passeggiate romane 

Letta vede Conte e pensa a Gentiloni per il Quirinale 

Il Colle, la riforma del sistema elettorale, l'incognita del voto anticipato e le geometrie variabili delle coalizioni. Tutti gli equilibri interni al quadro politico 

Si fa presto a dire Gentiloni. Nei giorni scorsi qualche quotidiano ha dato quasi per scontata la decisione di Enrico Letta di candidare al Quirinale il commissario europeo. Ma le cose non stanno esattamente così. Per carità, tra loro i rapporti sono ottimi. I problemi sono altri. Riguardano, cioè, i presunti alleati del leader dem nell’operazione Quirinale. Il primo problema riguarda il M5s. Giuseppe Conte ha sempre saputo che Gentiloni non stravedeva certo per il suo secondo governo. Non solo, il M5s è ancora in grandissima fibrillazione, le divisioni interne non si sono certo rimarginate e perciò nessuno nel Pd si fida adesso di fare un accordo blindato con i grillini. Meglio aspettare un altro po’ per capire quale sia la effettiva tenuta dei gruppi parlamentari pentastellati. Poi ci sono Matteo Renzi e Carlo Calenda. Il primo, chiaramente, non ha nessun motivo per favorire il Pd, togliendo le castagne dal fuoco a Letta. Il leader di Italia viva è pronto a far saltare ogni operazione che il segretario dem abbia in mente. Poi c’è Calenda. E’ vero che è stato proprio il capo di Azione a candidare Gentiloni al Colle, ma anche lui, come Renzi, non ha nessuna ragione per rendere la vita facile ai dem. Per paradossale che possa sembrare, alla fine, i sostenitori più leali di questa candidatura potrebbero essere i parlamentari di Forza Italia, visti i buoni rapporti che intercorrono tra il commissario europeo e una parte di quel mondo, a cominciare da Gianni Letta. Per questo motivo Letta non ha ancora veramente deciso il da farsi. Ma una cosa è chiara: il segretario del Pd non vuole assolutamente bruciare, nello scrutinio segreto, una candidatura autorevole come quella di Gentiloni. Le cui chances restano dunque altissime, perché il suo profilo si attaglia alla perfezione a quello del possibile successore di Sergio Mattarella.  

 

Infine c’è un altro aspetto di questa vicenda che spesso si tende a sottovalutare: chi dice che Letta non voglia veramente andare alle elezioni anticipate? Nel suo partito le spinte sono fortissime. Domani non se ne parlerà in Direzione (se qualcuno vi accennerà lo farà di striscio) ma finché non verrà sciolto definitivamente questo nodo anche la partita del Quirinale resta aperta. Nel caso di elezioni anticipate, infatti, Letta ha un solo candidato: Mario Draghi. Nulla è stato ancora deciso, ma la tentazione di fare il premier con una figura così autorevole al Quirinale a fargli da sponda è grande…

 

La voglia di proporzionale è come un fiume carsico: appare e scompare in ogni legislatura. E l’attuale non è diversa dalle altre. Nel caso in cui non si andasse al voto, infatti, in molti puntano a un sistema elettorale di questo tipo. E’ chiaro che la partita si giocherebbe solo dopo il Quirinale. Ma i proporzionalisti sono già pronti ai nastri di partenza. Più di mezzo Pd è a favore del proporzionale, il M5s è posizionato non da ora su quel sistema e neo proporzionalisti sono diventati anche Renzi e Calenda. Tutti sono convinti che dopo le elezioni del successore di  Mattarella anche Berlusconi scarterà dal centrodestra e si attesterà sul proporzionale. Salvini e Meloni, come si sa, sono contrari e anche Enrico Letta, in alcune sue recenti dichiarazioni, ha ribadito di essere favorevole al maggioritario, pur dicendosi convinto che, alla fine, in questa legislatura non si riuscirà a fare una riforma elettorale e che perciò resterà in vigore il Rosatellum. Ma alcuni autorevoli esponenti dem sono convinti che il segretario possa cambiare idea appena vedrà che anche Berlusconi si sta spostando sul proporzionale.  


Queste e altre sono state le incognite di cui Letta ha parlato a pranzo con Conte. Pur non credendo alle indiscrezioni che vorrebbero il M5s desideroso di andare a votare al più presto, il segretario dem ha ribadito al presidente grillino che “il governo Draghi è il nostro governo”, rinnovando la necessità di lavorare per allargare il campo progressista. “Per la prima volta, la coalizione progressista supera nei sondaggi quella della destra”, ha detto Letta, che di questa coalizione intende presentarsi come federatore. Anche per questo prevede di incontrare a breve anche Calenda e Renzi. Quanto a un’eventuale collaborazione con pezzi di FI, anche in ottica proporzionalistica, Letta e Conte hanno convenuto che è inutile parlarne prima dell’elezione del nuovo capo dello stato. Sarà quella l’occasione in cui la compattezza del centrodestra verrà messa alla prova.