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Addio a Franco Battiato. Tra le parole e le dinamiche celesti

Antonio Iannizzotto

Piccolo manuale di base per la comprensione delle canzoni del Maestro e il loro uso in società, a vantaggio della gioventù disorientata

Il 18 maggio 2021 è morto Franco Battiato. Il cantautore aveva 76 anni. Riproponiamo l'articolo di Antonio Iannizzotto, uscito pochi giorni dopo il suo ultimo compleanno.

  


 

C’è, da qualche parte fra i cirri della Burocrazia Celeste, un ufficio in cui assegnano a ogni ragazzino il suo cantautore. Se nasci siciliano, incline all’introspezione, inabile al gioco del pallone, esiste una concreta possibilità che l’intelligenza angelica che presiede all’ufficio in questione ti appioppi Franco Battiato.

 

Un ragazzo passa molto tempo col suo cantautore, o almeno era così fino agli anni Novanta: la maggior parte di questo rapporto si svolgeva in una camera dotata di stereo, con vinili, cassette e CD, si protraeva in lunghe passeggiate con le cuffie, e continua ancora oggi propiziata dall’onnivora abbondanza di Spotify. Ma la scena primaria a cui dobbiamo volgere la nostra attenzione è quella di un tredicenne impegnato nell’ascolto di un disco, mentre il suo mondo immaginale sta ricevendo un imprinting da cui non si distaccherà mai più.

 

E subito cominciano i problemi: dove gli altri ragazzi hanno Sare che si svegliano a primavera, Pieri sepolti in un campo di grano, svagate Alici che guardano i gatti, il giovane adepto di Battiato ha Mustafa Barzani che si accampa in un punto imprecisato dell’Eurasia incalzato dai turchi - almeno nei fumetti di Hugo Pratt questi personaggi avevano una faccia. Albe chiare da dedicare alla compagna di classe agognata, manco a parlarne: ancora lontani i tempi della sdolcinata “La cura”, il canzoniere a tua disposizione non offre altro che “lo shivaismo tantrico di stile dionisiaco”, una roba che nelle ragazze suscita pochissimo romanticismo.

   

  

Probabilmente il ragazzo è da solo, se non è parte di un piccolo cenacolo di strambi - gli stessi con cui poi andrà al primo concerto dell’artista venerato. In ogni modo, è indifeso e curioso e, oggi come negli anni Novanta, non dispone di una guida per capire le allusioni e i riferimenti delle canzoni: deve affidarsi alla fantasia. Si sente la mancanza di un pratico manuale per capire gli infiniti riferimenti disseminati nei testi.

 

È questa l’opera a cui vorremmo con queste righe dare impulso, nella speranza che altri autori offrano il loro prezioso contributo per la formazione, quantomeno, di un lexicon di base per la comprensione delle canzoni di Franco Battiato e il loro uso in società, a vantaggio della gioventù disorientata.

 

Chiaramente parliamo del Battiato del periodo di massimo splendore, che va da “L’era del cinghiale bianco” (1979) a “Come un cammello in una grondaia” (1991), che si apriva con la pensosa “Povera patria” destinata a diventare la colonna sonora ufficiale delle manifestazioni antimafia degli anni Novanta e a monumentalizzare in qualche modo Battiato come intellettuale - che fu anche un modo di normalizzarlo. Di lì a poco sarebbe nato il sodalizio con Manlio Sgalambro, il filosofo dalla voce gracchiante e dalla prosa apocalittica, che quando saliva sul palco con Battiato non si capiva chi era il ventriloquo e chi il pupazzo.

 

Ovviamente, il vero fan conosce tutto e ha ascoltato tutto del suo idolo, dalle frizzanti opere liriche sui semidei sumeri ai dischi simil-prog degli esordi dedicati ad Aldous Huxley, fino alle più recenti raccolte di canzoni d’amore degli anni Sessanta rifatte con arrangiamenti finissimi, che sono un po’ l’equivalente musicale degli elettrodomestici Smeg dal design nostalgico. Ma è in quel decennio abbondante, in quella sequenza di album dalle copertine quasi impersonali, che la mitologia di Battiato si costruisce e si stabilizza coi suoi enigmi.

 

Sì, ci sarebbe servito un manuale. Forse anche un antidoto, per non restare intossicati da quella perfetta mistura di ermetismo e pop che solo Franco Battiato, e solo per un certo periodo, ha saputo cucinare: resta un gusto naturale per l’artificiale, nei mille che si dichiarano suoi allievi, ma è una fragranza leggera - anzi leggerissima. Il miracolo rimane irripetibile, ormai custodito nella mente del maestro che si dice chiusa a chiave. Noi che per un breve momento ne partecipammo, quando eravamo sommamente suggestionabili, non ne siamo usciti più e ci riconosciamo quando ci incontriamo, come i massoni con le loro strette di mano: come loro, probabilmente non abbiamo imparato niente, tranne a far parte di una società di camerette isolate.

