(foto Ansa)

la giornata al comitato di centrodestra

Michetti festeggia una vittoria di Pirro. E già pensa a includere Calenda

Gianluca De Rosa

Prima lo spavento, poi il sollievo. "Siamo in testa, il nostro progetto è stato ritenuto il migliore", dice il candidato del centrodestra. Ma i suoi guardano già al leader di Azione in vista del ballottaggio

Il riassunto della giornata è tutto in quel sorriso. Enrico Michetti alza i pollici e spara: “Squadra che vince non si cambia”. È raggiante. In vena di battute: “Le periferie? Hanno votato poco, ma hanno votato bene”. Alle 20, quando entra al suo comitato elettorale alla Garbatella, si capisce subito. È sollevato, felice, soave. Perché qualsiasi cosa accadrà tra due settimane al ballottaggio una cosa è certa: non è stato lui il fallimento del centrodestra di queste elezioni amministrative. La giornata non era cominciata benissimo. I deludenti risultati del centrodestra in tutta Italia – con le dèbacle a Torino, Milano, Bologna e Napoli – si affiancavano ai preoccupanti exit-poll della Capitale: Michetti a rischio sorpasso, con Roberto Gualtieri a un soffio. Tra i dirigenti di Fratelli d’Italia presenti – Fabio Rampelli, Paolo Trancassini, Francesco Lollobrigida, Massimo Milani – serpeggiava un certo grado di delusione. “Forse abbiamo sbagliato a candidare civici in tutta Italia, se ci fossi stato tu, ad esempio, avremmo fatto il botto”, dice appena arrivato al comitato Vittorio Sgarbi a Rampelli.

Poi con le prime proiezioni il sollievo: Michetti è primo. E con il passare delle ore e l’arrivo dei primi dati reali il primato si fa sempre più netto: ci sono almeno 3 punti percentuali a dividerlo da Gualtieri (31 a 27). E così Michetti può esultare: “Siamo in testa, vuol dire che il nostro progetto è stato ritenuto il migliore". Anche per Giorgia Meloni, che parla prima di lui dalla sede di Fratelli d’Italia di via della Scrofa, diventa un’arma nazionale per dire che il centrodestra non ha assolutamente perso. “Mi pare che Michetti, nonostante fosse considerato un candidato un po' improvvisato e sicuramente il meno conosciuto di tutti arriva primo e pare con una forbice direi significativa”. Tutti però sanno che si tratta di una vittoria di Pirro. Recuperare i voti di Calenda e Raggi al ballottaggio sarà molto più facile per Gualtieri che per l’avvocato del centrodestra. Al comitato il candidato sindaco più nominato non è Michetti, ma Carlo Calenda. Se qualche speranza di vittoria c’è, va trovata tra gli elettori del leader di Azione. E quindi Vittorio Sgarbi la lancia subito lì: “Dobbiamo includerlo è stato bravo e lo merita, potremmo dargli un assessorato”.

L’idea non convince. Lo dice esplicitamente il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone: “Calenda ha sparigliato la partita, ma fare qualsiasi accordo con lui non ha senso: è un uomo di sinistra, anche se è stato bravo a nasconderlo ed è riuscito a ingannare anche tanti nostri elettori”. Adesso la sfida è rompere l’”inganno”, farlo non sarà semplice. E però quella è la strada. Lo dice anche Michetti: “Io credo di dovermi rivolgere a tutti i cittadini di Roma, ai giochi di palazzo non ho mai creduto". Eppure c’è scetticismo. Dice un militante di Fd’I: “Chi a destra ha votato Calenda lo ha fatto proprio perché trovava Michetti inadeguato, difficile lo voti al ballottaggio”. In FdI, comunque, c’è un pizzico di soddisfazione: il candidato è pur sempre arrivato primo, ma soprattutto il partito di Meloni, a quasi metà scrutinio (1.077 sezioni scrutinate su 2.603) è il primo in città al 17,8 per cento. Staccata nettamente la Lega che nella Capitale è praticamente non pervenuta: ferma al 6,1.