina il titolare della Difesa intervistato dal Corriere della sera. Lasciando capire che il nostro paese si muove nel solco di quanto deciso dalla Nato, che con l'Unione europea "continua a lavorare incessantemente per una soluzione politica".

Ieri era stato per primo il presidente del Consiglio Draghi a mettere sul tavolo le sanzioni contro Putin, nonostante la "via del dialogo resti essenziale". E per dare sostanza a quest'ultimo punto il premier non ha rinunciato all'ipotesi di volare a Mosca per vedere il presidente russo, come si vocifera da un po' di giorni, pur non essendoci ancora una data precisa. Nel frattempo, però, le posizioni del governo sono portate avanti dai due ministri più esposti. Come Guerini, per l'appunto, che sempre al Corriere ha detto che da parte dell'Italia "non ci sarà alcuna esitazione" nel predisporre sanzioni a livello comunitario per il rischio di ricevere ritorsioni in campo energetico. Ma anche da parte di Di Maio ci sono state prese di posizione alla luce del solo: solo ieri, partecipando al Consiglio dei ministri degli Esteri europei a Parigi, ha chiesto all'Unione europea di "essere ferma e irremovibile rispetto alla pretesa di ritirare le truppe russe dall'Ucraina e riportare il dialogo e il confronto diplomatico e al tavolo". Suggerendo ancor di più la linea della fermezza per quanto riguarda l'ammontare complessivo delle sanzioni da erogare nei confronti di Putin.

Oggi poi il ministro degli Esteri interverrà in Parlamento per un'informativa sulla crisi. Alle 12 sarà al Senato e alle 16 alla Camera. Un'intervento atteso anche se molte forze politiche (compreso il Pd di Enrico Letta, non solo i gruppi di Giorgia Meloni) avevano chiesto che a riferire in Aula ci fosse il premier. Ma il fatto che il compito sia stato delegato al titolare della Farnesina è forse un ulteriore elemento con cui il governo, in questa fase così convulsa sullo scacchiere internazionale, vuole dire: dei nostri due ministri ci fidiamo ciecamente. Un po' come quel "i miei ministri sono bravissimi" pronunciato da Draghi meno di una settimana fa.