Giuseppe Conte (foto Ansa)

Il caso

Conte senza cassa

Valerio Valentini

Col conto corrente del “suo” M5s a zero, l’ex premier fatica a trovare una nuova Rousseau

Roma. Questione di cassa, più che di algoritmo. E’ questo il problema che Giuseppe Conte ha segnalato ai vertici del M5s che, nelle scorse ore, sono tornati a chiedergli lumi sul passaggio da Rousseau a una nuova piattaforma. “Il punto è che non ci sono i soldi”, spiega chi ha parlato con l’ex premier, “visto che il nuovo conto corrente intestato al M5s e privo di legami con la Casaleggio, quello su cui dovrebbero confluire le restituzioni dei parlamentari, è attivo da un mese”. E per di più, la reputazione del M5s, in quanto al rispetto dei contratti, è quel che è, visto che con Rousseau il rapporto s’è interrotto proprio per le mancate restituzioni. Per questo le aziende che dovrebbero fornire il software per la nuova democrazia diretta al servizio del fu avvocato del popolo si stanno sfilando, o stanno chiedendo garanzie che ad oggi Conte non può offrire. Per rimpinguare il nuovo conto corrente, nello staff dell’ex premier hanno pensato di chiedere agli eletti di versare in anticipo la parte del Tfr cui, da statuto, dovrebbero rinunciare: “E poi, a fine legislatura, appianiamo tutto”. Ma al solo sentir circolare quell’ipotesi, qualche esponente di governo è trasalito: “Così scateniamo la rivoluzione”.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.