Stefano Fassina (foto Ansa)

il testo torna al senato

"Sul ddl Zan il Pd faciliti la massima convergenza possibile", dice Fassina (LeU)

Marianna Rizzini

"L'Inasprimento delle misure antidiscriminatorie è sacrosanto. Ma non si può assoggettare a una norma penale il superamento della dualità uomo-donna". Intervista al deputato di Liberi e Uguali

Il ddl Zan rischia l'affossamento nell'Aula del Senato. Che fare? Il segretario del Pd Enrico Letta si è appellato ieri al buon senso “per arrivare al risultato” mentre da Italia Viva Maria Elena Boschi ha chiesto “modifiche condivise”. Da LeU Stefano Fassina, interpellato in proposito, sottolinea “la necessità”, quando si interviene “su un tema delicato come i diritti civili”, di trovare “la massima convergenza possibile, tanto più quando fai assistere quei diritti da una normativa penale”. È “condizione necessaria”, dice Fassina al Foglio, “che tutte le forze politiche si impegnino in questa direzione e si assumano questa responsabilità. Quindi saluto positivamente il fatto che il Pd abbia deciso di aprire al confronto per facilitare la convergenza”. 

Ddl Zan, Fassina: "Non si può superare la dualità uomo-donna con una legge"

Fassina si era già mostrato critico rispetto ad alcuni punti del ddl. E ribadisce: “Le norme che riguardano l’inasprimento delle misure antidiscriminatorie sono sacrosante, ma per quanto riguarda la lettera D dell’articolo 1, quello che parla dell’identità di genere, ci sono norme che si configurano come visione antropologica – legittima, ma di parte. Nel senso che non è stata esplicitata, condivisa e discussa, e quindi, a mio avviso, non può stare nel disegno di legge e diventare progetto educativo universale”. La definizione di identità di genere va espunta dalla legge, dice Fassina. E verrebbe a quel punto meno gran parte della resistenza che riguarda l’articolo 7: “Se dalla legge si toglie l’identità di genere, la Giornata contro la discriminazione omo-transfobica diventa ‘praticabile’ anche per la componente del sistema pubblico dell’istruzione che reclama legittimamente la violazione della propria libertà di avere una propria idea di persona. Ma ripeto: penso che sarebbe gravissimo per il nostro stato di diritto non intervenire sull’articolo 1 lettera D. Non si può assoggettare a una norma penale una pur legittima visione del superamento della dualità uomo-donna. Si rischia un arretramento di cultura politica. Credo anche che si possa eliminare l’articolo 4: non era contenuto nel testo iniziale e alla Camera era stato introdotto per rispondere alle critiche che venivano dal centrodestra sul rischio di un reato di opinione. Togliendo la definizione di identità di genere l’articolo si può rimuovere, con il suo portato di arbitrio giurisdizionale”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.