Orfani di Battiato. Ora la nuova musica ci porti dove non siamo mai stati

Simonetta Sciandivasci

A mantenerlo vivo non bastano le sue canzoni ma serve che gli artisti contemporanei si confrontino con la sua eredità. Chissà, magari superandola

E’ morto Franco Battiato e a tutti o quasi tutti, ieri, sono capitate almeno due cose. La prima, toccante: sentire le sue canzoni per strada, in molte strade. Uscivano treni di Tozeur dalle finestre, codici di geometria esistenziale dai bar, balinesi nei giorni di festa e aborigeni d’Australia dai negozi in centro, campi del Tennessee dalle note audio (avremmo preferito “L’ombra della luce”, somari che ci corteggiate da somari, nemmeno le dediche azzeccate), cuccurucucù dalle cuffie delle ragazze sul tram.

 

La seconda, snervante: sentirci dire che siamo rimasti soli. Sentircelo dire dai nostri amici, dai colleghi, dal vecchio zio che abbiamo chiamato quasi per fargli le condoglianze, tanto grande era l’amore che sapevamo aveva per lui. Di solito, quando muore un’enormità come Battiato e si chiude un’epoca – perché è questo che succede: finisce un tempo, chiude un giornale, slitta un mondo – e tutti diventano passatisti, nostalgici, melodrammatici e misoneisti, noi sbuffiamo. Stavolta, però, “siamo rimasti soli” lo abbiamo detto anche noi, sinistrati imperterriti ma pur sempre in coda verso il sol dell’avvenire, fiduciosi, certi che il meglio deve ancora venire, e che certi strappi sono soltanto transizioni.

 

Noi che di Battiato abbiamo amato pure l’incomprensibile, pure gli insostenibili concerti di musica da camera nelle arene estive, dove tutti si aspettavano “L’èra del Cinghiale Bianco” e lui faceva le sonate in Do maggiore per clavicembalo, e si prendeva del pretenzioso smorfioso, ecco, noi che per lui abbiamo lasciato fidanzati incapaci di tacere quando in macchina mettevamo “Nomadi”, fino a ieri non concordavamo solo su un punto, un suo verso: “La musica contemporanea mi butta giù”. Ieri, invece, ci siamo detti che sì, la musica contemporanea ci butta giù. E dire che ci piace. Madame è un genio, i Coma Cose anche, Iosonouncane per carità – del resto non si piace nemmeno lui sennò si sarebbe chiamato Willy Signori o Jacopo Ortis.

 

Non è vero che i musicisti sono immortali. L’immortalità è una bugia a fin di bene, e per farla funzionare c’è bisogno di tutti: a mantenere vivo Battiato non basta la sua musica, né l’impegno degli eredi o degli appassionati, che al massimo possono mantenerne vivo il ricordo. Servono gli altri artisti. Serve che Massimo Pericolo e tutti i suoi colleghi facciano i conti con quello che lui ha suonato e ci si confrontino e lo superino, anche, ma portandoselo dentro. Su questo giornale la nuova musica italiana la prendiamo sul serio, quindi pretendiamo che lo faccia anche lei. Pretendiamo che si misuri con l’infinito, con l’anima, con la luce, la vita, la morte, che non s’accontenti di piccole gioie quotidiane, che si ponga il problema d’essere penetrante per tutti, non solamente per le fanbase. Pretendiamo che Battiato non sia soltanto il Maestro sul quale rappare nella finale di “X Factor”, ma una ragione di crisi e confronto ossessivo. Va bene raccontare la periferia, ma ragazzi: scriveteci delle canzoni che ci portino dove non siamo mai stati. Noi, resto del mondo, ci impegneremo a esser decente fonte di ispirazione, a fare in modo che alle ragazze che incontrano un vecchio amico in aereo venga voglia, per dirgli come sta, di fargli vedere le tette, come fece Loredana Bertè con Battiato. Signori, per piacere, osiamo, non domandiamo dove porta la strada: seguiamola e camminiamo soltanto.

 

Cesare Cremonini, giacché lei è uno dei pochi rimasti a non volersi rivolgere a fasce di paese, ma al paese, il solo rimasto a voler guardare nello spazio tra le nuvole: buon lavoro, non osiamo immaginare quanto più difficile sarà, da oggi.

 

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  • Simonetta Sciandivasci
  • Simonetta Sciandivasci è nata a Tricarico nel 1985. Cresciuta tra Ferrandina e Matera, ora vive a Roma. Scrive sul Foglio e per la tivù. È redattrice di Nuovi Argomenti. Libri, due. Dopodomani, tre.