Il racconto

La casa di cartapesta: viaggio nella sede del M5s voluta da Conte. Sfarzo e desolazione

Da mesi ormai temerari parlamentari la frequentano per le riunioni. E si mettono seduti per terra. Crimi avvisa: lunedì arrivano i mobili

Simone Canettieri

L'ex premier è sotto attacco del fuoco amico. Anche Raggi è furiosa. Il partito ribolle e l'appartamento vuoto affittato dal Movimento è la fotografia di una crisi

Virginia Raggi? Per carità. Mai messo piede lì dentro. Anzi se lo incontra, a Conte, gliene dice quattro. Altro che visitare la nuova sede, la prima casa del partito. La sindaca uscente è furiosa con il presidente del M5s. Lo accusa di essersela data a gambe la sera della disfatta di Roma (“signori miei, i veri leader mettono la faccia sulle sconfitte, non sulle vittorie”, si sfoga lei). Poi adesso, sempre Conte, dalla Sicilia sta dicendo che Roberto Gualtieri “è una persona di valore: ha la possibilità di far bene”.

 

La grillina legge la dichiarazione e dice a chi la chiama: “Il 20 per cento è mio, non di Conte!!!” (Oggi Raggi si prenderà un caffè con Enrico Michetti, lunedì con l’altro candidato dem).

Insomma, appena si chiede alla (non ancora) ex sindaca se si farà un giro nella sede del M5s, mette su una faccia del tipo “ma mi faccia il piacere”. Ma nemmeno Luigi Di Maio è mai entrato nei 500 metri quadrati che si trovano al secondo piano di un palazzetto di via di Campo Marzio. E neppure Laura Castelli, Lucia Azzolina, Vincenzo Spadafora e un sacco di ex ministri e big. Per non parlare di Beppe Grillo. Il comico sbuffa. Mastica cattivi pensieri. Si morde le mani per non sganciare un post dei suoi. A Conte lo chiama “Mago di Oz”. Gli dà del ciarlatano. Intanto alla Camera sta passando un deputato grillino che la sa lunga: “Ma lo sa che la nuova sede ci costa 12 mila euro al mese solo di affitto? Per non parlare del resto. Una follia”. In queste ore tira una brutta aria per Conte. Per esempio Spadafora,  garbato come sempre, confessa: “Non abbiamo una linea”. 


Tutti tirano fuori poi la storia della sede. Un dettaglio rivelatore. Di un progetto che non decolla. Doveva essere una svolta storica: il non-partito che diventa solido. Radicato. Presente. Tangibile. Un luogo. Le riunioni. I cameraman per strada. Una sede, appunto. Invece è la casa di carta del M5s. Anzi di cartapesta. Si trova a un tiro di schioppo dal Parlamento. Il palazzo ospitò al piano di sopra l’Api di Rutelli (non proprio un ottimo auspicio). Adesso ci sono pure un un Bed & breakfast e un centro estetico. Ci va spesso Vito Crimi, l’ex capo politico. Ma c’è un problema: l’appartamento è vuoto. Tanto che in più di un’occasione alcuni temerari parlamentari si sono messi seduti per terra. Oppure hanno portato i tavoli da campeggio da casa.

Così come le sedie. Bisogna salire. Suonare. E vedere. Si respira aria di grandeur. Parquet per terra, soffitti affrescati, pareti color ocra, porte e stipiti verde pino. Due bagni. Prima qui c’erano gli uffici dell’Ibl Banca. Sono due grandi appartamenti attaccati. Li unisce uno sfarzoso salone stile ballo del Gattopardo. Lusso e decadenza. Conte ha chiesto, e ottenuto, di potersi sistemare nell’ufficio che fu del direttore della banca. E’ tutto vuoto. E precario. In attesa di un rilancio. Nonostante l’eleganza degli ambienti che rimanda a vecchi fasti. Nella testa dell’ex premier il suo nuovo Movimento sarebbe dovuto essere un partito vero e strutturato. Un’entità visibile. Invece come denunciano i grillini, sempre più malmostosi, mancano le fondamenta del nuovo progetto: dalla linea politica all’organizzazione interna. Dicono tutti che appena uscirà il nuovo organigramma (una roba pletorica da partito comunista bulgaro) ci saranno nuovi addii. Altra gente saluterà il M5s. E così non sarà obbligata a versare il contributo (2.500 euro al mese) alle casse del partito. Un problema in più per questa sede così costosa da mantenere. “Ragazzi, lunedì arrivano i mobili”, sta avvisando tutti Vito Crimi. E’ euforico. Ma anche stanco di stare seduto per terra. 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.