 

A meno che, volendo, non si decida di contare quella volta che sulla Prospettiva Nevskij di San Pietroburgo, durante una delle notti bianche in cui il sole sparisce solo per un paio d’ore oltre l’orizzonte, ci venne di esclamare: “Talè, l’alba dentro l’imbrunire!”

  

Dizionario battiatesco essenziale

Africa, mal d’ - può venire pensando a Giarabub ma anche a Giarre.

Alice (cantante) - si sta ancora chiedendo che significa “dalla pupilla viziosa delle nuvole la luna scende i gradini di grattacieli”.

Bandiera bianca (versione uncut) - contiene strofe in cui il Maestro dichiara che gli fanno impressione anche i bambini e i cuccioli.

Cammello - con un certo sforzo può vivere in una grondaia.

Camisasca, Juri - secondo recenti indagini non è un asceta, ma un salumiere di Bergamo che sa fare una faccia serissima.

Capelli - chi vi credete che noi siam, per quelli che portiam.

Cinghiale bianco (era del) - fase di risveglio spirituale dell’Occidente, realmente arrivata nel luglio 1996 ma non successe niente di che.

Colbacco - l’iconico cappello con cui Battiato si è fatto fotografare tante volte fu acquistato ad Aci Castello, sulla bancarella di un certo Vaclav.

Danzare (voglio vederti) - in realtà nessuno ha mai voluto vedere Battiato danzare, fu tutto un tragico malinteso.

“E ti vengo a cercare” - non è dedicata a un amore terreno o celeste ma a un rarissimo francobollo.

Euclidei, gesuiti - dati un gesuita e un punto esterno, per esso passa uno e un solo gesuita parallelo a quello dato.

Flamenco - non è ben chiaro, ma pare che si ballasse molto nei dintorni di Catania durante il periodo borbonico.

Gravità permanente, centro di - è in viale Mario Rapisardi a Catania, circondato dalla caratteristica rete arancione perché ci potrebbe cadere la gente.

Guénon, René - esoterista francese, sostiene che i segni zodiacali sono dodici e mezzo.

Gurdjieff, Georges Ivanovič - maestro iniziatico armeno che ha dato un nuovo significato alle parole “circonvenzione di incapace”.

Inglese (lingua europea/1) - la pronuncia corretta è quella di Battiato, come parlano in Inghilterra è un dialetto considerato volgarissimo.

Inglese (lingua europea/2) - il giorno della fine non ti servirà.

Kurdi - popolazione estremamente infelice dell’Asia occidentale, si può usare in qualunque contesto per conferire drammaticità.

Latinizzazione della lingua araba - in effetti sta tardando.

Libiche, prostitute - la loro fama ispirò diverse imprese coloniali di alterne fortune.

Magistrale, istituto - le serenate si facevano lì perché al Geometra erano tutti maschi.

Mistero - se sintomatico si può ottenere con degli occhiali da sole, se asintomatico chissà.

Nuevo, sentimiento - non è tutta questa gran novità.

Ortiche - quelle di Pechino sono ottime nel risotto.

Patria - è sempre povera.

Pio, Giusto - Cognome, nome.

Prealessandrino, senso del possesso - è noto che dopo il Macedone i mariti divennero molto più liberali.

Rosse, Giubbe - ranger canadesi inviati a conquistare la Sicilia, fermati da una provvidenziale eruzione dell’Etna.

Seagull Magique, Grand Hotel - è sulla spiaggia di Santa Tecla e fa una pasta alle vongole responsabile di molte delle visioni mistiche del Maestro.

Sgalambro, Manlio - filosofo, aveva applicato le teorie di Nietzsche con molte signore di Catania.

Sorriso - Battiato ha cominciato a sorridere dopo i cinquant’anni, non perché prima non ne avesse motivo ma semplicemente perché non ci aveva pensato.

Spagna (paese europeo) - Battiato non ci può più andare da quando, acclamato durante un concerto a Siviglia, disse “Ahora España tiene otro Franco”.

Tozeur, treni di - sono sempre in ritardo, per questo vengono sostituiti dalle astronavi.

Uccelli - volano, volano.

Uva passa - dà più calorie di Vivaldi.

Vecchie (coi rosari) - hanno paura del fuoco.

Zolla, Elémire - non si direbbe ma non c’entra niente.

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