Il caso

Il Salvini furioso adesso medita di azzerare Giorgetti: via dalla segreteria

Il capo del Carroccio è pronto a rispondere all'assalto del suo ex braccio destro e intanto stringe alleanze con i sovranisti ungheresi e polacchi

Simone Canettieri

Il leader della Lega è offeso e pieno di rabbia nei confronti del vice. Oggi il consiglio federale per lanciare la conta a dicembre e sfidare il ministro dello Sviluppo economico che "sembra Fini"

Altrimenti ci arrabbiamo. Matteo Salvini fa davvero il Bud Spencer della situazione. Ma contro Giancarlo Giorgetti,  che non è più, e da un pezzo, il suo Terence Hill. I dispacci che arrivano dal leader della Lega, umiliato dal suo vice, è roba da guerra. Piena trincea. “E’ come Gianfranco Fini”: è il soprannome che filtra ancora una volta. Per bollare, in termini dispregiativi, l’uscita del ministro dello Sviluppo economico dell’altro giorno (“Matteo non ha credibilità internazionale”). Salvini dice che fatica a tenere a bada la “rabbia” dei coordinatori regionali pronti – ma vediamo se accadrà – ad azzannare al collo il “Grillo parlante” G.G. Oggi si vedrà. E’ in programma un consiglio federale. Intanto ieri Salvini ha  messo in campo tre mosse contro il suo tenebroso (ex?) consigliere. Gli ha risposto sul fronte alleanze europee. Lo ha sfidato alla conta a dicembre e  fa girare  la voce che ha  una pazza voglia di azzerare la segreteria. Che fai mi cacci? Sì. Boh. Forse. No.  

Lega, i dettagli dello scontro tra Salvini e Giorgetti

Salvini si sveglia, legge i giornali e capisce che Giorgetti l’ha fatta davvero grossa. Non lo chiama. Non lo vuole sentire. Fa trapelare che il corpaccione del partito è pronto a seguirlo in questa battaglia fratricida. E che anche Zaia & Fedriga saranno neutrali come la Svizzera. C’è anche chi sostiene il contrario: Giorgetti è andato sotto il gozzo di Salvini perché sa di avere le spalle coperte dai governatori, uno dei quali, quello del Friuli Venezia Giulia studia da nuovo leader della Lega. E da un pezzo. 

E comunque il Salvini furioso, che è anche offeso e si sente tradito, annuncia il menù del consiglio federale odierno.

Salvini e quell'idea di azzerare la segreteria della Lega

Questa mattina dalla Camera (ci sarà G.G.?) sarà annunciata la grande assemblea programmatica della Lega “da fare entro la fine dell’anno a Roma”. A dicembre. “Saranno coinvolti tutti i rappresentanti del partito: sindaci, governatori, parlamentari, eurodeputati, membri del governo”. Il Carroccio al momento non ha ancora in programma, per norme statutarie molto bizantine, un congresso. E dunque l’appuntamento di dicembre sarà l’occasione della conta. Del “basta ambiguità”. Del “la linea la do io”.

E del “vediamo se Giorgetti ha gli attributi per sfidarmi”. Nella testa di Salvini – piena di pensieri cangianti, si sa – ora gira la voglia di “azzerare” la segreteria. A partire dal vice che parla come un capo, dal leader della corrente Meryl Streep (“Che barba!”) che si oppone a quella di Bulldozer-Salvini. “Che poi a forza di dire che Draghi deve andare al Quirinale subito mi risulta che a Palazzo Chigi siano poco contenti: così lo brucia”, dice ancora Salvini a chi gli telefona. All’ex capitano piace essere coccolato, tirato su di morale. I fedelissimi lo rincuorano e gli dicono che questa, Matteo caro, non è la tua Salò. Sarà.

 
Comunque per chiudere la saga, bisogna anche registrare un’altra cosa accaduta ieri. Salvini si è confrontato in videoconferenza con Mateusz Morawiecki, presidente della Polonia e capo del partito sovranista Pis, e Viktor Orbán, presidente dell’Ungheria e leader del partito ultraconservatore Fidesz, con l’obiettivo di formare un nuovo gruppo parlamentare europeo di destra sovranista. Una rispostina al cianuro a chi, come Giancarlo Giorgetti, vorrebbe far entrare la Lega nell’orbita dei Popolari europei. Fin qui i fatti e le intenzioni future. Oggi c’è il consiglio federale: uscirà l’esercito di Bud Spencer pronto a urlare al ministro dello Sviluppo economico “caro Giancarlo anche gli angeli mangiano fagioli”?

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.