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Qui Bruxelles

L'Europa è abituata all'Italia, non teme cambi di premier ma urne anticipate

David Carretta

Delude il nostro piano di riforme, ancora poco strutturato e debole sul Green Deal. Eppure sulla crisi di governo vi è una certezza: "L'Italia è l'Italia e una soluzione la trova sempre"

L’Unione europea guarda con una certa indifferenza alla crisi politica che sta attraversando il governo di Giuseppe Conte perché la vera preoccupazione sull’Italia non è la stabilità o la minaccia di elezioni anticipate, ma la capacità del paese di realizzare un piano di riforme e investimenti che aumenti davvero la sua crescita potenziale e di spendere in modo efficace gli oltre 200 miliardi del Recovery fund. “Abbiamo discussioni molto buone con il governo italiano come con tutti gli stati membri. Ci sono buoni progressi”, ma “negoziamo con gli stati membri indipendentemente dalle diverse situazioni politiche”, ha detto ieri la presidente della Commissione, Urusla von der Leyen, rispondendo a una domanda sulla situazione politica in Italia.

  

  

“Abbiamo chiare condizioni sulla base delle quali il Recovery fund è accessibile”, ha ricordato von der Leyen: “Sono investimenti e riforme. E’ l’European Green Deal che deve essere rispettato e una ampia parte dei fondi deve essere investito in questi progetti. E’ la digitalizzazione ed è la resilienza. Questo è quello che conta per noi”, ha spiegato la presidente della Commissione. Tradotto: il problema per Bruxelles non è chi guida il governo o quale maggioranza lo sostiene. Le vere questioni – tanto più nel caso dell’Italia – è ricevere un piano nazionale di riforme e resilienza che sia solido e coerente con gli obiettivi del Recovery fund e avere la garanzia che le risorse messe a disposizione siano spese in modo efficace.

 

L’apparente disinteresse dell’Ue per le sorti del governo in Italia ha diverse spiegazioni. La priorità di von der Leyen ieri era rispondere alle critiche che vengono dalla Germania sui ritardi negli acquisti dei vaccini con l’annuncio di una nuova commessa da 300 milioni di dosi a Pfizer-BioNTech. Quanto all’Italia, memore delle polemiche durante le crisi economiche e politiche del passato che seguivano ogni dichiarazioni di Bruxelles, la Commissione vuole tenersi fuori dai giochi romani. L’Ue dà sempre per scontato un certo livello di instabilità politica in Italia, così come la capacità delle istituzioni italiane di trovare una via d’uscita. “L’Italia è l’Italia e una soluzione la trova sempre”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue. Certo, nei corridoi delle istituzioni europee e nelle capitali dei 27 vengono lette le rassegne stampa per capire come andrà a finire la crisi. Ma un cambio di governo o un rimpasto non sono considerati un dramma. Anzi, alcuni vi vedono un’opportunità perché potrebbero arrivare ministri con progetti più solidi, in particolare sul Green deal e la digitalizzazione.

 

I canali di comunicazione tra la Commissione e il ministro dell’Economia, da un lato, e quello degli Affari europei, dall’altro, funzionano bene. “I problemi riguardano semmai il piano nel suo insieme che è carente sulle riforme, le liste della spesa senza coerenza e il Green deal”, dice la fonte dell’Ue. Quanto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è apprezzato da von der Leyen e dai suoi omologhi al Consiglio europeo. Tuttavia sta emergendo una certa delusione per le promesse mancate. “L’Italia era partita bene con il piano Colao e gli Stati generali, ma poi sembra tornare sempre al punto di partenza”, dice un altro funzionario dell’Ue. Lo scenario più temuto da Bruxelles è quello delle elezioni anticipate, ma fino a un certo punto. I sondaggi sono molto diversi da quelli dell’estate 2019 e l’ondata populista sembra rifluire un po’ ovunque in Europa.

 

 

La preoccupazione riguarda soprattutto l’impatto di eventuali elezioni sulle tempistiche di approvazione del piano nazionale per ottenere le risorse del Recovery fund. C’è la scadenza della presentazione formale entro il 30 aprile, che deve essere rispettata per permettere alla Commissione di sbloccare l’anticipo dei fondi entro l’estate. Ma prima di quella data sono fondamentali i negoziati tra Roma e Bruxelles per fare in modo che il piano nazionale italiano non dia adito a contestazioni e venga rapidamente approvato dagli altri stati membri. Dopo il primo esborso, sarà poi essenziale riuscire a rispettare le scadenze su riforme e investimenti e spendere effettivamente le risorse. Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, da settimane continua a ribadire lo stesso concetto: “Va evitato il rischio di mancare un appuntamento storico. Qualità del piano e sua attuazione sono sfide che potrebbero diventare molto difficili”. In questo momento il vero allarme dell’Ue sull’Italia riguarda il rischio di occasione mancata, con tutte le ripercussioni che questo avrebbe per la sostenibilità del debito.

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