Il racconto

Sbornia Pd per Gualtieri. Letta frena gli entusiasmi: "Elezioni? Avanti con Draghi"

La piazze, le voci, i protagonisti della vittoria dei dem a Roma. Con vista sulle prossime elezioni

Simone Canettieri

A Roma vince il Pd e subito parte il toto giunta. "Mi hanno promesso che divento assessore". Il segretario del Nazareno stoppa chi vuole andare al voto dopo il Quirinale: "Avanti con questo premier fino al 2023" 

Una bella chioma rossa si avvicina a Enrico Letta. Si abbassa la mascherina. “Enri’, so’ Simona Marchini: ti ho portato una bottiglia di champagne per festeggiare”.  Il segretario del Pd riconosce l’attrice. La ringrazia e prende il cadeau. Sul palco il sindaco Roberto Gualtieri annuncia che ripulirà Roma. Piazza Santi Apostoli. Aria di Ulivo e di Unione. “Non è un caso se stiamo qui”, dice Letta al Foglio. Segretario, ma Giuseppe Conte? “Non l’ho sentito”.   

Aria di festa. Bandiere del Pd, certo. Ma anche di Sinistra italiana, Partito socialista, Demos (movimento vicino alla comunità di Sant’Egidio), Rifondazione comunista, Luciano Nobili, vessillo del renzismo, gli immancabili Quattro mori.

Sul palco Gualtieri ripete che sarà “inclusivo”. Ringrazia Carlo Calenda per il programma (applausi diffusi). E cita Virginia Raggi (brusii tendenti ai fischi e ai buuuuu).

I “Nostri anni” di  Tommaso Paradiso ormai da ore accompagna l’ex ministro dell’Economia che si infilerà la fascia tricolore (Fanculo tutto/ Questi sono i nostri anni, i nostri anni). Letta accarezza Beatrice Lorenzin (“Visto che abbiamo combinato?”). Dà il cinque a Nicola Zingaretti (“Ma vogliamo parlare di Latina? Pazzesco!”). Spunta l’ex ministra Paola De Micheli, avvolta in un morbido cappottino bianco: “Questa roba è merito di Enrico, è stato l’unico a crederci. O comunque più di tutti”.  


E’ appena sceso dal palco Goffredo Bettini. Tutti  cercano il “monaco del Pd”. D’altronde siamo a Roma, il giardino  dei suoi pensieri. Non vuole farsi fotografare. Bettini chiede di Trieste. “Abbiamo perso? Mannaggia”. Gli dicono di Benevento. “Mastella? Allora abbiamo vinto anche lì”.

Si ride. Era dal 2013 che il Pd non annusava l’odore, inebriante ma pericolosissimo del Campidoglio. “A differenza di Ignazio Marino, che diceva ‘non è politica è Roma’, questa volta è tornata la politica”, dice Matteo Orfini, che fu il commissario del partito che mandò i consiglieri comunali dal notaio a sfiduciare il Marziano. In questa piazza si fanno e disfanno almeno tre giunte. Volti famelici. “Io dovrei fare l’assessore, così mi è stato detto. Ma non mi citi, eh”, ci dicono in sequenza almeno cinque persone.  

Ecco Lorenza Bonaccorsi, neo presidente del I municipio, romanzo italiano del partito della Ztl: “Gentiloni mi ha appena scritto un messaggio”. Ovvero? “Bulgara”. Nel senso che ha stravinto. Sensazione di leggera follia, voglia di innocenti evasioni. Meglio ritornare da Letta. Allora segretario, elezioni politiche il prima possibile? “Piano. Ho già detto di no. Adesso dobbiamo pensare al paese. Mario Draghi deve continuare a stare a Palazzo Chigi”. Il segretario del Pd scherza con chi gli dice che ormai è a capo di una “serena” e “gioiosa macchina da guerra”. Due allusioni su cui ridere. E da esorcizzare.

Il fatto  è che non si trovano più i grillini. Dove sono? “Conte? Ha dato una grossa mano a Gualtieri al secondo turno”, se la cava così Letta. Poi in effetti spunta l’ex Avvocato del popolo su Facebook. Ringrazia  Raggi & Appendino (“faranno un’opposizione costruttiva”) e annuncia “subito” la nuova riorganizzazione interna del M5s. Ma qui in piazza nessuno  pensa ai grillini. Almeno adesso. “Saranno fondamentali per l’alleanza alle politiche, alle amministrative non sono mai andati forte, dai”, dice ancora De Micheli.


E Gualtieri? Ha appena finito di parlare. Di fatto ha ripetuto il discorso delle 16.21. Magari con maggiore trasporto. Nella sede del suo comitato elettorale – ex fabbrica della Coca-Cola in zona Tiburtina, poi diventata discoteca – si sapeva già tutto. L’unico “nooooo” è arrivato prima delle 15 quando la tv ha ritrasmesso il gol annullato alla Roma contro la Juve. Alle 14.30, a urne aperte, si impilavano già bottiglie di spumante in frigo. Poi il primo exit poll. Il boato e l’esultanza comunque contenuta del neo sindaco. E’ fatto così. Forza tranquilla. Nel suo intervento dice che “allargherò il campo”. E poi lancia “un patto per Roma”. Per trasporti e rifiuti. E qui si entra nel solco di Draghi. Al comitato tutti cercano i Gualtieri boys che furoreggiarono al ministero dell’Economia: Ignazio Vacca (capo segreteria), Luigi Coldagelli (portavoce), Claudio Mancini (deputato e consigliere particolare). Arriva pure Luca Bergamo, ex vicesindaco di Raggi. Al bancone del comitato si parla di: city manager, giunta, capo di gabinetto, Ama e Atac. Gualtieri si misurerà sulla squadra che metterà in campo. Per ora ride. Non si scompone. Sa cosa lo aspetta. Sa cosa si aspetta Letta. E soprattutto Roma.

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.