L'INTERVISTA

Tra Salvini e Giorgetti il sindaco di Genova Bucci sceglie il vaccino

Giampiero Timossi

L'invito ai cittadini a vaccinarsi, i rapporti con Giorgetti e Toti, la proposta di aumentare gli stipendi dei sindaci. Colloquio a tutto campo del Foglio col primo cittadino del capoluogo ligure

Fare, soprattutto. Ma anche raccontare, bene, quello che già è stato realizzato. E poi, probabilmente, evitare di sconfinare in campi altrui, perché perdere il sentiero o la rotta sarebbe sempre un rischio: sono attenzioni che Marco Bucci, velista e già boy scout segue da sempre. Però sorprendere sì, al sindaco di Genova riesce bene. Quando sorride e spiega che il vento di Colombo è la “vera scoperta”. Altro che quella storiella dell’uovo colombiano. Marco Bucci, 61 anni, ha una laurea in Farmacia e un’altra in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, è stato manager con esperienze internazionali e imprenditore. Indipendente eletto con l’appoggio del centro destra, è sindaco di Genova da quattro anni. Appare così: pacato e vulcanico, razionale e imprevedibile. Gli hanno affibbiato diversi cliché: sindaco apolitico e apartitico, ma anche volto buono della destra. Cliché che non abbraccia, che appena può smonta argomentando. 

 

Marco Bucci, sindaco di Genova: "Vaccini? Sono la nostra migliore arma contro il Covid"

 

Lo hanno definitivo sindaco che grida, approcciando gagliardo i primi quindici minuti di ogni riunione “è vero, succede e non raramente”. Ma non lo fa sui social, in particolare su Facebook: ha i suoi profili, li gestisce con attenzione, senza eccessi, senza sparate. Li usa soprattutto per “capire velocemente quello che chiede il cittadino”. Parla di mood, distingue tra security e safety sottolineando l’importanza di entrambe, ammette di avere la lacrima facile e di essersi commosso quando è entrato la prima volta da sindaco a Palazzo Tursi, dopo l’elezione del 27 giugno 2017. Ricorda “le bandiere con la croce di San Giorgio sui palazzi di via Garibaldi, i busti in marmo di Garibaldi e Mazzini, uomini che ho sempre ammirato, così come Cristoforo Colombo”, genovese che si vide scippare dal fiorentino Amerigo Vespucci il brand dell’America. Bucci in America ha lavorato e apprezza più di una cosa degli Stati Uniti. Per esempio la loro idea della burocrazia, “che non è mica una brutta parola, però negli Stati Uniti ti dicono quello che non puoi fare e sul resto vai tranquillo, mentre in Italia ti dicono quello che puoi fare e così se pensi a qualcosa di nuovo finisci al Tar, che ovviamente in America non sanno cosa sia”. La battaglia alla brutta burocrazia sarà la missione del suo prossimo mandato, “esattamente, perché pensavo sarebbe stato più facile affrontarla e invece non è andata così”. Si può fare, nei prossimi anni, perché il sindaco si ricandiderà “e questo mi pare di averlo già detto”. Comunque adesso è chiaro. Lo ribadisce senza indugi e fa la stessa cosa anche quando la conversazione passa al dibattito politico intorno all’obbligo del green pass. Dice: “Non parlo di green pass, ma di vaccinazioni. Come sindaco sono responsabile della salute della città e mi sento in dovere di consigliare, anzi di suggerire fortemente a tutti i cittadini di vaccinarsi. Oggi l’arma migliore che abbiamo per sconfiggere il virus è questa”. Non entra nelle beghe dell’ultim’ora che agitano la Lega, la prima forza politica che lo ha appoggiato e lo appoggia. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha detto: “Il green pass è una misura per aumentare la libertà”. Bucci ribadisce e allarga al vaccino. I suoi rapporti con Giorgetti? “Ottimi”, dice come un razzo. Stop. 

 

Bucci: "A Genova dopo il crollo del Ponte Morandi siamo riusciti a cambiare il mood"


Sulla sua prossima candidatura Raffaella Paita, deputata ligure di Italia Viva, ha ammesso: “Non escludiamo una collaborazione con Bucci”. Un attestato di stima, ma insieme una chiara dichiarazione della politica. Il sindaco non si scompone e riafferma: “Se anche dalla sinistra dicono che stiamo lavorando bene è un complimento che non solo accetto, ma che ovviamente fa piacere ricevere. La collaborazione è ben accetta da parte di tutti, è stato così nella prima campagna, la cosa non è cambiata. Se si vuole lavorare su un programma eccoci. C’è solo una condizione, l’ho sempre detto. Per me nessuno può dire: ci stiamo a condizione di escludere Giovanni…” Pausa, risata: “No, Giovanni non è il nome giusto per fare un esempio, diciamo Luigi allora”. Perché dell’amicizia (anche politica) con Giovanni Toti, il sindaco Bucci davvero non discute. Un loro distacco? Chiacchiere cittadine, che a Genova chiamerebbero “ciaeti”. “Toti è uno straordinario Ceo” e paragonare il presidente della Regione a un amministratore delegato per Bucci è il migliore dei complimenti possibili. E comunque le prossime amministrative si faranno tra un anno, ci sono molti mesi e parecchie cosa da fare: “Vero, intanto la cosa che ci dà più soddisfazione è che siamo riusciti a cambiare il mood e il sentiment dei genovesi. Siamo partiti in un periodo nel quale i genovesi pensavano che la città fosse in declino e bisognava arrangiarsi. Ora siamo invece in un periodo nel quale i genovesi sanno che si può crescere e la crescita è nelle nostre mani, dipende da noi. Questo sentimento è la cosa della quale sono più orgoglioso. E nei giorni tragici del crollo di Ponte Morandi, i cittadini, tutti, hanno dimostrato forza e coraggio nel ripartire e intraprendere strade nuove”.


Stati d’animo, ma anche numeri. “Il rapporto?”, chiede il sindaco a uno dei suoi collaboratori. Ecco Bucci che alza il tono. Anche la risposta sembra decisa. “Ci siamo”. E’ (quasi) pronto. Ci saranno i numeri del bilancio, dei lavori pubblici, gli indicatori che “rivelano come la città si stia ripopolando”. Sulla scrivania il sindaco prende in mano un foglio. Sul tavolo, invece, resta ancora una cifra. Al Senato c’è un disegno di legge per aumentare i compensi dei sindaci: “Vuole sapere la mia retribuzione? E’ pubblica, 88 mila euro lordi all’anno. Non credo solo che possa aumentare quella dei sindaci, ma anche per gli assessori e dei consiglieri di minoranza, che vogliono fare bene e a tempo pieno il loro compito. Oggi è complesso trovare manager che lascino il privato per impegnarsi nel pubblico, sempre con il rischio di finire sotto indagine, per un compenso decisamente inferiore a quello che già percepiscono”. Bucci perché lo ha fatto? Il sindaco sorride, abbozza, fa rispondere il suo interlocutore: per lasciare il mondo un po’ migliore di come l’ha trovato. Questo è il motto che il fondatore Baden Powell ha lasciato ai suoi scout. “E anche io ovviamente lo conosco a memoria”, saluta il sindaco. Fare è comunicare. Buon vento.

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