Il caso

"Torneremo presto in Rai". Il M5s pressa Conte, complici i sondaggi non bellissimi

Simone Canettieri

Gubitosa placa le proteste a nome del capo grillino. Prima un'iniziativa pubblica per riformare la tv di stato, poi il rientro

“Tranquilli, tranquilli: torneremo in Rai”. Michele Gubitosa, affabile vicepresidente del M5s, sparge speranze. In tanti vogliono sapere quando finirà l’autoesilio. La mossa di Giuseppe Conte non è stata apprezzata da tutti. Anzi. E più passa il tempo, più i sondaggi sembrano non sorridere e più avanza il bisogno di tornare nella tv pubblica. Nel salotto di Bruno Vespa, nei programmi di intrattenimento, nei tg con interviste di un minuto, ma sparate all’ora di pranzo e cena. “Io non sono stato d’accordo con questa scelta: e l’ho detto pubblicamente”, dice Sergio Battelli, presidente della commissione Affari europei. 

Il fatto è che i grillini prima erano molto esigenti con la Rai: chiedevano di imporre le regole d’ingaggio. Era il “codice Rocco” (nel senso di Casalino). “Partecipiamo a questa trasmissione solo siamo da soli”. Oppure: “Chi è il giornalista? E gli altri ospiti?”. Erano altri tempi, certo. Ma adesso che l’offerta televisiva si è ristretta le tv private posso anche dire: noi apparecchiamo il programma così, se volete venire bene, altrimenti andate in Rai. Sapendo che per il momento non ci ritorneranno. E allora l’altra sera alla Camera è accaduto un siparietto surreale. Termina l’iniziativa di Letta e Conte. Selva di telecamere e microfoni intorno al presidente M5s. Assembramento. I commessi: “Basta, scioglietevi: è pericoloso”. Una giornalista del Tg2 è rimasta in disparte. Chiede una battuta a Conte: sarebbe un’intervista singola. L’ex premier tergiversa. Prima le dice di sì. Poi riconosce il gelato rosso della testata. E allora le dice di no: “La prossima volta, arrivederci”. Giornalista rassegnata, ma c’ha provato. Per scendere da questo Aventino, Conte ha in mente un’iniziativa su come riformare la tv pubblica. Sarà la solita fiction. Ma tant’è.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.