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La sindrome Volonté

Lamorgese in affanno. Meloni: “Calcolo negli scontri: è la strategia della tensione”

Simone Canettieri

Castellino e Forza nuova sono stati lasciati di proposito a briglia sciolta, sostiene la destra. L’accusa è grave. Ma di sicuro in piazza del Popolo più di qualcosa è andato storto. Viminale sott'attacco 

Attenzione: c’è un salto di qualità. Al Viminale non c’è più un ministro che deve dimettersi perché “incapace”. No, deve lasciare perché dietro agli scontri e all’assalto di sabato alla Cgil c’è stato “un calcolo”. Una regìa dello stato che “ci fa tornare agli anni bui”. Lo sostiene Giorgia Meloni. Lo pensa tutta la destra italiana. La teoria è la seguente: Castellino e Forza nuova sono stati lasciati di proposito a briglia sciolta. Liberi di devastare per delegittimare “una piazza pacifica che manifestava contro il governo e il green pass”. Fratelli d’Italia è dunque in preda alla “sindrome Volonté?”.  Siamo davanti a “Un’indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”? L’accusa è grave. Ma di sicuro in piazza del Popolo più di qualcosa è andato storto.


Camera dei deputati, question time con il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese richiesto da Francesco Lollobrigida. La cui linea è: si vuole colpire l’unica opposizione presente nel paese. E per farlo, sostiene il capogruppo di Fratelli d’Italia, è stato tirato fuori dal baule il vecchio armamentario della strategia della tensione. E dunque agenti infiltrati tra i manifestanti e mano di velluto con i noti facinorosi neofascisti che si sono intestati l’assalto alla Cgil. Su tutti Giuliano Castellino. Il leader di Forza nuova, e questi sono fatti, non doveva stare sul palco. Era soggetto da settembre a un Daspo per cinque anni. E poi, come se non bastasse, ha imbracciato il microfono e ha annunciato con nonchalance e un’ora di anticipo l’assalto al sindacato di Landini. Ha detto e ha fatto. Indisturbato. 


Meloni si sgola in Aula per denunciare “il calcolo” che riporta agli anni Settanta, “gli anni bui, quelli della strategia della tensione”. La versione del ministero dell’Interno non la soddisfa. Anzi, dice, è offensiva. Nei confronti del Parlamento e delle forze dell’ordine che hanno preso le botte (38 gli agenti rimasti contusi).


Lamorgese in un intervento di meno due minuti ha appena detto un paio di cose da annotare. La prima: Castellino, dopo il ferale annuncio, è stato lasciato libero “per non provocare reazioni violente della piazza”. La seconda: il protagonismo di questo estremista “era già stato segnalato all’autorità giudiziaria”. Cioè, come raccontato dal Foglio, il tribunale di Roma in diverse occasioni (almeno due nell’ultimo anno) ha deciso di non applicare “misure di custodia cautelare adeguate”. Ma su tutti questi punti Lamorgese tornerà martedì prossimo quando illustrerà al Parlamento una relazione dettagliata sui fatti di sabato. Intanto c’è stato un antipasto. Che non ha fornito, ancora, risposte adeguate. “Abbiamo chiesto a tutti gli attori istituzionali un’analisi dettagliata dei fatti”, è la linea del Viminale che si sente sott’attacco. O comunque alle prese, ammette, con “un periodo impegnativo”. Soprattutto perché da venerdì, con l’entrata in vigore del green pass sui posti di lavoro, potrebbero scoppiare disordini pulviscolari in giro per l’Italia. A Trieste con i portuali, a Genova con i camalli, poi a Napoli, a Bari, a Palermo, a Livorno. Come si tamponano le proteste se i tamponi non sono gratis per i lavoratori non vaccinati?

 

Prima di presentarsi a Montecitorio, Lamorgese ha riunito al ministero il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Si è parlato anche del ruolo dell’intelligence sui fatti di sabato scorso. Possibile che fossero stati previsti solo tremila manifestanti, mentre alla fine sono arrivati in diecimila? Possibile che non sia scattato un allarme preventivo sulla pericolosità di una parte della piazza? Chi segue il dossier per l’intelligence spiega che “piazza del Popolo si è riempita in meno di un’ora, in maniera del tutto non scontata”. E che la congiunzione tra duecento neofascisti, più gruppi anarchici e normali cittadini non si era mai presentata finora. Da domani l’allerta sarà altissima. Le proteste sono messe in conto. Così come le manifestazioni non autorizzate sabato prossimo. Lo sguardo corre al G20 del 30 e 31 ottobre. La riunione dei grandi della Terra si svolgerà alla Nuvola dell’Eur (probabile zona rossa: saranno utilizzati 500 militari dell’operazione Strade sicure e i droni). Dovrebbe essere previsto anche un evento di gala al Quirinale. L’attenzione è massima, anche nel mondo virtuale dove scattano gli appuntamenti per le proteste. Ma preoccupa di più il clima di rabbia nel paese. E la capacità di dare risposte inequivocabili. Per non far scattare la “sindrome Volonté”.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.