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Bonino racconta Battiato: "Politico senza timbri di partito"

Roberta Benvenuto

La storica leader radicale ricorda il lato più impegnato del cantautore morto martedì: "Sosteneva le nostre battaglie, fu il primo a parlare dei 'dervisci della politica'. E La cura è quanto mai attuale in questa pandemia"

Si è detto del Battiato super partes, leggero, distaccato. "Ma basta ascoltare Povera patria per capire che era anche un uomo politico. Senza timbri di partito, naturalmente". Parla Emma Bonino, che conobbe personalmente uno dei lati più nascosti del cantautore siciliano: "Negli anni Settanta Franco Battiato è stato il primo a sostenere le battaglie dei radicali con i concerti in piazza. Mi colpì molto quando lo incontrai, tanto tempo fa. Ero appena entrata in politica: ricordo che fu anche il primo a parlare dei dervisci", che girano sulle spine dorsali, in una delle sue canzoni più celebri, ma capaci di influenzare la cosa pubblica con i loro misticismi. "Non sapevo neanche esistessero. Una parola così onomatopeica (qui il dizionario battiatesco, ndr) mi è rimasta impressa".

 

E poi? "Poi ci allontanammo all'inizio di Mani pulite, quando lui ebbe un atteggiamento giustizialista che noi non apprezzavamo. Senza comunque arrivare agli estremi del populismo. Eppure l'amicizia umana e politica con Pannella è continuata negli anni. Tant'è vero che Franco ha voluto esserci nella parte finale di Marco". Bonino ha citato Povera patria, ma "la canzone che dal punto di vista umano mi ha segnato di più è La cura. Nel suo modo di dire, nella sua scelta dei vocaboli molto raffinata e fantasiosa: quel brano racconta la semplicità del volersi bene. Mi pare che sia il modo giusto di porsi. Anche in politica? Credo che questa pandemia abbia riportato il problema in primo piano: quello di prendersi cura dell'altro, dei più fragili. Se magari non ci avevo pensato prima, ora è bastato questo lunghissimo anno".

 

 

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