QUIRINALIA

Chi va in finale al Quirinale se poi Jorginho sbaglia i rigori?

Antonello Capurso

Il conto alla rovescia si avvicina. In molti concordano sulla mancanza di regia attorno all'elezione del capo dello stato. Così spuntano candidature inverosimili, tanto che qualcuno lancia addirittura Gianni Vattimo

I Mondiali in forse. L’onorevole Stefano Fassina (Leu) ritiene che “per nessuno sarà facile andare al Quirinale e l’operazione Draghi senza un accordo sarebbe rischiosa, strumentale per precipitare il paese a elezioni anticipate. Ci vorrebbe una regia politica che faccia convergere tutti sull’interesse nazionale, ma uno Jorginho non c’è e se c’è sbaglia pure i rigori decisivi”.


Preferiti alla rinfusa. L’onorevole Stefano Fassina (Leu) confida: “I miei presidenti preferiti sono Pertini, Ciampi, per la sua riscoperta del senso di patria costituzionale, e Mattarella. Ma attenzione, i nomi vanno scritti in ordine rigorosamente non cronologico”.


Superesperti 1. Angelo Sanza, avendo partecipato all’elezione di sette capi di stato, è tra i maggiori conoscitori delle dinamiche che portano al Quirinale. In Transatlantico a Montecitorio tuttavia si guarda intorno perplesso, e argomenta: “La platea non è controllabile. Quindi a oggi si deve insistere su un uomo simile a Mattarella, tipo Amato, che sia una garanzia per il governo Draghi. Il fatto è che quest’uomo lo può indicare solo Draghi ma, siccome questo non sarà possibile, il punto di convergenza al Quirinale è Draghi stesso”.


Superesperti 2. Angelo Sanza vede la mancanza di una regia intorno al rinnovo del Quirinale e infatti chiarisce: “Il problema ruota intorno ai playmaker. Chi fa il playmaker? Se Silvio Berlusconi giocasse da playmaker e non per se stesso, il presidente lo sceglierebbe lui e passerebbe alla prima votazione. Ma non sarà così”.


Grandi ritorni: la falce e martello. Il Partito comunista, guidato da Marco Rizzo, è tornato in Parlamento, rappresentato dal senatore Emanuele Dessì (ex M5s) che ha potuto fondare, pur da singolo, la componente comunista all’interno del gruppo Misto grazie al regolamento che autorizza componenti single dei partiti che si sono presentati alle ultime elezioni. Rizzo ritiene comunque invotabili al Quirinale tutti i candidati di cui si parla, nessuno escluso: “Noi – confida – non aderiamo a nessun nome, non buttiamo giù uno dalla torre ma buttiamo giù tutta la torre. Quindi cerchiamo una personalità della vera sinistra, come per esempio, e sottolineo per esempio, Gianni Vattimo, un intellettuale di grande prestigio, il più grande filosofo vivente… Non sarebbe male”.


Sa di non sapere. Il senatore Emanuele Dessì (Partito comunista) concorda con le analisi di Marco Rizzo: “I nomi circolati finora per me sono tutti improponibili. Invece con Rizzo ci siamo trovati subito d’accordo sul nome di Vattimo. Però Vattimo ancora non lo sa”.


Tollerabili. I diciotto espulsi dal Movimento 5 stelle confluiti nel gruppo Misto della Camera sono in cerca di un nome condiviso da votare al Quirinale. L’onorevole Rosa Menga conferma che “ci vediamo, parliamo, ma ancora non abbiamo trovato nessuno. Tra noi ex 5 stelle qualcuno ha ipotizzato Rosy Bindi, ma non c’è una convergenza”. L’onorevole sottolinea come invece ci sia concordia nel ritenere “invotabili e in cima ai veti Draghi e Berlusconi. Anche Gentiloni francamente lo eviterei, e Marta Cartabia non sarebbe votata né dal M5s né da noi espulsi. Più tollerabili per me sarebbero invece Casini, che non mi dispiace, e Amato”.


Work in progress. L’onorevole Emilio Carelli (Coraggio Italia) prevede: “Draghi può passare con un accordo già alla prima votazione. Se invece Draghi salta, tutto è possibile e in pole position passa Silvio Berlusconi. Se salta anche Berlusconi, in campo ci sono le donne”.
 

(continua - 3)

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